Migranti a Ortona, naufraga racconta le violenze in Libia: “Mi hanno picchiata in qualsiasi parte del corpo”
ORTONA – I naufraghi soccorsi da Emergency che sono sbarcati oggi ad Ortona (Chieti) erano partiti da Zwara, in Libia, nel primo caso, e da Sfax, in Tunisia, nel secondo e nel terzo.
I naufraghi che hanno vissuto o transitato in Libia riportano di episodi di violenza.
“Io e la mia nipotina di 4 anni, che accudivo all’epoca – riferisce una donna – siamo rimaste in prigione in Libia per un anno. Mi hanno picchiata in qualsiasi parte del corpo. Ho ancora le cicatrici. Ogni sera sceglievano una donna da violentare. Per fortuna a me non è mai toccato. Mentre ci picchiavano, fumavano come se fosse un gioco”.
Le persone provenienti dalla Tunisia hanno passato più di tre giorni in mare navigando alla deriva.
“Ho 45 anni e soffro di ipertensione – spiega una donna delle Costa d’Avorio, tra i superstiti -. Ho passato tre giorni in mare, senza bere, né mangiare, senza avere la possibilità di usare un bagno, sotto il sole cocente e nel freddo notturno. Quando ci avete soccorsi, avevo ovunque sul corpo la benzina che si era rovesciata dalle taniche. Non riuscivo a camminare, a reggermi in piedi. Mi hanno dovuta portare di peso”.
“Appena ho visto peggiorare la situazione in Tunisia ho deciso di far partire subito mia moglie con la nostra bimba. Non vedo l’ora di ristringerle tra le mie braccia – racconta un uomo della Costa d’Avorio -. Io sono rimasto in mare tre giorni.
Abbiamo incontrato tanti pescherecci, ma i pescatori ci dicevano che non potevano farci imbarcare sulle loro navi perché rischiavano denunce penali. Avrebbero chiamato i soccorsi.
Quando abbiamo visto la vostra nave abbiamo capito che non ci avreste lasciato morire”.
Attiva in operazioni di ricerca e soccorso dal dicembre 2022, la Life Support termina oggi la sua quarta missione. In questi quattro mesi, ha salvato la vita di 564 persone.