Le paesaggistiche di Michele Cascella enunciano la forza rappresentativa
ORTONA – L’insigne artista Michele Cascella, figlio del grande maestro Basilio Cascella, nacque ad Ortona il 7 settembre 1892 e morì a Milano il 31 agosto 1989.
Nel corso del suo lungo operato artistico dimostrò del forte talento pittorico, compenetrante sullo stile unico e inconfondibile dello stesso.
Le sue numerose opere, rappresentate da soggetti semplici e al contempo efficaci, conquistano la scena con elevatissima espressione elaborativa, raggiungendo un grandioso successo che ne orna di sublime armonia la storia dell’arte.
“Vaso di fiori” è un olio su tela datato 1967, facente parte di una collezione privata.
Il primaverile dipinto racchiude la vaporosità delle mimose in una mescolanza di fiori di campo, creando un’alternanza cromatica dalla fantasiosa stesura, premiante sull’approfondimento visivo.
Infatti, il bouquet floreale, posto in predominanza singolare all’interno di una conca abruzzese, ci trasporta nella tradizione regionale poiché, tale utensile, vi era utilizzato dalle donne per trasportare principalmente l’acqua.
Tuttavia, essendo anche ornamentale, l’idea di inserirvi dei fiori vanta una rusticità tipicamente locale.
Il soggetto, posto su un davanzale probabilmente marmoreo, poiché riflette la colorazione delle mimose e delle violette, dona lucentezza alla composizione pittorica, giacché lo sfondo, presentando un tema serale, marca la natura con delle tinte verde ottanio.
A sinistra, una cascina e un capannone affiorano in evidenza per indurci ad una paesaggistica tipicamente di campagna.
“L’ingresso del portello”, altra grande opera frutto di una stesura ad acquerello e inchiostro su cartoncino, racconta un aspetto periferico milanese con elegante ruvidità dai toni tortora.
Infatti, nell’ammirare il quadro, la strada ci trasmetterà subito l’idea di un accogliente scorcio paesano, rurale e al contempo curato nell’amabile caratteristica distensiva che lo distanzia da un centro urbano.
Eseguito nel 1928, appartiene alle collezioni d’arte della fondazione Cariplo.
Il soggetto, decisamente pittoresco, incentra un arco a sesto ribassato e delle abitazioni che lo contornano.
A sinistra troviamo un albero che, con audacia, sporge la sua chioma verso la strada e, sempre sullo stesso lato, possiamo ammirare il passaggio di una bambina e di una signora.
A destra invece, con tocco violaceo, troviamo una nicchia con dentro dei sacri soggetti scultorei che rispecchiano uno scenario d’altri tempi, poiché vi era usuale incastonare nelle strutture abitative delle edicole votive al fine di infondere della protezione sia agli abitanti del quartiere che alle loro case.
Infatti le donne devote, prendendosene cura con estremo amore, ponevano alla base dei fiori e dei lumini in segno di benevolenza e di profondo rispetto.
Tuttavia ammirando un altro quadro, della Fondazione CRTrieste, che incentra le origini territoriali del pittore, saremo conquistati dall’olio su tela del 1957 “Aranceto a Ortona” che, come fosse una meravigliosa cartolina ritraente un campo di aranceti, si lascia adornare da delle generose scie di violette musicandone la fluidità cromatica complessiva.
In primo piano, un rigoglioso albero colmo di arance mostra la maturità dei suoi frutti, disposti in parte per terra, come a voler annunciare la ricchezza e l’abbondanza proveniente dalla genuinità locale.
…E qui, potremmo rifarci al concetto dell’alpinista John Muir il quale affermò: “Quando un uomo pianta un albero, pianta se stesso”.
Difatti tale dichiarazione, racchiudendo una profondità vitale, ci induce amabilmente alla riconoscenza verso la natura, poiché senza l’intervento della stessa non avremmo vita.
In conclusione, entrando nel mondo di Michele Cascella le nostre pulsioni emotive potranno echeggiare di virtù pittoriche poiché accogliendone l’ottima fattura, ne carpiremo l’amore, il sogno, il fascino e il pregevole rispetto della significativa parola ‘Arte’.
Parola che, riconducibile all’incisiva riflessione di Aristotele, ne orienta le forme nella buona sostanza: “É obiettivo dell’arte rappresentare non l’aspetto esteriore delle cose, ma il loro significato interiore, per questo, non la figura esterna e il dettaglio costituiscono la vera realtà”.