La notte prima degli esami raccontata da una studentessa del Liceo Artistico di Avezzano

Notte prima degli esami, come dimenticarla?

Ognuno di noi ha ancora oggi vividi i ricordi, le emozioni, la paura.

Una gamma di sentimenti contrastanti:

la voglia di finire il prima possibile, di iniziare la “vita adulta” universitaria o lavorativa che sia, ma anche l’inevitabile distacco dal tuo banco, dalla tua scuola e soprattutto dai tuoi amici, quelli belli, con cui hai pianto e hai riso come mai nella vita.

A raccontarci tutto ciò che si muove nell’animo di un maturando, in questa notte prima degli esami, è una studentessa del Liceo Artistico Bellisario di Avezzano.

Una ragazza che, come tanti altri studenti, ha dovuto anche affrontare il periodo della pandemia con le sue inevitabili conseguenze.

Vi lasciamo alle sue parole e… ai vostri ricordi:

«Questo è il mio solito momento della giornata in cui scrivo per ricordarmi di ciò che provo o che ho provato, ciò che vivo o vissuto.

Questo accade quando sento di non sentire più niente, quindi, raccolgo i ricordi, li getto sulle note del mio telefono, li vivo per la seconda volta e piango, un po’ come una terapia, mi apro con me stessa però.

Di solito lo faccio di notte, perché la penna scivola meglio e quindi, oggi, di notte, scrivo del capitolo più rappresentativo della mia vita, per ora.

Cercherò di essere meno patetica possibile, non posso prometterlo però.

Mancano due giorni e io ricordo limpidamente di quando, a 13/14 anni mi appassionai alla moda e volevo studiarla per provare a viverla, perciò, l’unica scuola che potesse permettermi di fare questo, nella mia città, era il Liceo Artistico.

Così, senza dubbi, presi il mio zaino colmo di emozioni e iniziai il viaggio.

Il “Tunnel” del Liceo Artistico “Vincenzo Bellisario” di Avezzano

Sin dall’inizio ho preferito rimanere in penombra, all’angolo, senza emergere troppo e prendere posizione quando ne sentivo il bisogno, osservavo e rimanevo in silenzio, mi stavo semplicemente facendo un’idea di ciò che mi aspettava, fa parte del mio carattere o forse in quel momento non mi sentivo all’altezza di emergere, forse non era il mio momento.

Così, con tanto timore iniziai a scrivere il primo capitolo del nuovo libro che racconta la mia vita.

Non mi concentrerò a parlare dei dettagli, perché potrei raccontare troppe cose vissute in queste mura e un quaderno non basterebbe, servirebbero altre pagine.

Mi spiazzò di come la tua prospettiva di vita possa cambiare solo confrontandoti con realtà diverse, alcune molto travagliate.

Ho teso la mia mano a una persona in particolare, la quale con la sua storia mi confuse, avevo solo 14 anni e sapete, di storie complicate se ne sentono tante, ma avere davanti a te una persona che le vive e le racconta è da far rabbrividire, ricordo solo che mentre lei parlava io piangevo, come se la cosa toccasse anche me.

Io volevo fare qualcosa, per poi purtroppo capire che potevo solo ascoltare, essere una tomba dinanzi a un libro aperto, ma mi faceva stare bene ugualmente.

Queste mura, insieme alle persone che ne hanno vissuto, mi hanno regalato la magia della consapevolezza e della razionalità, mi hanno insegnato a donare fiducia, a pensare di meno e vivere di più.

Finito il biennio, i due anni più intensi e decisivi della mia vita, mi aspettava una delle mie prime immense scelte, io che ho sempre saputo cosa avessi in mente di fare, sentivo di aver perso qualcosa, ho preferito scegliere il cuore, per aggrapparmi a qualcosa, ho seguito le mie compagne.

Tornata sui miei passi, sapevo che non era quella la strada che mi spettava percorrere, quando decisi di prendere posizione e stravolgere i piani, fu tardi.

Se due anni fa mi avessero detto che a breve mi sarei trovata in una situazione simile, sicuramente il discorso mi avrebbe colta come disorientata, ma avrei senza dubbio trovato un pretesto per dire che la condizione non avrebbe lasciato segni sulla mia persona.

Non sapendo che poi non avrei più ragionato con la stessa testa.

E infatti, tante sfaccettature di emozioni ho provato, ma quella che mi ha colta impreparata è stata la sensazione di non essere capaci di identificarsi, di prendere posizione, di intendere e di volere, quella più ricorrente era la sensazione di insoddisfazione, così piangevo spesso senza motivo, volevo tutto e poi non volevo più niente.

Non poter respirare per due anni la solita aria leggera che ci accoglieva dalle 8 di mattina per poi lasciarci alle 13, con un fragoroso sorriso sulle labbra, non è stato per nulla semplice.

Svegliarsi la mattina e poter vivere quella sensazione era un intenso stimolo.

Chiudersi nei bagni e sfogarsi con quella persona era liberatorio. Piangi e poi continui a vivere.

Si è bloccato tutto questo per due anni.

E io, in due anni, ho stravolto completamente la mia anima.

Si dice che infondo rimaniamo sempre gli stessi, ma io non riesco più a scavare dentro me stessa per cercare anche una piccola parte di quella che ero, non la trovo.

Questo è stato per me non poter più vivere all’interno della mia seconda casa.

Il Laboratorio di Moda

Ti svegli e sei al quinto, sai di dover scrivere il tuo ultimo capitolo, hai la possibilità di vivere tutto ciò che ti è stato negato per due anni e decidi di godertela, è arrivato il tuo momento.

Ho apprezzato tutto, dai bagni, alle scritte sui muri, alle pareti disintegrate, alle sedie rotte, ai banchi troppo bassi, agli spensierati corridoi e all’immenso calore che questa scuola ti toglie e ti dà.

Vi amo e vi ringrazio.

Ringrazio i miei compagni:

Milena, grazie per essere sempre così buona e amorevole, espandi la tua prospettiva, ma rimani la stessa ti prego;

Rita, Ahmed e Roshan, il trio delle meraviglie, grazie per la vostra generosità;

Ilario e Valerio, Stanlio e Ollio, grazie per avermi fatto ridere anche quando non riuscivo a farlo, sapevo che essere felice davanti a voi sarebbe stata anche una vostra soddisfazione, mi avete insegnato ad avere tatto, vi amo e vi conservo nel mio cuore;

Maria e Martina, la coppia di cui non sapevamo di avere bisogno, grazie per la vostra spensieratezza e bontà;

Martina, grazie per essere stata una grande spalla, una piccola donna e una grande amica, grazie per avermi rispettata e ascoltata, ammiro la tua pazienza, mi hai trasmesso tanto e lo terrò con me per sempre; Mattia, sei la mia ragazza iconica, grazie per avermi fatta entrare nel tuo grande mondo emozionante, sei stata una mia complice e una consulente, ti stimo immensamente, la tua Gilda; 

Santino, il mio compagno di avventure, grazie per aver condiviso questo grande e intenso libro con me, dalla nostra tenera età fino ad ora, grazie per le risate e i pianti insieme, per i viaggi fatti e il banco diviso in due, smettila di essere così fiscale;

Giorgia e Chiara, anche se i nostri percorsi si sono infine divisi, abbiamo dimostrato a noi stesse che il cuore e l’amore comandano su ogni disavventura della vita e ci terranno unite sempre se continuiamo a provarlo, grazie per avermi accolta nelle vostre anime, un pezzo importante di questa storia mi sento di dedicarlo a voi, vi ringrazio per tutte le emozioni provate e divise in tre, per i pranzi organizzati all’ultimo e i rientri di Matematica sempre insieme a non capirci molto.

Dire vi voglio bene sarebbe scontato e riduttivo, ma non so trovare aggettivo che esprima al meglio tutto questo, sapete già tutto; infine, ringrazio i nostri professori, la Nubile, l’Alfano e De Nicola, per la vostra pazienza e comprensione, per avermi aiutata e sostenuta, con grande rispetto.

Tutti i professori, TUTTI, dal primo all’ultimo, anche chi è stato solo di passaggio nel mio percorso, vi stimo e vi ringrazierò per sempre, custodirò tutto con estrema cura e rispetto.

Ringrazio gli assistenti, i collaboratori scolastici e tutti i componenti del mio Liceo.

Ringrazio il destino per avermi fatto vivere tutto questo, ringrazio i miei genitori per avermi lasciata scegliere e ora posso dire che meglio di così non poteva andare.

Ho conosciuto persone che ora come ora non potrei perdere.

Amo quella scuola, che io chiamo casa, è traumatico adesso lasciare tutto questo, ma credo che il mio momento sia finito, auguro a tutti voi che continuerete a trascorrere il vostro tempo lì dentro che tutto possa andare anche meglio di così, lascio a voi il compito di custodire la mia scuola con grande cura.

Vi amo e vi ringrazio».

Non conosciamo il tuo nome, ma noi di Espressione24 ti auguriamo tutto il meglio e lo estendiamo anche a chi, in questa notte, si sta rigirando nel letto con i pensieri in subbuglio, ma con il cuore già oltre l’ostacolo.

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