Marianna Scoccia lascia la maggioranza ma non l’Udc. «La Regione Abruzzo? Un “bancomat” di Fratelli d’Italia»

PREZZA – Abbandona la maggioranza in regione ma resta nell’Udc. Lo ha annunciato questa mattina il consigliere regionale Marianna Scoccia attaccando duramente il presidente Marsilio e il leader del partito Giorgia Meloni. A detta del consigliere regionale il governatore ha permesso all’Abruzzo di diventare il “bancomat” di Fratelli d’Italia.

«Ci sono motivazioni sia politiche sia amministrative che mi hanno spinto ad abbandonare questa maggioranza – ha dichiarato Scoccia -. Per rispetto di un accordo politico nazionale e per responsabilità istituzionale, fino ad oggi, ho pensato che le cose potessero cambiare ma nei fatti non è stato proprio così. E i fatti sono molto chiari. La mia candidatura – ha continuato – è frutto di un accordo tra l’onorevole Cesa e i vertici nazionali del centrodestra, così come più volte dichiarato pubblicamente dallo stesso Cesa. Nonostante questo, subito dopo la presentazione delle liste, sono stata oggetto di ripetuti attacchi da parte del Presidente Marsilio e di altri esponenti politici, in particolare l’onorevole Luigi D’Eramo, che hanno a più riprese dichiarato che l’Udc era fuori dalla coalizione di centrodestra. L’atteggiamento non è mutato nemmeno durante questo anno, nel quale l’Udc è stata appositamente tenuta fuori dal Governo regionale e ovviamente dalla scorpacciata di nomine effettuate da questa maggioranza. Il nostro coinvolgimento si è limitato ad inviti, alterni e discontinui, a partecipare a riunioni di maggioranza di facciata dove, nella maggior parte dei casi, non si è mai deciso nulla. Ciò nonostante, ho sentito il dovere di sostenere sempre lealmente tanti provvedimenti di questa maggioranza. Ad avvalorare la mia decisione, oltre a queste motivazioni politiche, ci sono delle ragioni di tipo amministrativo. Ci sono, infatti – ha aggiunto il Consigliere Scoccia – alcuni temi su cui sono entrata in evidente contrasto con questa giunta regionale. Abbiamo avuto un assessore regionale alla sanità del tutto assente che si è limitato a qualche apparizione pascolante negli uffici della Regione. Emblematico è l’atto con il quale è stata programmata la gestione e il contenimento dell’epidemia. Non abbiamo mai avuto, infatti, un piano straordinario e strutturato per affrontare l’emergenza.

Marianna Scoccia

Questa disorganizzazione è emersa chiaramente, durante quelle drammatiche settimane di marzo, con Ospedali che la sera venivano individuati come Ospedali covid e la mattina successiva venivano individuati come Ospedali no covid. Non è stato stabilito un protocollo per le strutture sanitarie private e questo ha determinato ciò che è accaduto alla clinica San Raffaele di Sulmona, all’interno della quale è partito un vero e proprio focolaio che ha messo a repentaglio la salute di un intero territorio. Abbiamo registrato il caos totale nella gestione delle diagnosi del virus, con tamponi che venivano processati dopo 15 giorni e in centinaia di casi addirittura anche smarriti. Abbiamo avuto un assessore che, piuttosto che concentrarsi sulle azioni da intraprendere, ha perso del tempo per rilasciare comunicati stampa e dichiarazioni con l’unico scopo di delegittimare le iniziative che nei vari territori venivano prese dai sindaci. Per concludere, quindi, non posso che ritenere assolutamente scadente l’azione che questa giunta regionale ha messo in campo per contrastare la pandemia . Sul versante dell’agricoltura – ha aggiunto in conclusione Marianna Scoccia – abbiamo, invece, un assessore “molto Imprudente”, che si è battuto tanto per la riforma dei consorzi di bonifica (definita epocale). Per me invece di epocale c’è solo il disastro a cui rischiano di andare incontro gli agricoltori. Anche sul tema del lavoro tocchiamo un tasto dolente. Passiamo da un assessore pascolante ad un assessore evanescente. Sulla cassa integrazione straordinaria, infatti, siamo stati la bandiera nera delle regioni italiane. Ho apprezzato in tal senso l’ammissione coraggiosa ed onesta da parte del presidente Sospiri quando ha riconosciuto pubblicamente che le cose non andavano».

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