Le coperte abruzzesi esaltano l’arte tessile oltre i confini regionali
CHIETI – Dall’Ottocento, delle coperte abruzzesi di calde tessiture in lana vergine, portarono alla tradizione locale della tipicità di produzione.
Tuttavia, in diversi paesi della provincia di Chieti, molte donne si dedicarono a questa arte e, a Taranta Peligna, uno dei luoghi che vanta queste manifatture, furono creati i primi lanifici risalenti al Basso Medioevo.
Queste coperte si caratterizzano per la loro rilevante pesantezza e per i colori accesi con le bordature ornate da frange di lana, tutte rigorosamente eseguite a mano.
Nelle figurazioni troviamo motivi floreali, geometrici o gotici e, a partire dagli anni sessanta, la creatività si ampliò anche su dei soggetti angelici.
Ma andando a ritroso nel tempo, troviamo le coperte più antiche ossia le “Tarante” o “Tarantole”.
Esse venivano intessute con del colore nero, per poi beneficiarne a mo’ di mantelline per i militari borbonici o come vele delle piccole navi militari.
A seguire, per mezzo della transumanza e per il progresso sugli scambi economici e culturali, la produzione di questi beni tessili intraprese una direzione molto più accogliente, infatti, le confezioni più raffinate venivano donate alle neo-spose per arricchire il loro corredo ed utilizzarle come copriletto.
In foto, possiamo ammirare un esempio di manifattura abruzzese reversibile la quale, con dei colori della classica produzione locale, lascia ergere in rilievo degli eleganti motivi floreali che percorrono consecutivamente tutto l’operato tessile.
Contornati da delle forme geometriche ottagonali che si collegano tra loro mediante due linee parallele, sprigionano un concetto dalla motivante analisi, ossia la morbidezza della figurazione floreale con la contrastante inflessibilità della geometria che, unite magistralmente tra loro, profilano un carattere dal delicato e al contempo deciso impatto visivo.
Attenzionando le frange di lana ci soffermeremo sull’estro conclusivo delle tessitrici che, elaborando degli intrecci distanziati in egual misura, eseguivano le bordature con il principio della morbidezza, quasi a volersi distaccare dall’operosità di quel filato estremamente pieno e compatto, eseguito coerentemente sull’intera coperta.
Per giunta, senza usufruire di macchinari di tessitura, con molta pazienza e passione, portarono avanti la loro fantasia concretizzandola con dei bellissimi lavori ben apprezzati oltre i confini della regione e che, ad oggi, vengono ammirati per quelle singolari caratteristiche che orgogliosamente profumano d’Abruzzo.