L’Aquila. Il Polo Museale dell’Università dell’Aquila (PoMAQ) si arricchisce della straordinaria collezione delle ceramiche di San Domenico
L’AQUILA- Il Polo museale dell’Università dell’Aquila (PoMAQ), nato nel 2017, si arricchisce di un’altra, straordinaria collezione: le ceramiche di San Domenico, un piccolo tesoro costituito da oltre 12 mila reperti rinvenuti nel corso dei lavori di ristrutturazione e restauro -eseguiti tra il 2000 e il 2009 dal Provveditorato alle Opere pubbliche- dell’omonimo ex convento, che nei secoli fu anche caserma e carcere e che oggi ospita, all’Aquila, in via Buccio di Ranallo, la sede giurisdizionale della Corte dei Conti d’Abruzzo e quella dell’Avvocatura di Stato.
L’inaugurazione ufficiale della collezione, allestita all’interno di un locale messo a disposizione proprio dalla Corte dei Conti con ingresso su Piazza Angioina, si è tenuta nella mattinata di mercoledì 13 luglio nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato: il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse; l’ingegner Gennaro Di Maio e l’architetto Maurizio D’Antonio del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna; la dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di L’Aquila e Teramo, architetta Cristina Collettini; i professori Alfonso Forgione e Michele Maccherini, docenti, rispettivamente, di Archeologia cristiana e medievale e di Storia dell’arte moderna al Dipartimento di Scienze Umane (DSU) dell’Università dell’Aquila.
Inoltre la conferenza stampa è stata anche l’occasione per lanciare il nuovo sito internet del Polo museale. Si chiama www.pomaq.it ed è un portale in cui si possono consultare le collezioni dei sette dipartimenti UnivAQ, richiamate anche dal logo del museo (un fiore stilizzato con 7 petali di colore diverso). Sul sito è navigabile anche la collezione delle ceramiche di San Domenico: ogni elemento è stato corredato di una scheda che ne riassume e illustra la storia e le caratteristiche. Un prezioso lavoro svolto dalle studentesse e dagli studenti che hanno partecipato ai tirocini e ai laboratori didattici tenuti dai professori del DSU Forgione, Maccherini e Siena.
Nella sala che si trova all’interno dell’ex complesso conventuale sono stati esposti nelle teche di vetro circa 400 reperti e altri 1200 sono stati collocati in apposite cassettiere. In totale, come detto, i reperti ritrovati, inventariati e catalogati sono circa 12 mila, un numero che fa di questo ritrovamento il più importante avvenuto di recente in Abruzzo per quanto riguarda la ceramica e la maiolica arcaica
Sono manufatti attraverso cui è possibile ripercorre la storia dell’Aquila dal XIV al XIX secolo e che raccontano, con le loro caratteristiche tecniche e estetiche e le loro contaminazioni stilistiche, l’ascesa e il declino della città, nonché la rete di rapporti politici, economici e commerciali con le realtà circostanti nella quale era immersa.
Alcuni oggetti sono riconducibili a una produzione di carattere prettamente conventuale (sono le brocche, le ciotole e i piatti che erano usati dai frati). Altri appartengono a produzioni che invece avevano una destinazione più marcatamente commerciale. Diversi reperti risentono di influenze riconducibili all’area dell’alto Lazio (soprattutto la Tuscia) o provengono direttamente da altre città, come Deruta, importante centro di produzione delle ceramiche umbro.
“Alcuni pezzi sono straordinari – ha spiegato il professor Michele Maccherini -hanno una qualità altissima e potrebbero stare tranquillamente nei principali musei ceramici e di arti applicate d’Italia e del mondo, come il Museo delle ceramiche di Faenza o il Victoria Albert a Londra. Sono la testimonianza dell’apice, culturale e economico, raggiunto dalla città dell’Aquila tra 1300 e 1500, quando era un centro internazionale e aperto ai traffici. Il fatto che questa collezione sia stata affidata, dal Provveditorato e attraverso la Soprintendenza, all’Università dell’Aquila, ci riempie di orgoglio. La sala dove sono stati esposti i reperti sarà un laboratorio per studenti e cultori della materia ma anche uno spazio aperto ai cittadini, un luogo di crescita, confronto e formazione. Il PoMAQ, del resto, è nato, nel 2017, proprio con questo obiettivo: raccontare alla città i frutti della ricerca accademica”.
“Abbiamo raccolto il pregevole, inestimabile lavoro fatto dagli studiosi che ci hanno preceduto e lo abbiamo ulteriormente arricchito con il lavoro di ricerca fatto all’interno del nostro dipartimento -ha osservato il prof. Alfonso Forgione-. Il nuovo sito web verrà continuamente aggiornato dai nostri studenti, sarà un sito in continua evoluzione che si riempirà di nuove informazioni man mano che i singoli pezzi saranno studiati”.
“Quello di oggi è un altro petalo che si aggiunge al fior edel PoMAQ -ha dichiarato il rettore Edoardo Alesse-. Mettere a disposizione della comunità i risultati delle nostre ricerche è parte integrante della nostra identità, quella che in gergo si chiama Terza Missione. Mi piace soprattutto sottolineare come alla realizzazione di questo spazio abbiano potuto partecipare attivamente i nostri studenti e le nostre studentesse, che, sotto la guida dei professori, hanno potuto migliorare la loro formazione e la loro crescita culturale. L’Università dell’Aquila continuerà a investire e a dedicare risorse umane e economiche al museo, per raggiungere l’obiettivo finale, quello di aprire al pubblico tutte le collezioni, oggi solo in parte fruibili”.
“Questo è uno di quei momenti che consentono di esprimere soddisfazione per i vantaggi prodotti dall’azione concomitante di varie istituzioni e articolazioni dello Stato a beneficio dei cittadini -ha rimarcato Gennaro Di Maio- Iniziative come questa non sono all’ordine del giorno. Essere riusciti a dare sbocco a un lavoro durato anni e anni, che ha visto impegnarsi trasversalmente tante istituzioni, è per noi motivo di grande orgoglio. Con l’Università abbiamo un sodalizio e un rapporto di collaborazione molto solidi, il suo patrimonio monumentale, sul quale il Provveditorato opera in convenzione, è tra i più preziosi all’interno della ricostruzione pubblica”.
“Si tratta di una collezione di grande importanza per la storia della città, il felice esito di un percorso durato un ventennio, iniziato nel 2000 con l’avvio dei lavori di restauro e riuso dell’ex convento di S. Domenico per ospitare la sede della corte dei Conti e dell’Avvocatura dello Stato -ha dichiarato Maurizio D’Antonio-. Oltre ai reperti, durante i lavori è stata raccolta una grandissima quantità di documenti, legni lavorati, elementi lapidei, studiati e catalogati da due esperti, Diego Troiano e Van Verrocchio”
“Oggi raccogliamo i frutti di un lavoro meraviglioso a cui hanno contribuito tantissime persone – ha affermato Cristina Collettini-. Questo è stato possibile perché all’Aquila, e in generale in Abruzzo, c’è un grande senso di collaborazione fra istituzioni e di riconoscimento e rispetto del lavoro e della fatica altrui. Un fatto per nulla scontato. E’ una riconferma di come il lavoro delle università e quello delle Soprintendenze corrano insieme come binari paralleli e come l’uno supporti e arricchisca l’altro”.
Orari, prenotazioni e giorni di apertura:
Per visitare la collezione delle ceramiche di S. Domenico è stato predisposto un calendario di aperture programmate: venerdì 15 luglio su appuntamento dalle 17.30 alle ore 19.30; sabato 16 luglio su appuntamento dalle 17.30 alle 19.30; domenica 17 luglio su appuntamento dalle 17.30 alle 19.30. Per le settimane successive, le date, soggette a variazioni, saranno tempestivamente comunicate sul sito del PoMAQ, che contiene anche le informazioni relative alle visite alle altre collezioni. Per informazioni e prenotazioni scrivere a ceramichedisandomenico@pomaq.it.
Per ogni altra informazione riguardante il PoMAQ si può visitare il sito www.pomaq.it.