“Le Storie dello Storico”. Scurcola Marsicana vista dagli occhi di uno strano inglese
SCURCOLA MARSICANA- Proseguiamo il nostro viaggio lungo l’antica Tiburtina Valeria: oggi faremo tappa nella bellissima cittadina di Scurcola Marsicana. Un luogo in cui si fonde l’elemento antico e la modernità: ma oggi vivremo questa tappa in compagnia di uno “strano inglese” che, verso la fine degli anni ’40 del 1800 viaggiò negli Abruzzi. Sto parlando del pittore ed incisore Edward Lear. Seguiteci sarà un viaggio davvero interessante!
Lear, nel suo “Viaggio attraverso l’Abruzzo pittorico”, scrivendo di Scurcola inizia consì: “Durante un pomeriggio ho fatto escursione sui campi di granturco, o grano indiano, a Scurcola, un paesino di millecinquecento abitanti, alla sui sommità si trovano il castello in rovina dei Colonna e la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, che prese il posto del convento celestiniano fondato da Calo d’Angiò dopo la vittoria del 1268. Anche qui si ha una veduta completa della piatta distesa coltivata in cui la battagli fu combattuta. In cima al paese c’è la casa dei Bontempi, una delle più antiche famiglie di questa zona…”. Inizialmente lo scrittore inglese ci da delle informazioni davvero interessanti: inizia con il raccontarci del numero della popolazione (millecinquecento persone) e poi ci narra anche delle coltivazioni agricole presenti nel territorio (come la coltivazione del mais). Scorrendo oltre, Lear ci da una informazione storica davvero importante inerente alla Rocca Orsini. “Alla sui sommità si trovano il castello in rovina dei Colonna”: il castello di Scurcola Marsicana vanta una storia davvero antica, il primo nucleo di tale struttura militare la simile all’antico castello dei De Pontibus di San Pio delle Camere. Successivamente il castello venne trasformato da semplice struttura che era a salda Rocca: siamo nel ‘400 e l’opera fu finanziata da Gentile Virgilio Orsini e realizzata da Francesco Di Giorgio Martini. Solo nel XVI passò ai Colonna: inoltre, in questo frammento di testo vi è la presenza della chiesa di Santa Maria della Vittoria e di una importante famiglia della zona, i Bontempi.
Il Pittore inglese continua scrivendo: “Del monastero di Santa Maria rimangono solo pochi muri in rovina; le frequenti inondazioni del lago, i terremoti e le altre cause spinsero i monaci ad abbandonarlo nel medioevo; e tutte le cose magnifiche con cui era ornato da Carlo I, che le aveva portate via dalla distrutta Alba, rovinarono in rapido l’oblio. La sua famosa immagine della Madonna, fatta fare in Francia per ordine del re vittorioso, e racchiusa in una cassa di legno, esiste ancora nella chiesa di Santa Maria di Scurcola, nella quale mi è stata fatta vedere. Come mi è stato riferito, grazie ai fleurs-de-lis dorati che la ricoprivano, nel secolo scorso non è stata saccheggiata da alcuni soldati francesi. La scoperta di queste immagini tra le rovine del monastero risale, secondo un antico documento dei Buontempi, e citato dal Corsignani verso l’anno 1520, quando, secondo la leggenda, la Vergine comparve in sogno ad una donna di Tagliacozzo e le indicò il luogo dove quella reliquia perduta sarebbe stata rinvenuta. Essa, quando fu portata alla luce, fu ugualmente pretesa come propria dagli abitanti di Scurcola, perché ritrovata nel loro territorio, e da quelli di Tagliacozzo perché, se essi non ne avessero fatta ricerca, mai sarebbe stata ritrovata. Per porre fine ai loro dissensi, il vescovo dei Marsi ordinò che l’immagine e la sua cassa fossero separatamente messe sul dorso di due giovani muli: esse dovevano camminare a loro piacimento e dove si fossero fermate sarebbe stato il sito della nuova chiesa. Le mule andarono a San Donato e in altri luoghi e andarono vicino a Tagliacozzo, lusingandone gli abitanti, ma improvvisamente cambiarono direzione e andarono di corsa a Scurcola, donde non vollero più muoversi; perciò ivi fu eretta l’attuale chiesa di Santa Maria della Vittoria”.
Il frammento in questione è davvero importante! Qui Lear ci racconta la triste sorte dell’antico monastero di Santa Maria, sbagliando anche qualche punto, e vediamo quale. “Le frequenti inondazioni del lago, i terremoti e le altre cause spinsero i monaci ad abbandonarlo nel medioevo”: cosa notate che non va? Le inondazioni del Lago Fucino, era parecchio lontano dal luogo di culto in questione: forse Lear alludeva alle probabili inondazioni del vicino Fiume Salto. Per quando concerne i terremoti, li lo scrittore inglese aveva pienamente ragione. Proseguendo la lettura del testo, Lear ci pone una punto davvero interessante inerente alla realizzazione del Monastero in questione, voluto da Carlo I d’Angiò dopo la vittoria su Corradino di Svevia nel 1268: ci parla dell’uso delle antiche vestigia di Alba per l’edificazione di tale chiesa. Infine, il pittore inglese racconta della riscoperta dell’antica statua della Madonna della Vittoria: citando anche il Corsignani, autore della nota “Reggia Marsicana” e ponendo all’attenzione del suo pubblico anche i due miracoli legati ad essa: quello del rinvenimento della statua, nel 1520 ad opera di una ragazza di Tagliacozzo a cui era andata in sogno la Madonna e quello legato alle povere mule che trasportavano sia la cassa e sia la statua della Madre di Dio. Come si dice: “paese che vai, usanze che trovi!”.