L’Aquila. Intensa riflessione su “Fare la Pace” con Roberto Zuccolini portavoce della Comunità di Sant’Egidio

L’AQUILA- Domenica 15 maggio scorso, presso la Basilica di San Giuseppe Artigiano, si è tenuto una interessante riflessione sulla Pace con Roberto Zuccoli portavoce della Comunità di Sant’Egidio: un evento organizzato dalla Parrocchia Universitaria.

Tale incontro è stato un’occasione per il numeroso pubblico convenuto – molti i giovani – per conoscere più da vicino il contributo che ha offerto e offre, su più fronti, la Comunità di Sant’Egidio in favore della popolazione dell’Ucraina, per arrivare a “Fare la Pace”, come recitava il titolo dell’iniziativa. Aperta dal saluto del parroco don Federico Palmerini, la conversazione di Roberto Zuccolini ha proposto notevoli spunti di riflessione sull’importanza di “fare la pace di fronte al dramma delle tante guerre in corso nel mondo.

“Non è un’evidenza spontanea – ha tra l’altro annotato Zuccolini –. Dopo oltre due mesi di guerra in Ucraina (siamo ormai arrivati all’ottantesimo giorno di conflitto) ci si sta quasi abituando. Chi alza più la voce per dire “basta”? Chi ne sente l’urgenza? Si sente forte solo la voce di Papa Francesco, quasi isolata, con l’invocata tregua di Pasqua mancata. Si avverte anche l’assenza – ha aggiunto Zuccolini – di manifestazioni per la pace. Quella organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, una settimana prima del 24 febbraio, inizio dell’invasione russa in Ucraina, è stata la prima manifestazione delle poche realizzate in Italia, ma anche all’estero. Più che la rassegnazione, quasi un senso di inevitabilità della guerra”.

Ecco perché la Comunità di Sant’Egidio continua a testimoniare il suo “NO” convinto alla guerra, perché non si può restare indifferenti, ha sottolineato Zuccolini. “È il primo atteggiamento da avere di fronte ad un conflitto. In primo luogo i cristiani, discepoli di un Signore che, risorto, disse come prime parole “Pace a voi!”. Noi siamo stati ribattezzati da Papa Francesco “la Comunità delle 3 P”: Preghiera, Poveri, Pace. C’è dunque un legame molto stretto fra questi tre pilastri della nostra vocazione, che in qualche modo sono anche la chiamata di tutti i cristiani”.

Il relatore ha quindi riferito sulle iniziative che la Comunità di Sant’Egidio ha messo in cantiere per aiutare la popolazione dell’Ucraina, per favorire corridoi umanitari per i profughi, sia con la visita del suo presidente Andrea Riccardi, sia attraverso le due sedi che la Comunità ha in quel paese martoriato dalla guerra. Ma anche nella sede in Russia la Comunità di Sant’Egidio esprime la sua testimonianza di pace.

Così continua nella relazione: “Nella storia della Comunità ci siamo confrontati, purtroppo, con tante guerre, a partire dal Mozambico. Quest’anno sono 30 anni dall’accordo di pace firmato il 4 ottobre 1992. Una pace arrivata dopo 16 anni di guerra civile, con un milione di morti, grazie all’impegno della Comunità nel portare al tavolo del negoziato le parti in conflitto. Tutto nasceva dalle prime due P: dalla Parola di Dio ascoltata insieme – e quanto è importante la preghiera per la pace – e dai Poveri, perché sin dalla fondazione della Comunità abbiamo scelto di essere amici dei poveri. E avevamo davanti a noi un popolo che era diventato estremamente povero a causa della guerra, che è “la madre di tutte le povertà”, come dice Andrea Riccardi. La Pace era una cosa troppo importante per lasciarla nelle sole mani dei responsabili degli Stati e delle grandi organizzazioni internazionali: dovevamo intervenire come potevamo, a mani nude, cercando altri uomini e donne di pace, e il vescovo Gonçalves come alleato”.

La Comunità di Sant’Egidio accompagnò poi il Mozambico alla rinascita, con i programmi Dream, Bravo, ed altri. Da allora la Comunità è impegnata per la Pace in tanti Paesi del mondo. Dopo la seconda guerra mondiale il mondo ha conosciuto tante altre guerre, “la Terza Guerra Mondiale a pezzi” come la chiama Papa Francesco. Dal 1945 al 1985 sono stati contati 135 conflitti con 36 milioni di morti. E negli anni successivi fino ad oggi, tanti altri.

 “Ma di tantissime di queste guerre – ha concluso Zuccolini – a noi, in Europa e in Italia, non è arrivata più di un’eco: forse solo quelle in cui erano implicati gli Stati Uniti (Vietnam, poi Afghanistan, Iraq) e l’Unione Sovietica (Afghanistan, ma meno). E pochissime immagini: in 11 anni di guerra in Siria (oltre 400 mila morti e più di 4 milioni di profughi) pochissimo, per non parlare dello Yemen. Ecco la differenza con l’Ucraina: di questa guerra vediamo ogni giorno tante immagini per la presenza dei media, anche se non abbiamo la contezza di tutto ciò che succede”. Su uno schermo, intanto, scorrevano le terribili immagini delle città ucraine distrutte dai bombardamenti dell’esercito di Putin”.

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