La “Santa” Inquisizione, ovvero la storia al contrario. Orrori, omicidi e persecuzioni al grido di “Dio lo vuole!”
Voglio porvi una domanda: quale è l’invenzione più diabolica? Sicuramente la religione o meglio alcune sue forme di fanatismo.
Troppo spesso la religione intesa in senso lato sembra essere un mezzo per arrivare al male usando il bene. Curioso concetto non è vero? Prendiamo la religione cattolica: al grido di “Dio lo vuole” sono state sterminate migliaia di persone, sia in oriente che in occidente.
Con la Santa Inquisizione si giunse a torturare, bruciare e a inventare sistemi e meccanismi di tortura nel nome del bene.
Lo storico Joseph Pérez stima le vittime in centoventicinquemila nella sola Spagna. Si calcola che durante l’intera attività inquisitoria cinquantasei milioni di persone furono uccise (avete capito bene, un milione più della seconda guerra mondiale).
LA SOFFERENZA E IL CELIBATO
Ma la religione non si ferma a questo: la grande macchina dell’anima spinge alla sofferenza: c’è chi deve vivere piagato in una caverna, chi su una colonna (gli stiliti), chi deve indossare il cilicio.
Perfino Sant’Agostino, padre e dottore della Chiesa, aveva problemi col sesso, anzi ci si arrovellò molto. ‘Sta cosa era una delle privazioni più difficili da accettare e non sempre bastava una volontà ferrea e secondo Pier Damiani, a volte bisognava rivolgersi a un soccorso divino. Questo fece l’eremita Leone: “Una notte, mentre dormiva, gli si accostò l’Angelo del Signore e afferrato un coltello lo rese eunuco… e provò un dolore così violento come se un chirurgo gli avesse reciso la carne. Da quel momento non soffrì più certe tentazioni, né il minimo stimolo di lussuria”.
Il celibato per i sacerdoti dove lo mettiamo? Cristo si rivolgeva spesso a dei rozzi pescatori che avevano moglie e figli, lo stesso Pietro lo era. Cosa poteva entrarci il celibato? Ma chi ci pensava all’epoca? In realtà la cosa fu stabilita nel 1139 dal concilio Laterano II. La vita del sacerdote doveva essere ispirata a quella del Cristo che si riteneva essere stato celibe, poi arrivarono i catari che sostenevano il matrimonio tra il Redentore e Maria Maddalena… e furono sterminati. Ancora oggi si sostiene che i re Merovingi discendessero da lui e da lui avrebbero ereditato capacità taumaturgiche.
Gesù era celibe?
Nei vangeli non è documentato il suo matrimonio ma nemmeno il contrario. Su questo argomento sono stati versati fiumi di inchiostro. All’epoca era molto raro, per gli ebrei maschi, essere celibi. Questa circostanza poteva essere considerata una grave trasgressione del comandamento divino: “Siate fecondi, diventate numerosi, popolate la terra” (c’è chi interpreta la frase diversamente). Essere celibe per un “Rabbi”, ovvero un Maestro di Torah era irrituale. Gesù è spesso indicato dai quattro evangelisti con l’appellativo di rabbi. Se Gesù lo fosse stato il suo matrimonio sarebbe non soltanto verosimile, ma praticamente certo. La Legge Mishnaica degli Ebrei è chiara in proposito: “Un uomo non sposato non può essere un maestro“. Nonostante ciò, nel futuro, l’Inquisizione sarebbe andata a nozze con la colpevolizzazione del sesso e la violazione del celibato.
L’INQUISIZIONE
Con questo termine si intende quel complesso di tribunali ecclesiastici istituiti per combattere l’eresia, la dottrina che si oppone all’ortodossia cioè alla retta e vera dottrina rivelata da Dio e annunciata dalla Chiesa cattolica. Si è fatto cenno, precedentemente, alla persecuzione dei catari: perchè sono di tale importanza? Questa gente viveva per lo più ad Albi in Francia. Contro di loro fu indetta una crociata che passò alla storia come “l’eresia dell’Albigese”. Gli ultimi di loro si asserragliarono nel castello di Montségur.
Era l’aprile del 1243 quando Hugh de Arcis, siniscalco di Carcassonne, pose sotto assedio la fortezza, che cadde dopo 11 mesi. Morirono tutti segnando la fine del movimento cataro in occitania. Durante la feroce campagna contro i catari, ecco la loro importanza, un giovane ecclesiastico, Domenico di Guznam pensò che sarebbe stata necessaria una nuova organizzazione per combattere l’eresia. Serviva un nuovo ordine monastico, con un diverso modo di affrontare le cose. A tale scopo Domenico fondò l’ordine dei domenicani, che a loro volta diedero vita all’inquisizione.
Mancava la figura del magistrato incaricato di indagare e giudicare. Ci pensò Papa Innocenzo III, creando la figura dell’inquisitore. La scelse tra i vescovi che compivano indagini nei confronti dei sospettati di eresia. Vista la buona idea, Gregorio IX nel 1233 istituì veri e propri tribunali presieduti da due giudici nominati direttamente dal papa con poteri e grado superiori a quelli vescovili.
La procedura inquisitoriale
I giudici non furono sempre vescovi: avevano altro da fare. Il ruolo di giudice inquisitore fu affidato dapprima ai monaci cistercensi e successivamente ai francescani e ai domenicani. Questi ultimi furono il vero terrore delle popolazioni.
Il processo funzionava all’incirca in questo modo: preso il povero disgraziato a cui far passare un guaio, gli si accordava un tempo di grazia. Serviva per permettergli di confessare i suoi errori onde essere perdonato. Interrogati i conoscenti e i vicini finalmente lo si inquisiva. Da questa fase non scaturiva mai l’innocenza del malcapitato. Chi finiva tra le mani della santa congregazione, confessava tutto, anche l’impossibile purché il supplizio avesse termine. La condanna era sempre certa.
Brutta pratica quella della tortura, contraria a qualsiasi principio di amore! Proprio per questo nel maggio 1252 Innocenzo IV, divinamente ispirato, promulgò la bolla Ad extirpanda. Da allora questo modo di strappare confessioni divenne un lecito strumento.
Le vittime dell’inquisizione
Il panorama era ampio visto che bastava poco per essere adocchiati dai santi tribunali ma di preferenza si pescava tra coloro il cui credo e pensiero divergeva da Santa Madre Chiesa.
Anche i valdesi furono oggetto delle attenzioni Cattoliche. A seguire, quella che fu non solo una persecuzione ma un chiodo fisso ricorrente nei secoli: la questione ebraica. Questi non intendevano convertirsi e seppure convertiti, continuavano a coltivare la fede e le prescrizioni originari.
A concludere il panorama delle persone perseguibili, la categoria delle streghe e dei stregoni. Fu il piatto forte dell’azione inquisitoria. Erano donne e uomini, accusati di aver fatto un patto con Satana e di adorarlo in orge terrificanti chiamate “sabba”. A volte ci andavano di mezzo anche i bambini.
TORQUEMADA E L’AMORE CATTOLICO
Figura iperattiva nell’orizzonte persecutorio fu Tomas de Torquemada. Ricoprì la carica di primo inquisitore in Spagna durante l’epoca dei Re Cattolici. Confessore di Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona, istituì processi severissimi nei confronti dei conversos, ossia degli ebrei che si convertirono al cristianesimo (non per loro volontà). Non ebbero scampo nemmeno i musulmani o le donne accusate di stregoneria, alle quali, molto spesso furono inflitte le più atroci torture. Durante la sua attività i processi furono quasi 20 mila e le esecuzioni circa 2000. A lui si deve il tribunale religioso al servizio del potere politico.
La razza pura
Ossessionato dalla purezza della stirpe si dedicò alla redazione della “Limpieza de Sangre”. Di cosa si trattava? Per molte cariche pubbliche e religiose, grazie a lui, divenne obbligatorio dimostrare la “purezza di sangue”, la “limpieza de sangre” appunto. In quale modo si poteva documentare la schiettezza delle proprie origini? Attraverso una certificazione che assicurasse, risalendo fino ai nonni, l’assenza di antenati ebrei. Era il primo esempio di persecuzione non solo fondato su appartenenza religiosa, ma anche razziale. Nei tre anni successivi alla nomina di questa sorta di Hitler in formato ridotto, furono istituiti tribunali dell’Inquisizione nelle più importanti città spagnole. Pensare che era di origine ebraica… .
Da inquisito ad inquisito, di tortura in tortura, di rogo in rogo, si arrivò all’esilio definitivo degli ebrei di Spagna deciso a marzo del 1492 da Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona. Torquemada coronò il suo sogno e morì in “pace” dopo aver annientato il giudaismo nel suo Paese. Si tornerà qualche secolo dopo sull’argomento grazie ai tedeschi e al loro Reich.
LA NASCITA DEL SANTO UFFIZIO
In Italia, Paolo III sostituì i “santi” tribunali con la Congregazione per la Dottrina della Fede (o Sant’Uffizio). Quest’ultimo interveniva quando era ritenuta in pericolo la cattolicità della fede. Ad esso si aggiunse nel 1564, la “Congregazione dell’Indice dei libri proibiti” (ricordate il termine “mettere all’indice”?), con l’incarico di redigere un elenco di libri proibiti nei Paesi cattolici. Il Santo Uffizio incuteva paura al solo nominarlo. Esiste ancora seppure con altro nome… . Ne fece parte pure il papa emerito Joseph Ratzinger allora cardinale. L’ultimo a mettere le mani sulla sacra congregazione è stato Papa Francesco (gesuita) che spazzò via il cardinale conservatore tedesco Gerhard Ludwig Müller voluto da Benedetto XVI. Al suo posto l’attuale segretario della Congregazione, l’arcivescovo Luis Ladaria Ferrer. Spagnolo e anch’esso gesuita.
Il santo uffizio all’opera
Il Sant’Uffizio si diede molto da fare. Dapprima se la prese con gli eretici i quali finivano, di prammatica, al rogo. Nella storia ricordiamo una delle vittime più famose il teologo Giordano Bruno condannato al rogo nel 1600. Toccò, quindi, al mondo scientifico e la sua attenzione si pose su Galileo Galilei. Condannato nel 1633, avendo egli abiurato le sue idee, fu oggetto di una lunga detenzione domiciliare ad Arcetri.
Nel periodo tra il 1542 e il 1700 a Roma ebbero luogo azioni legali contro circa trentacinque autori che avevano un rapporto significativo con la scienza e la filosofia naturale. La maggior parte di questi procedimenti non era motivata da accuse riguardanti opinioni scientifiche o filosofiche. Nella maggior parte dei casi, l’imputato era accusato di eresia (protestantesimo o simpatia per i protestanti), del possesso di opere proibite o di magia, della difesa o della pratica dell’astrologia giudiziaria e della divinazione.
Alcuni “strumenti” dell’inquisizione
Non voglio tediarvi sui metodi di tortura ormai noti a tutti. Vale, però, la pena ricordare quello realizzato dagli spagnoli. Siccome erano tanti gli eretici condannati al rogo, dovettero inventarsi qualcosa che consumasse meno legna dei tradizionali autodafé. L’ingegno umano non si ferma mai e a Siviglia furono, inventati i “los quemaderos”. Costruirono uno accanto all’altro quattro enormi forni circolari sopra una piattaforma di pietra. Ognuno poteva contenere fino a quaranta “dannati”. Accendevano un po’ di legna sotto la piattaforma, buttavano dentro le povere creature e le cuocevano a fuoco lento: occorrevano dalle 20 alle 30 ore per farli crepare. Questi aggeggi funzionarono ininterrottamente per oltre tre secoli. Ci volle Napoleone Bonaparte nel 1808 per far cessare questa barbarie.
IGNAZIO DI LOYOLA
Sant’ Ignazio di Loyola era un ex soldato della più bell’acqua. Dopo numerose sofferenze dovute a una malattia si convertì. Frutto di questo mutamento fu la creazione di un ordine religioso il cui nome, ancora oggi, è molto temuto: la compagnia di Gesù i cui membri sono meglio conosciuti come “gesuiti”. La struttura organizzativa, manco a dirlo riflette quella militare tant’è che il preposto è chiamato “Generale”. Fu di Loyola la frase: “Voglio veder ridere. Un cristiano non ha alcun motivo per essere triste e ne ha tanti per essere contento”. Eppure vedremo che nei secoli la Compagnia si incupirà e sarà spesso associata alla parte più deteriore del “Santo Uffizio”.
Misero il naso perfino nel Nuovo Continente subito dopo la scoperta dell’America. Era un nuovo mondo da evangelizzare e non ci vuoi andare per diffondere la Buona Novella? Si misero in moto prima i domenicani che tanta esperienza avevano fatto con Albi, ma poi t’arrivò la Compagnia di Gesù. Diede di piglio all’ opera di conversione dei nativi con l’uso dei soliti, amorevoli sistemi a base di torture, autodafé e tutta l’armamentario in loro possesso atto alle bisogna. Quello che non fecero Pizarro e Cortèz lo fecero i gesuiti.
FINALMENTE!
Nel 1965 papa Paolo VI riformò questa gaia congregazione secondo il principio per cui “la fede si difende meglio promuovendo la dottrina”. Gli cambiò anche il nome in quello di “Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede“. Successivamente abolì anche l’Indice dei Libri Proibiti”.
Avesse, Cristo, mai detto a Pietro :”tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli“. Grazie a questa frase la parte peggiore del cattolicesimo imperversò a briglia sciolta. Purtroppo molto si dovette all’ignoranza dei tempi sia del popolo che dei maggiorenti a capo di Santa Romana Chiesa. Più che con l’intelletto ci si orientò con i pregiudizi e l’ipocrisia. Ne fecero le spese migliaia, anzi milioni di persone, spesso in balìa di personaggi non proprio equilibrati e Torquemada ne fu un esempio. A difesa del domenicano posso solo dire da “romano de Roma”: “nun me la pijo co’ lui ma cco’ chi cce l’ha messo…”.
Purtroppo ad oggi è da rimarcare la completa assenza, da parte degli organi cattolici, di una vera revisione dove, personaggi quali Torquemada e istituzioni deviate come l’Inquisizione, siano mai stati ufficialmente riprovati, magari con una bolla papale “motu proprio”. Sarebbe bello da parte di Papa Francesco un simile gesto ma temo che le spinte e controspinte politiche all’interno del Vaticano non lo permetteranno mai. Un saluto da un metro e mezzo di distanza.