La politica italiana ipnotizzata dall’immobilismo mortifero che scambia per stabilità
Non si sa da dove provenga la frase “Sesso, Droga & Rock’n’ Roll“. Per alcuni origina da una canzone tedesca del ‘700. Una sua strofa recita: “Chi non ama il vino, le donne, e il canto, rimane uno sciocco lungo tutta la sua vita” .
C’è chi l’attribuisce nientemeno a Lutero. Anche il poeta inglese John Keats scrisse un breve componimento titolandolo “Give Me Women, Wine and Snuff“, sostituendo il tabacco da fiuto alla musica. Era un poeta precoce, talmente precoce da morire a ventuno anni di tubercolosi ma qualcosa dalla vita aveva appreso.
CHE SIGNIFICA SESSO DROGA & ROCK’N’ ROLL ?
Sesso, Droga & Rock’n’ Roll sono gli elementi vivificanti del’esistenza. Non prendetemi alla lettera. Il significato della frase indica che la vita va “vissuta” con alcune piccole “licenze” altrimenti c’è il rischio di diventare una sorta di zombie ambulante. Mi viene alla mente Mick Jagger zompettante come un grillo alla veneranda età di settantotto anni e di Steven Tyler allegro settantatreenne. Detto questo non sono impazzito. Figuriamoci se voglio fare il panegirico della droga. Se non si è vivaci nella vita si rimane morti anche e soprattutto mentalmente, questo intendo ricordare.
Qualcuno dirà :”Oè Leo ti sarai mica rincitrullito?” . Ancora no, almeno ancora non del tutto. Questa riflessione sulla vita l’ho fatta all’indomani delle elezioni del Presidente della Repubblica quando tutti elogiavano la raggiunta stabilità. Hai voglia a dire che lo “status quo” non sia suo sinonimo… . Rimanere fermi conduce all’involuzione. All’indomani di quella curiosa settimana elettorale dove il nulla ha fatto seguito al niente quasi tutti, però, hanno parlato con orgoglio del raggiungimento di questo obbiettivo.
NON È PIÙ TEMPO D’EROI
Caduta la Prima Repubblica e dopo tangentopoli i cui autodafé portarono in galera il solo Cusani, la politica nostrana pare avvolta dal dogmatico sonno kantiano. I tempi mutano, capisco, ma questo “addormentamento istituzionale” orientato alla comatosi come oggetto del desiderio pare eccessivo se non addirittura autolesionista: fornisce l’idea di una politica che si ritiene inidonea a pilotare verso il domani la nazione.
La qualità delle forze in campo, dovrebbe fornire una spinta, una propulsione in avanti e infatti il Parlamento trabocca di gladiatori dell’agone politico. Sono uomini pronti a tutto, con lo sguardo rivolto al futuro, quasi immagini della propaganda sovietica d’una volta. Bandiera in mano e petto in fuori, affrontano i problemi risolvendoli a brutto muso.
EROI DEL NULLA
Ed ecco i mastini della ragion di stato levarsi pronti alla lotta in nome della loro casacca. Indossati i loro usberghi e armi in pugno combattono all’ultimo sangue per un anelito di… niente. La morte di Matteotti, il carcere di Pertini, il movimento operaio sono nulla per loro se paragonati al felice quanto desiderato “fermo” politico. Il motto D’Annunziano “Hic manebimus optime” aleggia su Montecitorio: nulla si muova!
Ai giorni nostri Pellizza da Volpedo avrebbe dipinto il suo “Quarto Stato” descrivendo un popolo di bivaccanti e satolli vacanzieri stravaccati all’ombra degli alberi. Nel panorama politico, in effetti, di flora se ne trova a iosa: querce, ulivi, margherite, rose e garofani. Tutto dà l’idea di un bucolico parlamento composto da una accolita di vivaisti rintronati.
Un esempio? Prendiamo un ministro a caso: Speranza. L’immagine da lui proiettata è quella di chi, all’uscita di un centro commerciale, si guarda intorno nel tentativo di ricordare dove diavolo ha parcheggiato l’auto! Ma pure i vecchi leoni non sono da meno e Berlusconi, ormai, pare quel nonnetto tollerato dai parenti serpenti per convenienza ma sognandone il funerale.
GLI STRENUI GLADIATORI
A proposito di gladiatori dove lo mettiamo il nostro Salvini, che deciso e incisivo, sembra partire con un pugno per arrivare con una carezza? Ma non finisce qui. Ecco entrare nel Colosseo politico Letta “il gallo”, proveniente dalla “Île-de-France”.
Abbandonata patria e partito per porsi al servizio dei francesi ritorna come soporoso segretario. Qualcuno gli ha fatto credere di essere Decimo Massimo Meridio ma la stoffa manca. Certamente non appare un tratto di discontinuità dal sonnecchiante Zingaretti. Dietro a tutti Rugantino-Renzi. È il reziario che ruota la rete sulla sua testa per lanciarla e intrappolare uno sprovveduto malcapitato. Forte della verve toscana chiacchiera e richiacchiera nella speranza di sopravvivere forse pure a sé stesso. Conte “il pugliese” di fianco a Letta “il gallo” è pronto a sacrificare a quest’ultimo più d’una “buona stella” pur di rimanere vivo!
GLI SPETTATORI
Nel Colosseo, sugli spalti, le matrone assistono allo spettacolo. Meloni è una vestale corrucciata la quale, come il Bartali degli anni d’oro, ripete ossessivamente scuotendo il capo: “gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Accanto a lei la divina Maria Elena, ninfa dei boschi, per una volta taciturna: mira e riammira il suo renziario… ops reziario nell’agone. Al centro dell’Anfiteatro, sullo scranno più alto, lui, l’eccelso, l’inarrivabile, l’uomo che visse due volte: l’ottuagenario “Deus ex machina” ormai padre della Patria. Non sembra essere proprio a suo agio sul trono (lui non ci voleva stare…).
L’ARENA
Nell’arena del nostro anfiteatro non si lotta, i gladiatori non vogliono proprio e chi glielo fa fare? Vitto e alloggio sono assicurati per quale motivo farsi del male? Amici e nemici quasi si sorridono. Sono quei guerrieri, che al posto di Sesso Droga & Rock’n’ Roll hanno optato per una buona camomilla e simili a novelli lotofagi si godono la loro inerzia. Mi aspettavo da Letta che ordinasse: “al mio comando scatenate l’inferno!” oppure lo dicesse Salvini ma niente di fatto, stanno bene così: Sinistra e Destra hanno raggiunto le morotee convergenze parallele… .
Non voglio infierire: a onor del vero di scaramucce ne son state ed eccone il tenore politico:
“Io ho trenta voti”
“E io 100”
“Io presento Tizio”
“E io Caio”
“Io una donna!”
“E io una spia”
“Guarda che ti sputo eh?”
Perfino la fisica è stata trasformata a loro uso e consumo. “Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” ora è soltanto: “Nulla si crea e nulla si distrugge” con buona pace di Lavoisier. Queste anime pugnaci vivono tra “color che son sospesi” nel dantesco Limbo. Sotto di loro il Purgatorio e l’Inferno dell’amministrare, pianificare, progettare e sopra l’ignoto Paradiso: dicono sia sede di grandi godimenti ma chi lo sa? Meglio restar così.
TRISTE CONCLUSIONE
Come vedete, fosse per loro, Ulisse mai avrebbe oltrepassato le Colonne d’Ercole e se ne sarebbe stato buono buonino in pantofole da Circe. Questi i “prodiani” eroi delle recenti elezioni presidenziali, i nostri segugi perennemente raffreddati.
Sono stato cattivo? Non saprei… . Un saluto da un metro e mezzo di distanza.