Le Storie dello Storico. Cocullo, tra Santi e Serpenti

COCULLO – Proseguiamo il nostro viaggio lungo l’antica Via Valeria lasciando la bellissima Marsica ed approdando nella stupenda Valle Peligna. Nella tappa di oggi vi parleremo di una festa davvero particolare che unisce sacro e profano, mondo pagano e cristianesimo: stiamo parlando della Festa dei Serpari. Seguiteci, sarà una storia davvero emozionante.

Ma prima di iniziare questo nostro viaggio, vi citeremo una frase davvero particolare scritta dal viaggiatore inglese Edward Lear nel suo “Viaggio attraverso l’Abruzzo pittorico”, egli scrive: “Ogni persona morsa da un serpente o da un cane arrabbiato, si trovi a Napoli o a Roma, non perde tempo per partire alla volta del Santuario di San Domenico in Cocullo; qui si svolge una festa annuale alla quale partecipano numerosissimi serpari, e sul pavimento della chiesa, così mi è stato raccontato da molti, striscia un groviglio di serpenti”. Fatta questa piccola ma importante premessa possiamo iniziare questa nostra storia. Questa antica tradizione inizia negli ultimi giorni del mese di marzo quando i serpari si recano dei monti vicini in cerca dei serpenti non velenosi: in genere appartengono alle specie Cervone, Biscia del Collare, Biacco e Saettone. Per 15-20 giorni questi animali vengono trattati molto bene e nutriti con uova sode e topi morti in attesa della grande festa.

San Domenico da Sora (o Abate)

Anticamente la Festa dei Serpari andava in scena la prima domenica del mese di maggio, invece dal 2012, tale importante tradizione è stata fissata al 1° maggio. Ma realmente cosa si festeggia in questa festa? Il protagonista principale di questa festa non è la “serpa” ma bensì San Domenico abate patrono di Cocullo e di Villalago. Domenico era un monaco benedettino originario di Foligno che, attraversando il Lazio e soprattutto l’Abruzzo edificò monasteri, eremi e rafforzò la fede delle genti a cui predicava. Nel borgo di Cocullo San Domenico restò per circa sette anni e qui vi lasciò un suo dente ed un ferro di cavallo che la gente locale, dopo la morte del santo avvenuta a Sora nel 1031, venerano come reliquie. Difatti la festa inizia con un gesto davvero particolare, quello di tirare con i denti la corda di una campanella che era posta nella cappella di San Domenico e tutt’ora, per via dei danneggiamenti seguiti al sisma dell’Aquila del 2009, è posta nella cappella della parrocchia di Madonna delle Grazie. Quando, intorno a mezzogiorno, esce il simulacro di San Domenico abate viene letteralmente coperto di serpi: è un momento davvero particolare di questa festa. Terminata la Sacra Funzione la statua viene riposta in chiesa e le serpi vengono riportante nel loro habitat naturale.

E qui sorge la classica domanda: allora, cosa centrano le serpi? Una tradizione, che non da tutti gli storici ed antropologi è condivisa, vuole che tale vicenda sia una “cristiana” trasposizione dell’antico culto pagano della dea Angizia. Nel precedente articolo vi abbiamo parlato del santuario di Lucus Angitiae e del culto della dea che “salvava” il suo popolo dai morsi mortali dei serpenti. Viceversa, altri sostengono che tale festa discenda dall’episodio mitico dei serpenti nella culla di Eracle: difatti, nella località Casale, sono stati rinvenuti alcuni bronzetti raffiguranti Eracle. Dal punto di vista cristiano il culto di San Domenico Abate lo si può ricondurre nel campo taumaturgico, ovvero la figura del santo può garantire protezione e sanificazione di determinate parti del corpo colpite dal male. Per spiegarci meglio: le reliquie dei denti (una conservata a Cocullo e l’altra a Sora) ci portano nel pesare che il culto di San Domenico sia volto alla protezione dal mal di denti, Qualcosa di simile la si può rivedere anche a Magliano dei Marsi e ad Alba Fucens con la presenza delle reliquie e di un affresco (conservato nella chiesa di Santa Lucia in Magliano dei Marsi) raffigurante un’altra santa invocata contro il mal di denti, Santa Apollonia. Oppure, le reliquie dei denti di San Domenico sono un chiaro segnale che è anche patrono contro il morso delle serpi e di altri animali.

Fatto sta che la Festa dei Serpari è una delle pagine di fede, di tradizione e di storia più belle del panorama abruzzese: ve la consigliamo, appena passata questa pandemia da Covid-19.

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