Lo Shuttle? Figlio tecnologicamente avanzato del “Silbervogel” nazista con cui Hitler voleva annientare New York
Chi riteneva che lo Space Shuttle fosse una realizzazione tutta americana sbagliava di grosso.
LO SHUTTLE NAZISTA
I nazisti, all’epoca della seconda guerra mondiale, avevano pensato di realizzare un aviomobile che potesse arrivare volando in qualsiasi parte del mondo facilmente, velocemente e senza essere intercettato. Doveva poter trasportare un carico utile di qualche migliaio di chili. Il mezzo non era adibito al trasporto truppe o vettovagliamento. La sua finalità era quella di bombardare gli USA. Albert Speer, ministro degli armamenti nella Germania nazista, racconta nelle sue memorie che Hitler era affascinato dall’idea di una New York in fiamme già nel 1937.
LE ORIGINI
Nel 1938 Göring ispirò il progetto col suo discorso dell’otto luglio di quell’anno. L’uomo si lamentava così: “Mi mancano bombardieri in grado di volare fino a New York con un carico di 4 tonnellate e mezza. Sarei felice di averli, almeno zittirei l’arroganza di oltreoceano.” E così si diede il via al progetto per un simile aereo, uno dei tanti presentati per mandare in solluchero l’ego del Führer. Tutti rientravano in quella categoria di studi nazisti chiamata Wunderwaffen o “armi meraviglia”. Funzionavano? Poco, spesso erano solo sulla carta, ma Hitler era contento ed erano parte del repertorio di Goebbels ministro della Propaganda del Terzo Reich per i suoi scopi di falsa informazione.
CHI VOLEVA IL BOMBARDIERE?
I progetti di bombardieri a lungo raggio avevano uno sponsor importante: Walther Wever. Era un ufficiale che aveva servito nell’Oberste HeeresLeitung (alto comando dell’esercito) durante la prima guerra mondiale. Ricopriva anche la carica di comandante del ReichsLuftfahrtMinisterium dal 1933 e quella di capo di stato maggiore della Luftwaffe dal primo marzo 1935.
Wever aveva incoraggiato il progetto “Ural Bomber“, un aereo in grado di raggiungere (e bombardare) gli Urali e nacque il Dornier Do 19. Il primo volo avvenne il 28 ottobre 1936. Era equipaggiato con 4 motori BMW 132 F e raggiungeva la velocità di 315 km/h a pieno carico. Aveva una autonomia di 1.600 km e poteva trasportare armamenti pesanti fino a 1,6 tonnellate. Purtroppo il velivolo non risultò essere granchè performante. Quando morì Wever in un incidente aereo il Do 19 terminò prematuramente i suoi voli.
IL SILBERVOGEL
Hitler pretendeva un aereo a vasto raggio d’azione e i generali intendevano compiacerlo a tutti i costi. Iniziò, così, il programma “Silbervogel” cioè l’”Uccello d’argento”. L’aeromobile era un “bombardiere antipodale” cioè un veivolo sub-orbitale (tipo lo Space Shuttle) alimentato a razzo. Apparteneva al settore di studio degli “Amerika Bomber“. Si trattava di una iniziativa atta allo sviluppo di un bombardiere in grado di colpire la costa orientale degli Stati Uniti partendo da basi europee.
Il progetto incorporava la recente tecnologia del motore a razzo ed il principio fisico del corpo portante. Anticipava il futuro sviluppo di spazioplani come lo X-20 Dyna-Soar degli anni sessanta e lo Space Shuttle degli anni settanta. Considerato troppo complesso e costoso da produrre, il progetto non andò mai oltre la galleria del vento. Chi rese possibile la progettazione di questa macchina volante?
EUGEN SÄNGER
Sänger era nato a Přísečnice in Boemia. Studiò ingegneria civile a Graz e poi a Vienna. Dopo aver letto un saggio di Oberth e il romanzo von Kurd Laßwitz Auf zwei Planeten (su due pianeti) si dedicò all’aeronautica. Manco a dirlo la sua tesi di laurea sul volo dei razzi non ebbe successo e respinta per essere troppo eccentrica.
Nel 1933 pubblicò nuovamente la tesi con il titolo di Raketenflugtechnik (tecnica del volo a razzo). Il ReichsLuftfahrtMinisterium (RLM, Ministero dell’Aviazione del Reich), intento nel 1936 a sperimentare un bombardiere a lungo raggio, gli offrì una cattedra a Braunschweig. I suoi studi furono così geniali da influenzare gli sviluppi successivi fino al progetto dello Space Shuttle. Ancora oggi le sue innovazioni nel campo degli statoreattori sono considerate lo standard.
COME ERA FATTO IL SILBERVOGEL?
Il Corpo Portante
Per il bombardiere si voleva adottare un corpo portante ovvero un aeromobile che non sfruttava le ali per sostentarsi ma una particolare configurazione della fusoliera.
Al contrario di progetti cosiddetti “tuttala”, i velivoli a “corpo portante” sono in grado di generare portanza grazie alla loro forma anziché dalla superficie alare. Insomma il velivolo stesso funge da ala. Lo Space Shuttle, ad esempio era dotato di ali piuttosto corte e tozze, poco utili a sostenerlo in aria, rispetto alla fusoliera più significativa.
Questo tipo di conformazione dell’aeromobile ottimizza il volo a velocità supersonica e ipersonica, riducendo la superficie e il profilo di impatto pur creando problemi di controllo.
I motori
Sänger aveva specifica esperienza di statoreattori, che aveva sperimentato sin dal 1936. Lo statoreattore è molto semplice. L’aria in ingresso viene compressa dalla velocità di quella in arrivo e non necessita di un compressore. Il sistema è sfruttabile da Mach 0,8 fino a velocità superiori a Mach 5. Efficiente a velocità superiori a Mach 2 è il più leggero di tutti i jet. Uno degli svantaggi è la necessità di avere una elevata velocità iniziale per funzionare.
Nella fattispecie, il Silbervogel poteva aspirare e comprimere sufficientemente l’aria per far funzionare gli statoreattori a ogni discesa nella stratosfera per il rimbalzo. Una ulteriore innovazione fu l’uso del carburante come raffreddamento per i motori. Facendolo circolare intorno all’ugello del reattore prima di bruciarlo avrebbe ridotto il problema posto dalle alte temperature, sistema ancor oggi adottato.
Vista la necessità di una elevata velocità iniziale, il bombardiere decollava per mezzo di una rotaia lunga circa 3 km. La propulsione avveniva grazie alla spinta di una slitta alimentata da 12 razzi dotati dello stesso motore dei V2. Giunto alla velocità di circa 1900 km/h le ali lo avrebbero fatto decollare.
LA TECNICA DEI BALZI
Una volta in aria, una angolazione di 30° e la velocità di 1850 Km/h lo avrebbero portato ad una altitudine di 1.50 km. A quella quota entrava in funzione il motore interno dell’aereo permettendogli di salire fino a 145 km toccando la velocità di circa 22.100 km/h. L’aereo sarebbe, poi, disceso nella stratosfera fino a 40 km di altezza. L’aumento della densità dell’aria avrebbe generato portanza sulla pancia piatta del velivolo permettendogli un nuovo balzo in alto. Per chi lo volesse sapere, questa tecnica fu usata per le sonde lunari del Programma Zond che prevedevano un salto prima di atterrare sul satellite (concetto noto come Skip reentry). Insomma l’aeronave rimbalzava dalla mesosfera alla stratosfera come un sasso piatto scagliato sull’acqua.
CHE BOMBA SGANCIARE?
Restava un problema. Siccome i tedeschi non disponevano di bombe nucleari da sganciare col nuovo velivolo, pensarono di creare un surrogato. Le loro menti vagheggiarono di equipaggiare, quindi, il bombardiere con un ordigno radioattivo. L’oggetto, una volta raggiunta la verticale della città o l’obiettivo designato, doveva essere sganciato dal Silbervogel. Scendendo in caduta libera e raggiunta la quota di 300 metri sarebbe esploso liberando della silice radioattiva. La sostanza, riversandosi sugli obbiettivi galleggiando nell’aria come fiocchi di neve, avrebbe provocato intossicazione e morte. L’aereo, poi, sarebbe atterrato in un sito nell’ Oceano Pacifico sotto il controllo del Giappone. Il viaggio in totale avrebbe coperto dai 19 000 ai 24 000 km..
Purtroppo il bombardiere aveva un difetto. Secondo analisi condotte al termine del secondo conflitto mondiale, il calore sviluppato dall’attrito contro l’atmosfera nella fase di rientro avrebbe innalzato la temperatura del Silbervogel al di sopra del valore calcolato da Sänger. L’aeromobile avrebbe superato il limite di resistenza termica dei materiali con cui era costruito distruggendosi. L’adozione dei moderni scudi termici ha poi ovviato al problema.
TERMINANDO…
Quello che ho descritto, seppure precorritore dei tempi, fu uno dei progetti nazisti che, se realizzato, avrebbe mutato le sorti della storia. Per il momento l’idea di realizzare un bombardiere di tal genere sembrerebbe essere stata accantonata. Esistono comunque navette in grado di operare come il Silbervogel, anzi decisamente meglio. Lo Space Shuttle ne è una prova. Esiste anche una copia russa del velivolo americano e si chiama Buran.
L’unico aereo a corpo portante funzionante è quello realizzato da Elon Musk. Funziona talmente bene che il magnate sud africano-canadese-americano vorrebbe utilizzarlo per raggiungere Marte!
Sembrerebbe che guardando indietro nella storia, i nazisti abbiano ideato molto del futuro, magari senza riuscire a realizzare quanto progettavano. D’altrocanto anche Jules Verne, nei suoi romanzi, ideò ancor prima di loro sottomarini elettrici, viaggi sulla luna e al centro della Terra e anche macchine volanti spinte da motori elettrici. Ricordate il capitano Nemo e il suo Nautilus? I nazisti, dal canto loro, inventavano senza realizzare, o almeno ci provavano ma con pochi risultati. Erano geni sfortunati o campioni di propaganda? Vi lascio nel dubbio. Un saluto da un metro e mezzo di distanza.