La iena abruzzese si racconta: intervista esclusiva a Nina Palmieri
Intervista gentilmente concessa da Nina Palmieri, che si è prestata a fare quattro chiacchiere con noi e raccontarci un po’ di sé.
D: Allora Nina, parliamo un po’ della conduttrice più “forte e gentile” de “Le Iene”: Nina Palmieri nasce in Abruzzo, e qui passa 18 anni (se non erro ad Avezzano) della sua vita. E poi? Cosa succede? Dove si sposta? Dove continua la sua crescita?
Nina: Esatto, nasco in Abruzzo. Poi mi iscrivo all’Università a Roma (facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Musica e spettacolo) e comincia la mia avventura da fuorisede e aspirante giornalista.
D: E dopo l’università? Come nasce e come si forma Nina?
Nina: Allora: liceo, laurea, ed esperienze prima de “Le iene”? Parto dal liceo scientifico, dove avevamo un giornalino di poche pagine che forse leggevano in 5 ma a me sembrava stupendo poter scrivere quelle poche righe come…”una vera giornalista”. Ovviamente non avevo idea di cosa significasse realmente “fare il giornalista”. Poi rompendo le scatole al buon Pino Veri ho cominciato a scrivere qualche articolo per il Messaggero, redazione Abruzzo (prima intervista pubblicata quella fatta a Tony Hadley degli Spandau Ballet che chissà per quale motivo era a fare una serata/concerto ad Avezzano). Dopo, a Roma da pubblicista, ho cominciato a collaborare con delle radio e a fare stage a destra e a sinistra. E alla fine sono approdata alla corte di Claudio Canepari, vero maestro della docu all’italiana: con lui, per Magnolia, ho iniziato a fare sul serio. Prima con “Invisibili”, programma sui senza tetto condotto da Marco Berry in onda per 3 edizioni su Italia1 e poi con “I viaggi di Nina”, il mio primo vero “figlio” televisivo in onda su La7 e su Fox Life: era una docu-soap tutta fatta da me sul mondo delle donne (donne lesbiche, donne soldato, donne escort…) Ho portato “a casa” 5 edizioni: giravo, montavo, ero la voce narrante ma non comparivo mai. È un lavoro che ancora oggi mi rende molto, molto orgogliosa.
D: Da qui poi arriva l’approdo a “Le iene”: qual è stato il primo impatto con il programma di cui diventa un simbolo? Quali le emozioni del primo servizio?
Nina: Per Le iene negli anni avevo fatto qualche servizio come autore senza mai andare in video (scientemente per molto tempo ho evitato di mettere la faccia in tv) e quindi l’impatto con la divisa è stato “mediato” da questa precedente esperienza. Il primo servizio da iena in onda è stato “Gaza, la prigione con il cielo”. Sono stata a Gaza 10 giorni in uno dei tanti momenti di crisi vissuti sulla Striscia e quella è stata un’esperienza fortissima che mi porto dentro e mi fa ancora venire i brividi. Mi sono detta: beh se cominciamo così che facciamo dopo?
D: Dopo invece hai iniziato con i servizi che ti hanno reso un simbolo del programma. Spesso hai trattato tematiche di carattere sociale, servizi che scuotono qualcosa dentro lo spettatore. Quanto c’è della tua vita nei servizi che fai? C’è un coinvolgimento diretto o indiretto che ti porta a scegliere determinati servizi?
Nina: Scelgo sempre storie che mi colpiscono appena le leggo o le ascolto. Non ho mai fatto un servizio imposto da altri e quindi sempre, sempre, sempre una volta “dentro” mi comporto come se quella sfiga o quella tragedia o quella bella cosa fosse accaduta a me o a qualcuno che amo.
D: Interessante proprio il coinvolgimento personale, che è un tuo tratto che arriva molto al pubblico. Rivedendo dopo, con meno emozione, i tuoi servizi, hai mai provato qualche senso di colpa o risentimento?
Nina: A volte forse qualche senso di colpa nei confronti di alcuni “cattivi” che magari si rivelano essere solo dei poveretti. Ma ripensamenti mai.
D: Invece un servizio al quale Nina è particolarmente legata? E perché?
Nina: Oltre a Gaza, la storia di Ayse, una ragazza italo-turca rapita e portata con l’inganno dai suoi genitori in Turchia e che con il mio “partner in crime” Nicola Barraco siamo riusciti a liberare e a riportare in Italia (su Ayse ho anche scritto un libro). E poi “Amarsi oltre la morte”, una storia pazzesca di due ragazzi omosessuali. Uno dei due stava morendo di leucemia e mi ha scritto chiedendomi di poter sposare simbolicamente il suo compagno in ospedale per dire al mondo: “L’amore è amore”. E poi “La straordinaria storia di luca”, storia straordinaria appunto di un ragazzo affetto da una grave forma di autismo, cresciuto a pane, amore e… ginnastica artistica, con un allenatore speciale: suo papà. Un po’ come me che sono cresciuta nella palestra di mio padre, ma con risultati decisamente più scarsi rispetto a Luca, che grazie allo sport è riuscito anche ad uscire dal suo guscio.
D: Perfetto. Invece, tornando a te: prima inviata ed ora conduttrice di un programma che fa numeri altissimi? Quanto pesa sulle spalle?
Nina: Pesa un botto, soprattutto dopo la scomparsa della nostra amatissima Nadia. Ma è un’eredità piena di emozioni e di orgoglio per me e per tutti noi.
D: Immagino. Tornando invece all’inizio del tuo viaggio: legame sempre forte con l’Abruzzo, da dove vieni e dove ti rifugi qualche volta in estate. Rapporto forte dunque, come racconti tu stessa parlandone in alcuni post, come quello su tua nonna. Qual è quella cosa che porti sempre con te dalla nostra regione? Testa dura a parte 😉
Nina: Ahhahaha A parte la “capa tosta” direi il mio forte senso della giustizia e… la gentilezza. Cerco sempre di dirmi che la gentilezza porta gentilezza. Poi con chi non merita e fa del male gratuitamente invece divento una iena. Ma questo lo sapete. 😉
D: E, per concludere, dopo il passato ed il presente, passiamo al futuro. Cosa possiamo aspettarci da Nina per il futuro? Quali sono i suoi progetti se guarda avanti, magari 5-10 anni?
Nina: Guarda voglio lavorare duro ancora un po’ senza mai vergognarmi di quello che faccio, ma poi vi inviterò tutti a bere mojito davanti al mare. Sogno di aprire una scuola di surf/kite/windsurf su una spiaggia brasiliana(io sono una schiappa atomica e non potrei insegnare niente a nessuno, ma il mio compagno è un ottimo surfista e un bravo maestro… e mia figlia Amanda ad appena due anni già segue le sue orme).
D: Va benissimo, ci conto. Soprattutto per il mojito. Grazie per questo tempo e queste quattro chiacchiere che ci hai dedicato. E buona fortuna per il programma.
Nina: Grazie a voi, è stato un piacere fare quattro chiacchiere.