L’Ora di Roma. Dal Cannone del Pincio, ai due orologi di San Pietro fino al concerto delle campane
Storie, tradizioni e leggende attorno al “mezzodì” della nostra Capitale
A Roma, gestire il tempo è sempre stata una cosa particolarmente sentita, a tal punto che era demandata alle campane delle chiese marcare le fasi della giornata del popolo: a che ora bisognava alzarsi per andare a lavorare, a che ora tornare, ma soprattutto a che ora si svolgevano le funzioni religiose perché alla fine il romano, durante il papato, era diventato un po’ chierichetto, si batteva il petto e rispettava i precetti religiosi.
Per gestire il tempo, ma soprattutto per sincronizzare le campane delle chiese che battevano le ore indicando con rintocchi diversi, a cadenza diversa, il mezzodì, il vespro e via dicendo, bisognava trovare una soluzione. Ogni campanaro, infatti, aveva il suo orologio e consultando quello dava di piglio alle corde dei sacri bronzi e il mezzogiorno, ad esempio, si aveva cinque minuti prima, a volte cinque minuti dopo e così via: immaginate che bailamme nell’Urbe! Come risolvere il problema? Ecco la storia di un cannone divenuto famoso.
Se c’è pioggia, sole, caldo, freddo, neve, non importa: il cannone del Gianicolo a Roma, dal 21 aprile 1959 ogni giorno spara un colpo a salve alle dodici in punto dando il via a tutte le campane delle chiese per farle suonare all’unisono a mezzogiorno. Papa Pio IX istituì nel 1846 questo rito e oggi come allora si ripete alla presenza di turisti e curiosi, spesso stupefatti. Il cannone è stato spostato in diversi posti. In origine si trovava nella fortezza di Castel Sant’Angelo, quindi a Monte Mario. Pensate che sparare quella cannonata era una cosa facile? Assolutamente no, c’era una particolarissima procedura da adottare detta della “Palla di Sant’Ignazio”. Il problema era quello di far Comunicare l’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, in possesso della strumentazione adatta per definire il momento esatto in cui il cannone, predisposto e carico, doveva tuonare. Ed ecco fu escogitata una soluzione sicuramente creativa e che ricorda un po’ il rito newyorkese di far scendere una sfera dal tetto di un grattacielo a Times Square, alla mezzanotte del 31 dicembre.
Sul timpano della chiesa di Sant’lgnazio, infatti, era sistemata una grossa palla nera, fatta di panno e vimini, che scivolava lentamente in giù lungo un palo fino a toccare il tetto della chiesa. Quello era il segnale per la cannonata. Ogni giorno, a piazza Sciarra, si radunavano i curiosi per osservare i movimenti della grossa palla, uno spettacolo nello spettacolo. Il povero cannone, successivamente, fu spostato da Monte Mario alla posizione attuale sotto la statua di Garibaldi sul Gianicolo. Il segnale per lo sparo arriva, naturalmente, per telefono. Pensate che la cannonata, nei giorni estivi o in quelle domeniche in cui la città è meno rumorosa, può essere avvertita fino all’Esquilino. Una curiosità: si tramanda che il primo cannone a essere sparato fosse lo stesso usato per aprire la breccia di Porta Pia. La tradizione dello sparo fu interrotta durante la II Guerra Mondiale ma il 21 aprile 1959, in occasione del 2712° Anniversario della Fondazione di Roma, il cannone riprese la sua attività. A Roma, se volete sapere se è mezzogiorno, basta tendere l’ orecchio per udire il cannone del Gianicolo.
Al Pincio si può, invece, conoscere l’ora meno rumorosamente grazie all’orologio ad acqua. Fu ideato nel 1867 da Giovanni Battista Embriaco, un frate domenicano appassionato di orologi e d’ingegneria che tra un pater ave e gloria e l’altro si inventò questo arnese. Il marchingegno funziona grazie all’acqua che cadendo dall’alto fa muovere i ruotismi che azionano il pendolo e caricano la suoneria.
Pensate che il frate ne mandò il prototipo all’Esposizione Universale di Parigi dove, gli astuti francesi, per paura di romperlo, nemmeno lo tolsero dalle casse in cui era imballato. Oggi fa bella mostra di sè nel Parco di Villa Borghese a Roma. Attenzione non esistono altri idrocronometri perché è unico nel suo genere.
Oddio, ve lo dico sottovoce: un altro, in realtà, ci sarebbe, sempre di Embriaco e si trova nel cortile di palazzo Berardi, un edificio di Via del Gesù.
Avete mai fatto caso ai due orologi che si trovano sulla facciata della Basilica di San Pietro in Vaticano? Presentano apparentemente due orari diversi, pur indicando la stessa ora del giorno! Come sarebbe a dire? In realtà quello che cambia è il metodo di misurazione. Se guardate la Basilica, l’orologio a sinistra, soprannominato “Oltremontano”, indica l’ora nel modo che noi tutti conosciamo, suddividendo, secondo il metodo francese, l’orario in 24 ore. L’orologio di destra è invece dotato di un’unica lancetta che attraversa diagonalmente l’intero quadrante e indica l’ora “italica”. Come funziona questo tipo di misurazione? il conteggio inizia al tramonto d’ogni giorno e il compimento della ventiquattresima ora si situa al tramonto successivo. Col tramonto finiva un giorno e ne iniziava un altro, la notte apparteneva in pratica al giorno successivo. Il sistema italico, nella vita quotidiana di quei tempi, aveva il vantaggio di far conoscere immediatamente quante ore di luce rimanevano ancora a disposizione. Bastava sottrarre da 24 l’ora indicata dall’orologio. Se l’orologio indicava 8, si sottraeva 8 a 24 e il risultato, 16, erano le ore di luce restanti.
L’ora sbagliata, invece, la si trova al Monte di Pietà nella piazza omonima. Vi narro il fatto. Sul palazzo del Monte di Pietà, il luogo dove si presta denaro a pegno, fu posto alla fine del XVIII secolo un orologio che non funzionò mai bene. La leggenda vuole che l’orologiaio malpagato avesse sabotato alcuni ingranaggi e che vi avesse lasciato incisi questi versi poi cancellati: “Per non esser state a nostre patte/orologio del Monte sempre matte“. Insomma “poco hai pagato e poco funziona”. Ancora oggi l’orologio rispetta la volontà del suo costruttore: non segna mai l’ora giusta e cammina quando e come gli pare.
L’amante della grandiosità, a Roma, può consultare l’orologio solare più grande del mondo: la meridiana di San Pietro. Dove sta? Proprio sul selciato della Piazza. Fu realizzata nel 1817 dall’astronomo Mons. Luigi Gilii (chissà perché queste cose le facevano sempre i preti); l’obelisco vaticano ne è lo gnomone. Attorno alla guglia un cerchio riporta la rosa dei venti: una fascia di granito rosso sulla quale sono posti sette dischi di marmo. L’ombra della croce dell’obelisco indica, posandosi a mezzogiorno su uno dei due dischi estremi, i giorni del solstizio: 22 giugno (solstizio in cancro) e 22 dicembre (solstizio in capricorno). I rimanenti 5 dischi indicano il passaggio del sole nei segni zodiacali. Leone-Gemelli, Vergine-Toro, Bilancia-Ariete, Scorpione-Pesci, Sagittario-Acquario.Per conoscere l’ora esatta, invece, la cosa si complica: bisogna guardare la direzione dove è proiettata l’ombra dell’obelisco: a mezzogiorno l’ombra è proiettata a nord, la mattina verso la facciata di San Pietro e alla sera verso via della Conciliazione
Una curiosità: in mezzo ai sampietrini (i tipici cubetti di porfido del selciato romano) che compongono il lastricato di piazza San Pietro, c’è ne è uno conosciuto come “Il cuore di Nerone”. È un minuscolo bassorilievo noto anche come “Cuore di Bernini” e “Cuore di Michelangelo”. Si narra che sia opera di Bernini in ricordo di un amore mai trovato; per altri, invece, potrebbe essere opera di Michelangelo come simbolo di un amore infranto. Si narra anche che fosse stata una donna a creare questo cuore per ricordare il marito condannato a morte ingiustamente. Questo sampietrino speciale si trova nell’immagine del Libeccio della Rosa dei Venti sulla piazza.
A Roma ci sono 12 Meridiane e 18 orologi pubblici famosi oltre a quelli pubblicitari e ai meno noti , se volete sapere l’ora non c’è bisogno di chiedere: basta cercare. Un saluto a tutti.