L’integrazione dei disabili non è una priorità della Regione di Marsilio: fondi al lumicino. Ranieri e Ferrante (Cgil): «Risorse solo per il 14% delle domande»
PESCARA – Sembra non essere una delle priorità dell’attuale governo della Regione Abruzzo di Marco Marsilio e del centrodestra l’indipendenza e l’inclusione delle persone con disabilità o diversamente abili.
Sarebbero, infatti, stati drasticamente abbattuti, stando a quanto sostengono il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e il responsabile regionale Cgil Ufficio politiche per la disabilità, Claudio Ferrante, a proposito della graduatoria per i fondi regionali di “Vita indipendente”, dicendosi pronti a clamorose azioni di protesta.
L’accusa centrale riguarda il fatto che i fondi messi a disposizione non servono a coprire nemmeno un quarto delle necessità. Insomma, per dirla alla paesana, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori.
«Sui fondi per la “Vita indipendente” assistiamo ad un vergognoso ed irresponsabile atteggiamento della Giunta regionale, che, di fatto, dichiara la morte delle politiche per la disabilità.
Le somme stanziate ammontano a 600mila euro, a fronte di domande per un totale di oltre quattro milioni di euro: solo il 14% delle richieste, cioè 72 su 511, potrà essere soddisfatto.
Questo è un attacco all’autodeterminazione e, quindi, alla dignità e alla vita di tante persone con gravissima disabilità.
La Regione Abruzzo, come prevede la legge Regionale n. 57 del 23 novembre 2012, si sta apprestando a pubblicare la graduatoria, ma le risorse stanziate ammontano a 600mila euro, a fronte di risorse necessarie pari a 4.286.000 euro per dare una risposta alle 511 istanze avanzate.
L’anno scorso – ricordano Ranieri e Ferrante – ci fu una situazione analoga, ma grazie alla battaglia della Cgil alla fine furono trovate risorse per coprire il 100% delle domande.
Il diritto alla vita indipendente, d’altronde, viene sancito dalla legge 162 del 1998 e ribadito dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con la legge 18 del 3 marzo 2009.
«La Vita Indipendente promuove l’integrazione delle persone con disabilità e favorisce la domiciliarità, producendo un notevole risparmio sulla spesa sociale e sanitaria»
Forse alla Regione Abruzzo non è ben chiaro cosa significhi Vita Indipendente. La persona disabile – sottolineano i due esponenti Cgil – può gestire in prima persona la propria vita sulla base della valutazione dei propri bisogni e progetti.
La Vita Indipendente promuove l’integrazione sociale delle persone con disabilità e favorisce la domiciliarità. In altre parole, un notevole risparmio sulla spesa sociale e sanitaria, attenuando l’onere assistenziale a carico delle famiglie.
In estrema sintesi, Vita Indipendente vuol dire migliorare la qualità della vita della persona disabile e di chi gli sta accanto.
Lo stanziamento di soli 600mila euro rappresenta un colpo mortale all’intero Welfare sulla non autosufficienza.
Forse – aggiungono – né il governatore Marco Marsilio né l’assessore alle Politiche sociali, Pietro Quaresimale, si rendono conto che escludere l’86% delle persone con gravi disabilità che hanno fatto domanda significa interrompere il percorso di vita di tanti cittadini che grazie a questa legge sono andati a vivere autonomamente, distaccandosi dai propri nuclei familiari.
Vuol dire interrompere il rapporto di lavoro con i propri assistenti, disintegrare l’autodeterminazione e la dignità delle persone con disabilità».
Ranieri e Ferrante, nel chiedere un incontro urgente a Marsilio e Quaresimale, auspicano che la Regione possa «fare marcia indietro e stanziare la somma necessaria per garantire l’autodeterminazione a tutte le persone che in Abruzzo abbiano inoltrato la domanda.
In assenza di risposte concrete e novità – concludono – siamo pronti a clamorose azioni di protesta, a tutela di tantissimi cittadini con disabilità».