La scuola nell’emergenza Covid-19. Didattica a distanza: Si, No forse…

AVEZZANO – Il 6 marzo 2020 l’Ufficio Scolastico Regionale emanava con prot. 2696, una comunicazione rivolta anche ai dirigenti scolastici nella quale, allo scopo di non interrompere l’azione educativa e didattica della scuola, i dirigenti scolastici avrebbero dovuto attivare “per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche   nelle  scuole,  modalità  di  didattica  a  distanza,  avuto  anche riguardo alle  specifiche esigenze degli studenti con disabilità”; alla stessa nota risulta allegato un Vademecum quale strumento operativo per facilitare la promozione di attività didattiche a distanza. A tal riguardo, è stato pubblicato un precedente articolo con lo scopo di rendere il compito,  a docenti, genitori e alunni meno gravoso e  più sereno il lavoro da svolgere.

Per quel che risulta – stante una serie di notizie attinte da docenti/genitori/alunni – tutti si sono attivati ciascuno secondo le proprie possibilità digitali ed ha così preso avvio questa nuova modalità di far scuola che, per quanto non di “primo e  facile accesso”, è stata utilizzata sempre (o quasi) congiuntamente ad una didattica “in presenza”.

L’11 marzo, con nota prot 318, il ministero invitava le scuole – nella figura del dirigente scolastico – a  rispondere ad un questionario composto da 23 domande (a risposta si/no oppure multipla) con lo scopo di monitorare “le modalità di realizzazione e svolgimento della didattica a distanza per avere in tempi brevi un quadro generale e realistico di come si stanno attrezzando le istituzioni scolastiche per fare fronte all’attuale emergenza”.  Termine per la riconsegna: entro il 18 p.v.

E qui, forse, qualche problema è venuto fuori. Forse. Vediamo perché.

Le domande, a ben vedere, possono essere riorganizzate in 6 piccoli blocchi: 1) dati anagrafici della scuola (4 domande); 2) notizie sulle piattaforme utilizzate (2 domande); 3) notizie sugli alunni con/senza dispositivi/collegamento internet), attività/materiali predisposti per alunni senza internet/diversabili/DSA/BES, quanti usufruiscono della D.A.D., quanti avrebbero bisogno di dispositivi e la organizzazione di forme di valutazione (8 domande); 5) il coinvolgimento di A.D., Equipe territoriale e forme di collaborazione tra scuole (5 domande); 6) tipologia delle attività realizzate, la predisposizione di formazione/accompagnamento per la D.A.D. rivolte a i docenti e modalità di consultazione OO.CC. a distanza (4 domande).

Alcuni rappresentanti sindacali e alcune testate anche on line hanno espresso, a dir poco, perplessità, circa la necessità di operare, a così brevissima distanza temporale dall’attivazione, un monitoraggio sulle azioni intraprese dalle scuole per le attività di didattica a distanza.

Secondo Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, si tratta di un  “aumento a dismisura  della  già enorme mole di lavoro burocratico che grava su dirigenti scolastici e docenti”,  che sono chiamati anche a redigere inutili relazioni e che suscita una legittima domanda “Cui prodest?”

La rivista online PROFESSIONISTI SCUOLA NETWORK in modo più brutale e incisivo pone l’accento sul megalitico sforzo che la scuola italiana sta facendo in tal momento di destabilizzazione emotiva e organizzativa; la comunità educante, scrive Paola Five, “riesce a stare a galla solo ed esclusivamente grazie alla buona volontà e all’ alto senso di responsabilità di  tutti gli operatori “ che sono stati chiamati a portare in salvo un anno scolastico che altrimenti sarebbe perso (ma non è possibile) ricorrendo al digitale che, a dir il vero,  “non è ancora stato  messo a regime in tutte le scuole italiane, ma viene esibito come realtà operativa, basandosi  su poche eccellenze presenti nelle altrettanto poche  istituzioni scolastiche  del territorio nazionale  che l’ hanno messo in azione”.  Certo buona volontà, perchè i docenti, la gran parte, si sono attivati con i mezzi a loro disposizione a casa e  senza essere stati adeguatamente formati per tenere la lezione in modo “nuovo” rispetto a quella “in presenza“  e utilizzando mezzi e  strumenti (di cui si è parlato in altro articolo) che necessitano – per un’azione didattica intenzionale e  consapevole –  di dimestichezza e versatilità operativa. Ma i docenti, e se ne dovrebbe ricordare sempre chi di dovere,  sono uomini e donne dalle mille risorse e  non hanno detto no.  Si sono rimessi in discussione, si son detti “ce la possiamo fare, per i nostri studenti e anche per noi…” e così, via a piattaforme, quiz multimediali, presentazioni in PPT, video lezioni per dimostrare tutti insieme che vogliono bene ai ragazzi e che manca la loro presenza, tanto. Così come ai ragazzi mancano la scuola e i docenti:  tutti quelli che ho avuto modo di sentire, sono preoccupati, qualcuno spaventato da ciò che sta accadendo che turba e sconvolge la loro quotidianità, al di là e ben oltre l’avversione che alcuni mostrano verso l’azione educativa dei docenti e della scuola. So per certo che per molti di loro la scuola è “casa”, un luogo dove sentirsi al sicuro dal mondo, da certe famiglie, da oscure ansie e dove poter stare 4/5 ore  senza tensioni o paure…. Bene. Senza cedere a  sentimentalismi…..

 Tantissimi docenti e organizzazioni della scuola  non hanno contestato l’uso del digitale – e sia ben chiaro – ma il monitoraggio perché – come scrive Lara La Gatta su Tecnica della Scuola, riportando le parole di Di Meglio –  “sottrae tempo prezioso al lavoro per migliorare le lezioni e alla sperimentazione di piattaforme e di altri strumenti da utilizzare per gli studenti. Sono loro stessi a invocare un freno a questa assurda burocrazia che nuoce alla scuola sempre, e ancora di più durante questa emergenza”.

 Eccesso di burocrazia dunque; ma anche oggettive difficoltà che spesso si trasformano in veri e propri limiti  unite alla confusione tecnologica come viene spiegato meglio da Barbara Bianchessi su Professionisti Scuola Network: infatti, la D.A.D. consta in prima fase di un contemporaneo collegamento di tutti gli studenti con il tutor (=docente) ma non è propriamente facile per tutti collegarsi nello stesso momento…

 Pensiamo alle situazioni familiari: quelle con più figli in età scolare: se non ci sono PC per tutti , qualcuno resta senza;  un/i genitore/i in smart working dovrà/nno necessariamente occupare una postazione (ammesso che ce ne sia più di una) e i bambini più piccoli saranno privi del necessario affiancamento per accedere a piattaforme e quant’altro;  e poi, quelle in cui non c’è proprio alcuna nuova tecnologia e “in questo caso, si rischia di marginalizzare proprio quei ragazzi che si trovano in situazioni socio – culturali più fragili” e che più di tutti, aggiungo, oggi ne avrebbero bisogno.

La D.A.D. non è  –   oggi, con l’emergenza che ci troviamo a vivere –  un fatto propriamente tecnico o tecnologico;  è una condizione/dimensione necessaria e straordinaria per dare continuità non solo in termini cognitivi ma soprattutto affettivi ed emotivi, per far sentire e sentire  la vicinanza con e tra tutti quelli che fino a ieri facevano parte delle vite delle persone impegnate nella scuola, docenti o studenti che dir si voglia.

Intanto, il Ministero, nella nota prot. 368 del 13 u.s. –  insiste sulla necessità di  “incentivare e aumentare il ricorso alla didattica a distanza, al fine di tutelare il diritto costituzionalmente garantito all’istruzione”,   per il  protrarsi della sospensione dalle attività didattiche dovuto all’emergenza coronavirus. E in una diretta FB di ieri, 16 marzo, il Ministro Lucia Azzolina,  commentando il D.L. Cura Italia, ha fatto appello ai dirigenti scolastici affinché controllino l’operato dei docenti circa l’organizzazione della nuova attività didattica. E, sinceramente, più che un appello si è trattato di un diktat: “avete quest’obbligo sulla base dell’articolo 34 della Costituzione” lì dove recita che l’istruzione deve essere impartita per 8 anni ed è obbligatoria e gratuita e che, poiché i dirigenti sono i comandanti della nave, adesso hanno  una responsabilità fondamentale: garantire che l’attività didattica a distanza venga applicata.  Ha rinforzato la comunicazione e la responsabilità dei dirigenti nell’assolvimento del  compito, richiamando il D.L.vo 165/2001, il Ccnl area V 2002/2005 e il Ccnl area dirigenziale istruzione e ricerca 2016-18 che danno ai dirigenti, rispettivamente, autonomi poteri di direzione,  coordinamento e organizzazione scolastica secondo criteri di efficienza ed efficacia; l’autonomia di organizzare il proprio lavoro adeguando tempi e modi alle esigenze istituzionali della scuola e l’obbligo di conformare la loro condotta al dovere costituzionale di servire la Repubblica.

La strategia comunicativa dopo una così ineccepibile comunicazione non poteva non contemplare una lisciatina di pelo: “mi fido ciecamente di voi” conclude la Ministra.

Sulle pagine on line di La Tecnica della Scuola a mano di Alessandro Giuliani proprio subito dopo la diretta FB è stato messo  in rilievo come il messaggio della Ministra farà discutere sicuramente: “se è vero, infatti, che i dirigenti hanno l’obbligo di organizzare l’attività didattica, secondo diversi sindacalisti questa va intesa solo come formazione in presenza, tradizionale, mentre  la sua attuazione telematica andrebbe considerata solo a  livello volontario” .

Mentre scrivo, vengo a conoscenza di una nuova nota, sempre del 16 marzo, giunta dal ministero  – per il tramite degli UU.SS.RR. – ai dirigenti nella quale si puntualizza,  in relazione al monitoraggio, che “si tratta di un monitoraggio di emergenze con il solo scopo di verificare le necessità e i bisogni delle scuole per poterle aiutare in quanto non abbiamo alcun dato sulla situazione reale,  che i termini in scadenza sono assolutamente indicativi e che lo scopo è esclusivamente quello di ottenere una panoramica nazionale che consenta di aiutare le istituzioni scolastiche, anche in rapporto ad eventuali fondi che saranno messi a disposizione dal Governo”.

Francamente non colgo “fil rouge” tra la diretta FB e quest’ultima comunicazione che ridimensiona non poco la perentorietà delle parole della ministra…. Mi conforta il pensiero e la certezza che intanto i docenti, per i quali l’amore per i ragazzi e anche il l senso del dovere sono più forti di qualunque discorso o imposizione che viene dall’esterno, obbedendo – loro sì –  all’imperativo categorico  kantiano, continuano nella loro opera di educare, formare ed istruire gli alunni in un momento epocale dal quale si delinea potente la speranza di uscirne al più presto, con rinnovate sicurezze e  nuovi modi di amare..

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