La “guerra” nelle carceri continua. Nardella(S.PP): “Senza personale a rischiare di perdere è lo Stato”

ROMA – Il mondo del carcere ancora al centro della cronaca nera.
Un ispettore e un Assistente Capo ad Avellino sarebbero stati aggrediti e maltrattati salvo poi divenire spettatori della distruzione del loro ufficio e il tutto ancora una volta per futili motivi;

a Belluno, invece, nella serata di venerdì, un agente sarebbe stato aggredito con sputi e schiaffi tanto da essere stato costretto alle cure del Pronto Soccorso dal quale è stato dimesso con una prognosi di sette giorni. Anche in questo caso l’aggressore avrebbe poi preso le suppellettili e il sistema automatico di apertura dei cancelli dell’edificio, distruggendoli.
Nel frattempo, altri reclusi avrebbero immobilizzato due agenti, minacciandoli con lamette fissate su manici di plastica e ferro.
Solo attraverso l’intervento di tutto il personale richiamato in servizio si è potuto ripristinare l’ordine.

Il sabato sera infine ci sarebbero state altre due tentate aggressioni al personale di servizio. In questa occasione sono stati gli stessi compagni di cella a intervenire per riportare la calma.


“Ci si chiede cosa c’è di rieducativo in gesti di questo genere?” -si chiede Mauro Nardella Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP.-.
“Si parla e a giusta ragione di conflitti nel mondo ma non si parla abbastanza di quella che non sarà certamente una guerra ma di feriti ne produce e pure troppi” – continua il segretario di uno dei più operativi sindacati di categoria-.


“Può un carcere privato di decine di migliaia di poliziotti Penitenziari, di Comandanti e di Direttori, per non dire educatori, psicologi e assistenti sociali plasmarsi sul contenuto dell’articolo 27, comma 3 della Costituzione se chi deve essere preposto a rispettarne per prima i contenuti non si impegna abbastanza per contenere la mancanza assoluta di adeguamento organico? Ma davvero credono si possano adottare misure trattamentali senza l’ausilio del personale necessario e comunque privato degli strumenti necessari per ottemperarne i contenuti? Chi è preposto a prendere provvedimenti faccia subito a intervenire prima che sia troppo tardi” – tuona Nardella-.
“108 su 90 sono i detenuti presenti al penitenziario Bellunese mentre 627 su 503 quelli presenti ad Avellino. Come dire anche il sovraffollamento carcerario non aiuta.

Ricordo quando, appena arruolato, lessi di una circolare a firma dell’allora Capo del Dipartimento Nicolò Amato nella quale si raccontava di numeri rispetto ad oggi che disegnavano un altro mondo. Erano gli inizi degli anni 90. Di detenuti se ne contavano poco più di 20.000 a fronte dei 61.000 di oggi. Con l’aggravante che in carcere ad operare vi erano più di 40000 poliziotti penitenziari a fronte dei 31.000 di oggi. Fate i dovuti conti e a voi l’amara nonché triste considerazione anche perché a rischiare di perderla la “guerra” è lo Stato”, chiosa Il dirigente nazionale.