Le luminarie di Tagliacozzo accendono l’attenzione sulla sanità
TAGLIACOZZO – “Questo sarà un Natale diverso, atipico, ma abbiamo ritenuto giusto regalare ai nostri concittadini il calore delle luci perché abbiamo bisogno di speranza e le luci ne sono il simbolo”. Lo afferma il sindaco, Vincenzo Giovagnorio, che aggiunge: “abbiamo scelto di disseminare il cielo di Piazza dell’Obelisco con mongolfiere luminose, a significare il sogno e l’idea di fluttuare liberi, nel vento delle emozioni, nel cielo della vita e nell’orizzonte di un futuro più sereno”. Il direttore artistico del progetto, Pasquale Pilone, ha proposto una doppia lettura dell’illuminazione: estetica e solidarietà. Innanzitutto una motivazione etica che detta maggiore sobrietà nelle celebrazione di questo Natale, non tralasciando le gravi difficoltà economiche che molte persone stanno vivendo in questo periodo a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia in atto. “A motivo moralmente importante – continua il sindaco – siamo più che obbligati a risparmiare un congruo quantitativo di fondi pubblici che destineremo – d’intesa con i consiglieri di opposizione Vincenzo Montelisciani e Romana Rubeo -, all’acquisto di uno strumento utile al presidio ospedaliero cittadino, ovvero un nuovo ecografo, attraverso il tramite e in collaborazione con la Croce Rossa Italiana. Daremo così sostegno ai servizi sanitari, in questo momento particolarmente difficile”. Mentre Comuni, volontari, le persone di buonsenso e di alto senso civico si mobilitano per alleviare i disagi della popolazione, le istituzioni politiche e manageriali che detengono il comando, continuano imperterrite ad ignorare le richieste di aiuto provenienti dalla base e a commettere una sequela di errori clamorosi derivanti da impreparazione e incapacità. L’improvvisazione nella gestione dell’emergenza, i provvedimenti e le norme emanati alla rinfusa, le assurdità inapplicabili e incontrollabili sparse a vanvera, dipingono un quadro di una bruttezza inenarrabile che non si addice a questo Natale già triste di suo.