Omaggio a Marcello Ercole, il Maestro innamorato della propria arte e della propria terra
Si svolta il 18 giugno, nell’edificio Ex-Montessori di Avezzano, l’inaugurazione della mostra retrospettiva dedicata al Maestro Marcello Ercole a due anni dalla sua scomparsa.
Un’occasione, non solo per ritrovare molti dipinti tutti insieme a testimonianza del valore e della varietà stilistica e contenutistica della Sua opera, ma anche per riaprire una nota di critica pittorica su una delle figure artistiche più rappresentative dell’arte contemporanea, nient’affatto scevra da legami con la cultura classica e con i vari stili della pittura del ‘900.
Pittore assai versatile, Marcello Ercole seppe coniugare la ricerca col racconto anche della sua terra e della sua interiorità più profonda.
La sua religiosità è testimoniata, nelle sue profondità più commoventi, nelle opere esposte presso al Chiesa di S. Maria in San Rocco ad Avezzano e nella Cattedrale dei Marsi, innanzitutto, e svetta su tutte le sue opere quel Cristo Crocifisso sospeso nel vuoto e che ricollega al cielo l’abisso in cui l’uomo è caduto col peccato originale.
Ma accanto alla sua interiorità, appare, potente, la sua ricerca pittorica che dal primo figurativismo, muove verso l’astrattismo con agganci al cubismo come nel famoso, e se è permesso, “mitico” “Sogno del soldato morente” che riemerge dall’oblio dai tempi della famosa Mostra al CIC di Avezzano.
Opera con cenni di cubismo, si ricollega ad una delle stagioni più floride della pittura avezzanese e dei suoi movimenti ed interpreti.
Opera che è collegata anche ad una visione classica dell’arte rinascimentale con la rivisitazione del monumento a Colleoni del Verrocchio.
Ove il Cavaliere richiama lo stesso “cavaliere” che è tra le nubi dei sogni del guerriero giunto alla soglia della sua vita.
Si tratta di opere degli anni ’70, in prevalenza, quelle delle quali ci stiamo occupando e che si concentrano, stilisticamente, fra cubismo, astrattismo ed una forte componente simbolica che fissa su tela prima immagini con un forte connotato grafico.
Ma nella mostra , compaiono anche altre opere che testimoniano la grande versatilità “immaginifica” di Marcello Ercole, capace di fissare su tela anche le ansie e i dolori delle genti della sua terra.
E anche se in questo gli furono compagni molti artisti dello scomparso GAM, è indubbio che Marcello Ercole, come Ennio Di Vincenzo, abbia fissato con il suo segno grafico il tentativo di leggere la società contemporanea, inscatolante e alienante.
A volte sembra quasi che il suo astrattismo abbia anticipato una qualche critica su quel fenomeno sociale e di altro genere che sembra stravolgere l’umanità del nostro tempo e che va sotto il nome di globalizzazione…
Spicca fra le sue opere anche l’Allegoria d’un volo d’insetti del 1971 che sta nella colelzione del Premio Vasto.
A fianco del disegno elegante di volti e figure, compare poi sia la trasposizione cubista così come pure la geometrizzazione delle forme, ad esempio del viso di una donna.
Una mostra da vedere, ( visitabile fino al 2 luglio ndr) per cogliere ancora una volta il senso ed il valore di un artista innamorato della sua arte e della sua terra.