L’anima “sporca” di alcuni detenuti di oggi e uno Stato ancora troppo “lontano” dai poliziotti penitenziari

ROMA – “Qualche settimana fa il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha finalmente voluto equiparare, con una nota ufficiale, la figura femminile della Polizia penitenziaria a quella degli uomini.
Certo, lo ha doverosamente dovuto circoscrivere a determinati ruoli che non abbiano contatti continuativi con i detenuti di sesso maschile, intanto però un passo avanti è stato fatto.

Parecchi passi indietro li stanno facendo invece alcuni detenuti che con il loro vile comportamento stanno sporcando di sangue la comunità carceraria e il volto delle donne e degli uomini in blu cordellino.

Non si contano, infatti , le aggressioni e i tentativi di violenza che da qualche tempo a questa parte stanno imbrattando ancora di più un luogo che è già di per sé di perdizione e che negli ultimi anni grazie allo scadimento umano lo sta diventando sempre più.
Avrei voluto che il futuro avesse potuto rivestire un ruolo più votato alla libertà e al gaudente modo di interpretare la vita.

Oggi mi ritrovo, invece, a vivere un qualcosa che sta proiettando di secoli indietro la storia di un animale, l’uomo, che sembra volersi rivestire, anzi, si è rivestito nuovamente della corazza della vergogna.


Il sangue sul volto di una assistente di Polizia Penitenziaria donna, il secchio d’acqua lanciato addosso a una ispettrice e un tentativo di violenza con tanto di morsi in faccia e sul seno nei confronti di una ispettrice capo, sono solo alcuni degli episodi che il cervello malato degli uomini ha potuto mettere in pratica nelle carceri italiane di oggi ( vedi video ma attenzione ai forti contenuti audio e video).

Sì, sto parlando di donne. Quelle figure che un tempo i detenuti mai avrebbero mortificato in questa maniera e il cui atteggiamento, oggi, evidentemente, segue lo scadimento culturale e morale di un mondo sempre più orientato a una malata convivenza.


Carceri che hanno perso un’identità ma che, evidentemente, non sono mai riuscite a trovare la giusta guida.
A farne le spese sono sempre e solo loro: i poliziotti penitenziari.
Dai detenuti violenti e riottosi ce lo potremmo anche aspettare un atteggiamento di allontanamento, dallo Stato no!

Eppure sembra che anziché andare incontro alle esigenze dei baschi blu, alcuni componenti di esso, seppur nelle vesti istituzionali che comunque ricoprono, stanno gettando più che acqua, benzina su questo infuocato sistema.
Parlo di chi non riesce nell’intento di restituire i 18.000 poliziotti mancanti;
parlo delle Commissioni ispettive che più che nelle vesti di collaboranti entità si presentano con quelle che neanche la Santa Inquisizione.

Chi ci rimette in tutto questo? Sempre e solo quei poveri poliziotti penitenziari in servizio sul fronte, spesso abbandonati a loro stessi, vittime come lo sono di aggressioni fisiche e psicologiche oltre che di diritti soggettivi compromessi.
Mi chiedo se tutto questo un giorno finirà.
Se finalmente lo Stato attraverso i suoi governanti e amministratori si accorgerà che è venuto il momento di invertire la rotta e ridare speranza a uomini e donne che la loro speranza l’hanno oramai e da tempo persa per strada”, cosi il Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Mauro Nardella.