L’Orsa Amarena uccisa a fucilate questa notte. E’ successo nella Marsica, a San Benedetto dei Marsi, nel Fucino. Abruzzo ferito a morte

L'orsa Amarena morta dopo le fucilate esplose da Andrea Leombruni

AVEZZANO – “La civiltà non ha cancellato la barbarie, l’ha perfezionata e resa più crudele e barbara”, scriveva Voltaire, quasi due secoli fa.

E questa notte tale concetto è stato reso tragicamente reale. Qualche colpo di fucile, esploso senza alcun motivo, perché qualunque sia la spiegazione per noi resterà sempre inaccettabile, ha messo fine alla vita dell’Orsa Amarena, una delle poche orse marsicane in attività e fortemente prolifica.

Insomma, sono stati uccisi al contempo un simbolo e una speranza.

Amarena andava in giro per il Parco e per le zone contigue e appena fuori territorio da settimane con i suoi due cuccioli. Ovunque è arrivata, è stata lasciata in pace, magari filmata o fotografata, ma comunque accolta e lasciata andare. Alcuni sindaci hanno addirittura emesso ordinanze per evitare che i curiosi si avvicinassero troppo.

Ma non questa notte, alla periferia di San Benedetto dei Marsi, nel Fucino. E qui vi lasciamo al racconto addolorato e incredulo che fanno gli stessi uomini del Parco Nazionale Lazio, Abruzzo e Molise sulla pagina ufficiale del Pnalm.

“Uccisa a fucilate l’orsa Amarena.
Alle 23:00 circa di questa sera l’Orsa Amarena è stata colpita da una fucilata esplosa dal signor LA alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco, in servizio di sorveglianza, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. Sul posto è intervenuto il veterinario del Parco con la squadra di pronto intervento, che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita.
L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco.
I rilievi per accertare la dinamica dei fatti sono in corso e andranno avanti tutta la notte, così come il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa per valutare il da farsi.
L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco.
Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”.

Addolorato e sgomento il Sindaco di Lecce nei Marsi, Augusto Barile, che così si è espresso sulla sua pagina Facebook: “Addio, Amarena! I paesi del parco erano il tuo paradiso!!! Non un boccone avvelenato, non una macchina a forte velocità, non un filo spinato invisibile e abbandonato in natura, non una trappola mortale, non un secchione con i rifiuti ma solo tanta idiozia da parte di un ignobile essere vivente!!!!”.

La barbarie dell’uomo si espressa al peggio di sé, insomma. Amarena era la madre anche di Juan Carrito, anche lui ucciso, sulla strada, vicino Castel di Sangro, da un’auto che non lo aveva visto. Ora gli uomini del Pnalm sono all’opera per salvare i suoi due preziosissimi cuccioli.

Il 2023, per l’Abruzzo, soprattutto per la “Terra dei Cinque Parchi”, si chiude con un un bilancio, dal punto di vista della cultura ambientale e di rispetto della fauna protetta, tragicamente fallimentare.

Ora non si trovino scappatoie e vie traverse. Chi ha fatto questo deve pagare, senza se e senza ma. Non può esserci civiltà senza giustizia e non può esserci giustizia senza civiltà.

Pnalm, Magistratura, Forze dell’Ordine debbono dimostrare inflessibilità e massima severità.

Amarena e Juan Carrito, perdonate la barbarie degli umani, tecnologicamente avanzati, ma, come scriveva Quasimodo: “Sei ancora quello della pietra e della fionda,/uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,/con le ali maligne, le meridiane di morte,/t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,/alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,/con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,/senza amore, senza Cristo”.