L’orso “Juan Carrito” investito e ucciso da un’auto vicino al cimitero di Castel di Sangro. Una tragedia per l’Abruzzo con molti responsabili
AVEZZANO – Non poteva finire peggio questa giornata. In serata, come una coltellata che ti trafigge il cuore all’improvviso, è giunta la notizia della morte di Juan Carrito.
Lo splendido orso del Parco Nazionale d’Abruzzo, noto per le sue tranquille passeggiate a San Sebastiano, a Roccaraso e in ogni punto del territorio a cavallo fra Parco Nazionale, Marsica e Alto Sangro, è stato investito e ucciso mentre attraversava un tratto di strada poco lontano dal cimitero di Castel di Sangro.
Ad investirlo una automobilista di origini campane che è illesa.
Non ci interessa sapere come è successo. Sappiamo benissimo perché è successo.
La mancanza di politiche di protezione della fauna selvatica, e in special modo di questi ancora troppo pochi esemplari di orso marsicano, la inspiegabile politica di dissuasione messa in atto questa estate proprio per limitare i movimenti di “Juan Carrito” e le tante altre sconsiderate iniziative per imbrigliare lui e gli altri orsi marsicani, sono tutte concause di questa tragedia.
E il termine non è esagerato. Da Bisegna ad Avezzano, da Pescasseroli a Castel di Sangro, da Roccaraso a Balsorano, in ogni dove l’emozione il dolore per questa incalcolabile perdita è tanta, come la commozione e lo sconcerto e anche tanta rabbia.
Non lo dovremmo dire, per deontologia professionale, ma per una volta, consentitecelo, al diavolo la deontologia e il politicamente corretto: Siamo arrabbiati addolorati, sconcertati, in lacrime per la morte di Juan Carrito.
Non accetteremo spiegazioni e parole varie che cercheranno di dare spiegazioni. C’è solo una cosa da dire: Non Doveva Succedere. E invece è successo e vogliamo che le responsabilità, oltre a quella eventuale della automobilista campana, siano accertate e punite, se ci sono.
Non riavremo Juan Carrito, ma almeno gli avremo dato dignità e giustizia.
Noi lo vogliamo ricordare insieme all’associazione di San Sebastiano “Quelli di Amarena”, con le immagini di questo video che lo ritrae in tutta la sua bellezza durante una delle sue immense passeggiate.
Perché la libertà non si può imbrigliare o limitare. Soprattutto quella di un orso che ora potrà scorrazzare tranquillo negli spazi dell’inifnito.
Senza nessuno che spari, inietti sostanze, metta collari, lo trasferisca da una parte all’altra, che non lo rispetti.
Ciao Juan Carrito, vittima della stupidità e della crudeltà umana.