Meritocrazia Italia:”La crisi serva da insegnamento per investire sul futuro”
In ritardo rispetto al piano di programmazione, lo scorso settembre si è tenuto il concorso per l’ingresso alle Scuole di specializzazione in medicina. Oggi, dopo mesi di rinvii, le graduatorie definitive non sono ancora state pubblicate e non sono ancora state definite le assegnazioni per poter prendere servizio entro la fine dell’anno.
La vicenda, non isolata, è al contempo sintomo e causa di aggravamento di una crisi del Sistema Sanitario Nazionale italiano che ha origini lontane, consapevoli che le difficoltà organizzative del periodo emergenziale hanno solo svelato e amplificato criticità già esistenti. Il S.S.N. nostrano, un tempo ai primi posti nella graduatoria internazionale stilata dall’OMS, è stato infatti fiaccato da decenni di tagli, sottofinanziamenti, gravi carenze organizzative e mancata valorizzazione del personale.
Mancano medici specialisti e i bandi delle aziende sanitarie vanno deserti; la classe medica, i dirigenti medici ed i medici convenzionati (medici di famiglia, ex guardia medica, pediatri e specialisti ambulatoriali) occupano una fascia d’età media troppo avanzata; il blocco del turn-over e un crescente numero di pensionamenti impongono ai sanitari che restano in servizio turni massacranti e responsabilità sempre maggiori.
In tali condizioni, rendere un servizio di attenzione e qualità risulta difficilissimo. Il volume degli errori professionali sale, i tempi di attesa si allungano e, parallelamente, crescono il disagio, di pazienti e personale sanitario, e i costi a carico di una Sanità al collasso.
“Nella consapevolezza che si tratti soltanto di uno dei tanti problemi del settore ai quali serve dar risposta, Meritocrazia Italia da sempre si appella ad una politica di assunzioni che consenta di reintegrare il numero di medici necessari al corretto funzionamento delle strutture e di dar risposta adeguata alla richiesta di cure, prevedendo, al contempo, maggiori investimenti per la formazione dei giovani medici, anche in termini di borse di studio ed agevolazioni rese disponibili.” dichiara Meritocrazia Italia.
Sempre la stessa, aggiunge poi:”Basti pensare come al concorso per l’accesso alle Scuole di specializzazione svoltosi a settembre 2020, le borse messe a disposizione sono state 14.455, a fronte di 24.000 candidati, con la conseguenza che ben 10.000 medici non potranno specializzarsi, almeno per quest’anno, così restano ‘camici grigi’, con limitata possibilità di inserimento ed utilizzo nel SSN.”
Continua poi avanzando le seguenti proposte:”Meritocrazia Italia reputa, dunque, indispensabile che:
- i bandi per le borse di studio e i corsi di formazione in medicina generale vengano redatti con maggiore accortezza, al fine di ridurre il più possibile i motivi di impugnazione innanzi ai Tribunali Amministrativi, stante l’altissimo numero di ricorsi promossi per incertezze interpretative e ambiguità dei bandi, che comportano, a caduta, ulteriori rallentamenti della macchina del reclutamento sanitario;
- la distribuzione delle borse di studio segua criteri più ragionevoli e meritorie, in relazione alle effettive esigenze e richieste di settore, per evitare dispersione delle risorse;
- le graduatorie vengano redatte nel più breve tempo possibile, in modo da consentire ai candidati di operare tempestivamente la scelta della specializzazione e della sede, in uno al necessario efficientamento e velocizzazione del sistema di scorrimento delle graduatorie stesse;
- le risultanze provenienti delle diverse banche dati (Ministero della Salute, dell’Università, ENPAM, INPS, Regioni, Assessorati alla Sanità, etc.) siano messe a sistema al fine di garantire una corretta programmazione sia del numero di posti di ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia che del numero e tipologia dei corsi post lauream.
Conclude poi affermando:”La pandemia ci ha ricordato l’importanza di un Sistema sanitario nazionale robusto, adeguato e ben strutturato, in grado di porsi quale imprescindibile baluardo della tutela della salute pubblica, bene primario del nostro ordinamento costituzionale. Ripartiamo allora dalle esigenze di base, favorendo, con le opportune scelte di settore, la necessaria formazione ed accesso di quanti, nel camice bianco, vedono una speranza e non solo una missione lavorativa.”