Le proroghe non salvano i Tribunali. La Politica abbia il coraggio di decidere e rispondere di ciò che fa. E che non fa…
AVEZZANO – La felicità viene domani. Questa frase, che avrete letto spesso nei posacenere dei ristoranti fino a qualche anno fa, è divenuta l’idea base della politica italiana. Non si decide mai, “Domani!”, come diceva la mitica “Parisina” di “Non ci Resta che Piangere” con Benigni e Troisi.
E infatti, non ci resta che piangere se la politica non decide per evitare di prendere decisioni e assumersi responsabilità. Ed è ancor più triste vedere folle plaudenti di parlamentari locali, consiglieri e assessori regionali e provinciali, sindaci, consiglieri e persino avvocati e loro presidenti, spellarsi le mani, fin qui all’osso, per la nuova proroga rispetto alla decisione di chiudere o meno i tribunali minori, anche detti “Tribunalini“.
Con le proroghe non si fa la politica, si prende in giro la gente che, in buona sostanza, alla fine è il vero utente finale del servizio pubblico Giustizia. Se un Tribunale non ha la garanzia della sopravvivenza difficilmente vedrà personale, strumenti, risorse e quant’altro per farlo funzionare. Se un Tribunale non si sa se sopravviverà, nessuno avrà l’incentivo per chiedere di andarci a lavorare, e ci riferiamo ai magistrati, e magari cercheranno, al contrario, di farsi spedire in una sede più prestigiosa e stabile.
E se un tribunale viene chiuso, le conseguenze scenderanno a pioggia sulla presenza, a livello quantitativo e di grado, delle forze dell’ordine e di tutte le strutture connesse alla presenza degli uffici giudiziari.
Chi scrive, ahilui, ha iniziato a scrivere queste cose già oltre 25 anni fa, quando si iniziarono a sentire le prime voci circa la necessità di ridisegnare la geografia giudiziaria italiana. La soppressione delle Preture, dettero l’assaggio della linea che ci voleva seguire, poi iniziarono i primi accorpamenti e ancora più avanti, su proposta del Csm al governo dell’epoca, alla Ministra Paola Severino, per il riassetto definitivo della dislocazione degli uffici giudiziari italiani. Di lì il valzer delle proroghe, delle sospensioni, dei decreti per il Sisma dell’Aquila e via dicendo.
Ora basta. Inutile andare dietro a manifestazioni, tanto vecchie quanto assolutamente ininfluenti, simboliche e senza ma chiedere con fermezza una decisione definitiva e coraggiosa da parte della Politica. La Politica, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e la Ministra Marta Cartabia, è l’arte dell’impossibile, della visione e delle decisioni, talvolta anche impopolari, ma ami di quelle insensate. Comunque sia, però, la Politica deve decidere e assumersi le responsabilità delle decisioni che adotta.
Sia consentito al povero cronista di campagna, di menzionare due avvocati avezzanesi che, tra i primi se non proprio i primi, hanno denunciato e poi lottato, unitamente al cronista di cui sopra, per evitare le chiusure dei tribunali subprovinciali come quelli di Avezzano – Sulmona – Lanciano – Vasto. Parliamo degli avvocati Leonardo Casciere e Abramo Ranalli. Ma tutti gli altri fecero spallucce, con un risolino beffardo e impietosito, quasi a voler sottolineare una sorta di patologia autopersecutoria dei due legali e del cronista in questione. Ma il tempo ha chiarito come stavano le cose e, ora, chi faceva spallucce implora le proroghe, le proroghe, le proroghe…