L’Aquila. Quasi 2 milioni di fondi europei percepiti illegalmente. La Finanza sequestra beni per mezzo milione di euro
L’AQUILA – I finanzieri della Compagnia di L’Aquila hanno concluso un’importante attività di servizio che ha portato all’individuazione di indebite percezioni e malversazioni in relazione a Fondi Europei erogati per circa 4 milioni di euro dalla Regione Abruzzo a vantaggio di realtà agricole colpite dal sisma del 6 aprile 2009.
Le provvidenze regionali, ricomprese nell’ambito del PSR 2007-2013, erano destinate a ristorare realtà economiche danneggiate dal terremoto, favorendo l’acquisto di macchinari ovvero il recupero delle strutture danneggiate.
Una volta individuati significativi elementi sintomatici di irregolarità, i successivi approfondimenti hanno riguardato alcune aziende agricole che avevano richiesto e ottenuto ingenti provvidenze, a “fondo perduto”, per oltre 1,6 milioni di euro. E così: un magazzino destinato allo stoccaggio è stato trasformato in una lussuosa sala di degustazione; una piccola stalla, ricavata all’interno di una grotta, si è trasformata in una struttura high-tech capace di ospitare 60 capi di bestiame; un manufatto fatiscente è ora una struttura ricettiva agrituristica di 16 ettari. Alcune situazioni di irregolarità sono state segnalate alla Procura Regionale della Corte dei Conti, che ha delegato specifici accertamenti finalizzati a definire le responsabilità del danno erariale rilevato. Cinque imprenditori deferiti alla competente A.G. per aver percepito erogazioni ai danni dello Stato, in violazione degli artt. 316 bis e ter del codice penale.
La complessa ed articolata attività di indagine ha dunque permesso di accertare che, mediante l’utilizzo di documentazione attestante il falso e/o attraverso un’istruttoria eseguita in maniera superficiale, sono state indebitamente elargite somme per 1.600.000 € con un conseguente danno all’erario di pari entità. I fatti oggetto di indagine ai fini penali, hanno inoltre consentito di eseguire sequestri preventivi nei confronti di alcuni indagati, anche nella forma “per equivalente”, per oltre 500.000 €.