L’immensità in un paese: Castelvecchio Subequo con la chiesa e il convento di San Francesco valorizza con la storia il concetto di Bellezza
CASTELVECCHIO SUBEQUO – Osservando l’immensità di un antico paese, possiamo riempire i nostri polmoni del più puro ossigeno e dei più grandi pensieri rivolti alla Bellezza.
Difatti proprio nelle piccole preziosità d’Abruzzo, ergono le più maestose realtà che si tramutano in ‘Storia da Amare’ e da condividere in collettività.
Castelvecchio Subequo è uno di quei luoghi abruzzesi ricamati dal tempo e, adagiato su uno sperone di monte di roccia Putano, diamanta di antichissima origine i piedi del monte Sirente.
Con il suo sorprendente passato è stato un protagonista territoriale di vivo interesse storico e culturale.
Nei vicoli, che profumano di aria fresca anche d’estate, si affacciano orizzonti ammirevoli e paesaggistiche dal tocco remoto, traendone un’immagine di forza che non si lascia condizionare dalle tossicità ‘di un tempo in corsa’.
Nella piazza di San Francesco vi è la chiesa in suo onore
Introducendoci nella fascinosa piazza di San Francesco, ci troveremo dinnanzi ad un raro esempio di architettura francescana, si tratta proprio della chiesa di San Francesco con l’annesso convento, rilevante per la sua importanza storica oltre che per le ricchezze spirituali che possiede al suo interno.
La costruzione della chiesa con l’attiguo convento, fondata nel tredicesimo secolo, essendo ornata da una interessante facciata barocca risalente al 1647, incentra meravigliosamente una fusione temporale che si univoca magistralmente nelle differenti lavorazioni prodotte.
Ma a causa del sisma del 2009 è stato necessario l’intervento di vari rinforzi strutturali, nonché il riposizionamento e consolidamento del campanile che aveva subito una brusca rotazione.
La chiesa si sviluppa su tre navate ed è ornata da ricchi altari rinascimentali e barocchi, di cui l’altare maggiore vi è decorato da statue lignee.
Nella cappella gotica, dedicata a San Francesco, troviamo dei straordinari affreschi del trecento di grande elevatezza artistica e culturale, provenienti dalla scuola di Giotto e raffiguranti la vita del santo.
Inoltre, con intensa testimonianza cattolica, la chiesa conserva accuratamente un importantissimo reliquiario d’argento, ovvero un’ampolla contenente il sangue di San Francesco sgorgato dalle sue stimmate.
In tal contesto, si ricorda con venerazione anche la data del primo ottobre 2013 poiché c’è stato il miracolo della liquefazione del sangue.
Pregevolezze di arte sacra decorano il convento con accesa entità spirituale
Nel convento, un piccolo museo di arte sacra prende la scena con i suoi preziosi, una croce da altare del 1403 – realizzata dall’orafo sulmonese Nicola Piczulo – e dei reliquiari risalenti al quattordicesimo-sedicesimo secolo.
Inoltre vi è la Vergine col Bambino e due angeli detta “Pasquarella”, delle monete e bronzetti romani e medievali e due statuette lignee del quindicesimo secolo raffiguranti Santa Caterina d’Alessandria e San Ludovico di Tolosa.
Nel 1902 questa meravigliosa struttura architettonica essendo stata dichiarata ‘Monumento Nazionale’ per la sua grande espressione artistica e storica, ha reso al nostro Paese un forte orgoglio poiché, incentrando il valore della cultura e dell’arte nel beneficio della tradizione locale, è riuscita ad esaltarne di sensibilità il principio dell’accoglienza, introiettandolo ad ogni passante che, fascinosamente, ne può attenzionare le vesti di un percorso storico.
D’altro canto, come sosteneva lo scrittore Marcus Garvey “Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici”.
Tuttavia è nostra premura tutelare quelle eredità materiali che si traducono in abbondanza morale, al fine di usufruirne con coscienza e conoscenza per poi consegnarle ai nostri posteri nel rispetto di quelle integrità che hanno consolidato di virtù le nostre vite.