“Le fu posto il nome di Gemma…”: storie e tradizioni legate alla figura di Santa Gemma da Goriano Sicoli
SAN SEBASTIANO DEI MARSI- Questa mattina, nell’appuntamento settimanale con i racconti del Cioccolatino Storico, vi abbiamo trascritto ciò che monsignor Corsignani scrisse su Santa Gemma da Goriano Sicoli nella sua opera la “Reggia Marsicana”: viceversa, in questo articolo, vogliamo spiegarvi brevemente i rituali legati alla venerazione di tale Santa.
C’è una bellissima frase scritta dal compianto giornalista/scrittore francese Jean d’Ormesson che dice: “Viviamo in gran parte su quello che ci è stato trasmesso da coloro che ci hanno preceduto. La tradizione è un insieme di scritti, di idee, di invenzioni, di abitudini alle quali ci riferiamo ancora oggi e che rappresentano l’eredità del passato”.
Mai citazione è più indicata per descrivere i riti legati alla festa in onore di Santa Gemma.
I festeggiamenti iniziano la mattina dell’11 maggio a San Sebastiano dei Marsi dove una ragazza, vestita in abiti tradizionali (un’ampia gonna di panno rosso e uno scialle azzurro) alla testa dei una processione si avvia verso il paese di Goriano Sicoli.
La ragazza porta percorre il tratto di strada a piedi nudi e in mano un grosso cero votivo e la seguono i parenti, gli amici e tutta la gente di San Sebastiano.
Questa sorta di processione, al limite tra il sacro e il profano, ricostruisce il trasferimento della Santa dal suo luogo natale fino al paese di Goriano: il Corsignani ci racconta di come fu l’intera famiglia nel trasferirsi nel piccolo centro posto nella Diocesi di Sulmona-Valva, viceversa un’altra fonte ci parla di come Santa Gemma – rimasta orfana a seguito di una pestilenza- insieme alla sua comare si trasferì a Goriano con il suo gregge (tenete a mente questa fonte).
Una volta che la giovane ragazza e l’intera processione arriva nei pressi di Goriano Sicoli viene raggiunto dal corteo – con a capo le autorità religiose e civili – provenienti dal paese stesso: una volta uniti, i due gruppi con grande commozione si salutano e la banda e gli spari aprono i festeggiamenti avviandosi verso il paese.
Arrivati in paese, la ragazza viene accompagnata all’interno della casa di Santa Gemma ove viene accolta molto calorosamente dalla comare: la casa in questione è stata precedentemente abbellita e soprattutto adornata.
Una cosa spicca all’occhio del curioso, ovvero che la casa è ricolma di pane preparato nei giorni precedenti alla festa dalla comare e dagli abitanti del paese.
Ovviamente il pane è l’alimento per eccellenza del genero umano: possiede una valenza sacra (pensiamo all’Eucarestia) ma anche una valenza quotidiana (senza pane non c’è vita).
A tal proposito lo storico delle religioni Angelo Brelich scrisse: “Appropriarsi a scopo alimentare di qualcosa che appartiene a quel Mondo (sacro, non umano) richiede la possibilità e la capacità di entrare in dialogo con il sovrannaturale”.
Comunque, il pane verrà benedetto e poi consegnato alle famiglie del paese: una tradizione simile ad alcuni paesi della Marsica (pensiamo alle panette di Sant’Antonio Abate).
Comunque, dopo esser stata rifocillata la ragazza che interpreta la Santa esce, accompagnata da altre giovani del paese, e consegna il pane benedetto.
Il giorno successivo, ovvero il 12 maggio, i festeggiamenti proseguono con la messa e la processione: poi la ragazza riparte per San Sebastiano con un carico di dolci e altre leccornie, che consumerà insieme ai compaesani durante la festa per il suo ritorno.
Piccola nota storica, il culto di Santa Gemma fu confermato da papa Leone XIII il 28 aprile 1890.