Lotta alla criminalità. Nardella (SPP) : lo Stato ascolti quello che ha da dire il procuratore Nicola Gratteri sull’uso della tecnologia
ROMA – Abbiamo seguito con molta attenzione l’intervista rilasciata dal Procuratore Nicola Gratteri in quel del programma “Presa Diretta” condotto dal giornalista Riccardo Iacona.
Le riflessioni fatte da Gratteri, e che posso essere condivisibili, devono portare a una sola interrogazione: può lo Stato rimanere indietro rispetto alle organizzazioni criminali nell’abito della tecnologia utilizzata?
La risposta per gli amanti della Giustizia non può essere che no, ovviamente, se si vuole dare un senso alla lotta contro il crimine.
Quello che ci si chiede, quindi, è se lo Stato fa abbastanza per non farsi surclassare dalle mafie su questo tema.
Stando a quanto accade negli istituti di pena sembra quasi che la battaglia, soprattutto per ciò che attiene quella che quotidianamente porta i poliziotti penitenziari a combattere la piaga dei telefonini, stia per essere persa.
Il tutto malgrado non passi giorno senza il quale i baschi blu italiani non ritrovino dispositivi telefonici in uso ai detenuti e a loro utili per comunicare in maniera fraudolenta con i loro sodali. Gratteri, e molti altri, da tempo sta facendo emergere la necessità di porvi definitivamente rimedio con idonei accorgimenti.
“Come ripetutamente detto, la tecnologia si può combattere solo con altra tecnologia, magari potenziata dall’adeguamento degli organici sottostimati di diverse decine di migliaia di poliziotti penitenziari e invitando l’Amministrazione penitenziaria ad agire nelle more con altri accorgimenti quali possono essere i trasferimenti immediati in altri istituti di detenuti colti in possesso di telefonini.
Se si vuole vincere la guerra bisogna darsi da fare e non è non investendo in jammer o disturbatori di frequenze che può iniziarsi a farlo.
Non è stando fermi e non trasferendo in altri istituti, non dandogli cosi il tempo di riorganizzarsi, detenuti colti in fallo (molti sono quelli al carcere di Sulmona, solo per fare un esempio, che si ritrovano beatamente nel posto in cui sono stati scoperti).
Non è non fermando i droni che si potrà non solo bloccare l’arrivo dei telefonini ma qualsiasi altra tipologia di oggetto.
Lo Stato si deve assolutamente organizzare se non vorrà soccombere alle insidie di una criminalità che non vedrà nelle alte mura del carcere l’ostacolo giusto per vedersi fermata. Quello che conta è che non solo lo faccia ma che lo faccia subito”. Questa è la riflessione fatta dal Vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP Mauro Nardella su un tema sempre più sentito.