Le panicelle di Taranta Peligna e i chiortani di Magliano de’ Marsi: ecco come si celebra oggi San Biagio nelle due contrade abruzzesi
Il culto di San Biagio è molto sentito in tutta Italia e viene celebrato con tradizioni diverse.
In Abruzzo ci sono due località, in particolare, che legano la devozione al santo a rituali molto particolari: Taranta Peligna e Magliano de’ Marsi.
Le panicelle di San Biagio a Taranta Peligna
Situata alle pendici del versante orientale della Majella, Taranta Peligna sorge nella valle dell’alto corso del fiume Aventino.
Famosa sin dal medio Evo per le famose tarante, cioè coperte artigianali di lana arricchite da decori floreali o geometrici e dalle frange annodate a mano, il 3 febbraio viene festeggiato San Biagio, con un rito che risale al XVI secolo, legato alla appunto alla tradizione della lavorazione della lana.
San Biagio, vissuto nel IV secolo, ricoprì la carica di Vescovo a Sebaste in Armenia, ma a causa delle persecuzioni contro i cristiani fu condannato a morte.
Si narra che il Santo, prima di essere decapitato fu martirizzato con i pettini di ferro usati per pulire la lana appena tosata.
Ma questo non è l’unico episodio associato al santo che è venerato anche come protettore della gola.
La leggenda narra la storia di un bambino soffocato da una spina di pesce, salvato dal Santo con un miracolo. In segno di ringraziamento la madre offrì le candele, prima al Vescovo e poi alla chiesa che sarebbe stata eretta per celebrarne il ricordo.
Nel giorno che precede la festa, tutti i tarantolesi si riuniscono per preparare le cosiddette “panicelle” cioè piccoli pani, a base di farina ed acqua, che raffigurano quattro dita distese che riproducono la forma di una mano benedicente e marchiate con il timbro raffigurante San Biagio.
Le forme vengono poi messe su delle assi chiamate “piatene” e portate in processione da ragazze e ragazzi in costume tipico a cuocere al forno del paese.
Nella chiesa di San Nicola, al termine della funzione religiosa, è tradizione farsi benedire la gola dal sacerdote che pone sotto il mento due candele incrociate.
Subito dopo, si svolge una solenne processione a cui segue la distribuzione delle “panicelle” che i fedeli mangiano o conservano con devozione.
“I chiortani di Santo Biaso” a Magliano de’ Marsi
Situato nell’area dei Piani Palentini, Magliano de’ Marsi si trova al centro della Marsica, dominato dal massiccio del monte Velino che appartiene alla catena montuosa del Sirente-Velino
Il 3 febbraio la Pro Loco di Magliano dei Marsi organizza ogni anno la manifestazione “I chiortani de Santo Biaso”.
Il programma inizia con la solenne Celebrazione Eucaristica nella chiesa di Santa Lucia, in cui viene benedetta la gola con olio profumato contro i malanni di stagione e i chiortani.
Successivamente membri della Pro Loco accendono i suggestivi fuochi nei pressi del sagrato della chiesa di Santa Lucia e distribuiscono tè caldo e i famosi chiortani, cioè delle ciambelle oppure dei panetti di pasta morbida arricchiti da semi di anice.
La festa del santo martire armeno Biagio è una ricorrenza che per la comunità di Magliano si perde nella notte dei tempi.
Poco distante dal centro abitato, lungo la via che porta a Rieti, sorge una cappellania dedicata a San Biagio definita tutt’ora “Santo Bbiaso”, ora in decadimento.
Purtroppo non siamo in possesso delle informazioni riguardanti la fondazione della chiesa, sappiamo però, grazie al resoconto di una visita pastorale del vescovo dei Marsi che la chiesa era splendida sia sotto l’aspetto artistico che per l’arredo liturgico per la presenza di un maestoso crocifisso ligneo del ‘700.
Nel febbraio del 1861, però, un manipolo di mercenari del regno delle due Sicilie, che da Rieti si stavano dirigendo verso Napoli, la saccheggiarono.
L’Abate della cappellania, tale Domenico Tavani, prese le reliquie del santo, accompagnate da una bolla di autenticità, i chiortani e la benedizione della gola e la trasferì nella cappellania dedicata ai santi Giovanni Battista e Carlo nel cuore di Magliano.
Il terremoto del 13 gennaio 1915 danneggiò la chiesa, che successivamente venne convertita in cinema, ma non toccò la tradizione dei chiortani.