“La nostra meta deve essere l’infinito, non il finito..”. Storia di Carlo Acutis, il Beato di Internet

AVEZZANO – “Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie”: quante volte abbiamo sentito oppure letto questa bellissima frase casomai su di un post di Facebook, un tweet oppure su di una storia di Instagram? Spesse volte non si cita la fonte, utilizzando quella triste e tanto banale indicazione che prende il nome di “cit”. In pochi, anzi in pochissimi, sanno che tale frase è stata pronunciata da Carlo Acutis, un giovanissimo con la passione informatica, che sfortunatamente è morto all’età di quindici anni nel 2006 e che il prossimo 10 ottobre sarà proclamato Beato dalla chiesa cattolica.

Carlo Acutis

E qui la domanda sorge spontanea: ma chi era questo Carlo Acutis? Noi tutti viviamo oppure, come facciamo noi di Espressione24, lavoriamo sul web questa grande piazza comunitaria che con un solo click è capace di farci vivere delle emozioni grandissime. Purtroppo, questo luogo così idilliaco, fantastico e potente, sta diventando un terreno fertile per l’odio, la frivolezza, la pateticità, il razzismo e la sessualità a basso costo. Insomma, internet sta permettendo ad alcuni di far uscire il peggio di sè: la dimostrazione ce la sta fornendo gli ultimi fatti di cronaca nera legati al brutale pestaggio ed uccisione di un altro ragazzo, Willy Duarte. Leggere parole di approvazione per l’omicidio e stima per i carnefici fa male, tanto male. Nella sua breve esistenza, Carlo ha tentato di far fiorire il deserto di internet portando la luce della Fede.

Fatta questa breve premessa, ora vi parleremo di Carlo. Era il 12 ottobre 2006 quando, all’età di 15 anni, il giovanissimo Carlo Acutis morì a causa di una leucemia fulminante: la sua dipartita lasciò un vuoto incolmabile nel cuore dei familiari e dei suoi amici, nonostante ciò tutti ebbero una profonda ammirazione per la sua breve vita. Ma ci fu qualcosa che animò la sua breve esistenza, e fu la sua grande fede! Da quando all’età di 7 anni ricevette il sacramento della Comunione, lui non mancò neanche una volta all’appuntamento con la Santa Messa quotidiana. E proprio in quella abituale frequentazione con il Sacro, Carlo prese confidenza e poi si innamorò letteralmente della Madonna: e non mancava di onorarla con la recita del Santo Rosario.

Come quasi tutti i giovani della sua stessa età, Carlo era innamorato del mondo dell’informatica tanto che moltissimi suoi amici, perfino i professionisti, andavano da lui per un consulto tecnico e tutti costoro restavano meravigliati dalla sua professionalità. Informatica a parte, il giovane Carlo amava anche il giornalismo difatti era redattore di vari giornalini, il montaggio dei film ma sopratutto amava aiutare il prossimo. Il volontariato per lui era come l’attuazione della parabola del buon samaritano: aiutava, di buon grado, i bisognosi, gli anziani ed i bambini.

Il 23 gennaio 2019, era un mercoledì ed i resti del venerabile Carlo Acutis, secondo le leggi canoniche sono stati riesumati e controllati da Nicola Gori postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione. Il corpo del giovane è stato trovato incorrotto, in parole povere, era intatto: tutto ciò sotto gli occhi esterrefatti di tutti. Successivamente alla ricognizione le spoglie del giovane sono state portate e tumulate presso Santa Maria Maggiore in Assisi, meglio conosciuta come il Santuario della Spogliazione. Sabato 10 ottobre prossimo, all’interno della Basilica di San Francesco in Assisi alle ore 16 avverrà la cerimonia di beatificazione.

Carlo, nella sua breve esistenza terrena, è stato come una luce gettata non solo sul cammino dei suoi familiari oppure di quanti lo hanno conosciuto ma sopratutto di quanti lo hanno incrociato, per caso, come abbiamo fatto noi. Una testimonianza evangelica che deve essere stimolo per tutti i giovani di oggi, per i parroci, per gli educatori che può far capire al Mondo di oggi che la fede, come scriveva Trilussa nella sua poesia “Er Professore de Filosofia”: “la fede è l’acciarino che scintilla su le speranze che ciavemo in core”.

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