“Lavorando insieme per nuove forme di presenza ecclesiale”. Lettera della Cei per il post pandemia
AVEZZANO – Dalla Diocesi dei Marsi ci è stato inviato un prezioso documento, firmato dalla CEI (conferenza episcopale italiana), in cui oltre a fornire alcuni orientamenti in materia di liturgia, ci invita a guardare alla ripresa autunnale delle attività pastorali “lavorando insieme per porre le condizioni per aprirci a nuove forme di presenza ecclesiale”.
Vi riporteremo il testo integrale del documento.
“Cari Confratelli,
nel corso dell’ultima riunione della Presidenza (8-10 luglio) abbiamo cercato di riflettere sulle criticità che il nuovo anno pastorale verrà a presentarci e su come poterne trattare nella prossima riunione del Consiglio Episcopale Permanente (21-23 settembre) e, quindi, in Assemblea Generale (16-19 novembre). Quanto abbiamo vissuto nei mesi scorsi porta a misurarsi con pesanti conseguenze a livello sociale ed economico, mentre resta viva la preoccupazione per il riaccendersi di taluni focolai e, soprattutto, per l’emergenza sanitaria che ancora interessa ampie zone del mondo. Sul piano assistenziale e caritativo la risposta del mondo civile ed ecclesiale è stata straordinaria, senza smettere di essere continuativa; oggi, tuttavia, diventa decisivo aiutarci a leggere in profondità questo tempo e i bisogni che veicola, lavorando insieme per porre le condizioni con cui aprirci a nuove forme di presenza ecclesiale.
Il tempo presente, con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche. Siamo all’interno di una situazione storica che invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente. In questa prospettiva vorremmo chiedere al Consiglio Permanente e – se verrà ritenuto opportuno – all’Assemblea Generale, un valido e qualificato contributo per riscoprire il primato dell’evangelizzazione e ripensare gli strumenti più adeguati per fare sì che nessuno sia privato della luce e della forza della Parola del Signore. Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima, la riunione del Consiglio Permanente e l’Assemblea dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro.
Siamo tornati con gioia a celebrare l’Eucaristia con il popolo: un ritorno segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato. Occorre un saggio discernimento per cogliere ciò che è veramente essenziale. La consegna della nuova edizione del Messale Romano sarà un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita.
La Segreteria Generale, a più riprese, ha sottoposto al Ministero dell’Interno la richiesta di poter superare il limite delle 200 persone nelle chiese in cui tale aumento non compromette comunque il rispetto delle norme di distanziamento sociale. Al riguardo, martedì 21 luglio il Ministero ha risposto (in allegato), trasmettendo il parere del Comitato Tecnico-Scientifico che “sottolinea la vigenza attuale del DPCM 14/07/2020 che disciplina la fruizione dei luoghi durante le manifestazioni in luoghi chiusi, compresa la possibilità di rimodulazione del numero massimo di persone da parte delle Regioni e delle Province autonome che possono stabilire un diverso numero massimo di persone in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi”. Si rimane ancora in attesa di risposta circa le condizioni per un ritorno dei cantori e dei cori nelle celebrazioni.
Il quesito relativo alla possibilità dei familiari di partecipare insieme alle celebrazioni, stando in uno stesso banco, trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana. Non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà i sacramenti, a partire da quelli dell’iniziazione cristiana. È bene aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario. Nella celebrazione del sacramento della Cresima – oltre ad assicurare il rispetto delle indicazioni sanitarie – in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando. La stessa attenzione sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati.
La ripresa autunnale delle attività pastorali sarà necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali sono legate a valutazioni regionali. Rinnoviamo tutta la nostra riconoscenza ai sacerdoti e ai catechisti per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali. Ora ci attende il compito delicato di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale. I nostri Uffici catechistici, coordinati da quello nazionale, stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal “si è sempre fatto così”, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre.
In attesa di incontrarci nel Consiglio Permanente e nell’Assemblea, restiamo in comunione di preghiera. Preghiamo e invitiamo a pregare perché il Signore liberi il mondo dalla pandemia e dalla violenza. Preghiamo perché lo Spirito Santo ci suggerisca i pensieri e i sentimenti più opportuni per entrare con serena fiducia e attenta vigilanza negli orizzonti che il nuovo anno ci viene a proporre.
A tutti un fraterno augurio nel Signore”.