Natale. Nel Presepe non scordate Artaban, il re Magio che non arrivò mai
ROMA – È Natale, voglio raccontarvi qualcosa che può interessarvi e che riguarda questa grande festa. Dunque, i tre re magi erano quattro: Melchiorre, Gaspare, Baldassarre e Artaban
Non tutti conoscono questo particolare ma lo sanno bene i vecchi creatori di presepi partenopei che mettono i tre re magi vicino alla stalla e uno un po’ più lontano, verso l’orizzonte, un quarto re magio. Prima di narrare la storia di Artaban voglio un po’ parlare di chi erano i re magi e che caspita facevano. Per risalire ai loro nomi bisogna ricorrere al Vangelo dell’Infanzia Armeno, che non solo era apocrifo ma pure eretico. In esso si dice che “I re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi. Essendosi uniti insieme per ordine di D-o, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre“. Attenzione il termine D-o non è un refuso, infatti ai tempi si badava a “non nominare il nome di D-o invano”.
Per la cronaca, nel 1985 alcuni archeologi hanno individuato in Egitto, tra i resti di alcuni monasteri copti, delle celle con graffiti del VII secolo, riportanti iscrizioni con nomi molto simili a quelli tradizionali.
I Re Magi erano sacerdoti, saggi e astrologi e stando a “Papa” Ratzinger: “Appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi. Erano sapienti venuti dall’Oriente.” Poco si sa su di loro il termine Magi deriva dal Persiano antico magūsh, Accadico magūshu, Siriaco mgōshā. Si tratta di un titolo riferito specificamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’Impero persiano. Insomma i termini Maghì, Maghè o Magù o come diavolo si pronunciano, alla fine non ci dicono nulla di quello che facevano ‘sti tizi. Se leggete vari testi evangelici, arabi, apocrifi o meno e via discorrendo troverete chi dice che Magio significa stregone, chi propende per astronomo, chi per filosofo e chi per tutto il cucuzzaro. Una curiosità: Non tutti sanno che alcune ossa dei re magi sono in… Italia nella chiesa di Sant’Eustorgio a Milano. In realtà c’erano tutti e tre i corpi, poi i tedeschi, da bravi tedeschi, li rubarono (ci Pensò Federico Barbarossa) e se li portarono a Colonia, Non ci fu verso di riavere indietro il maltolto. Chiesero la restituzione santi e papi italiani ma “nichts”. Alla fine si degnarono di inviarci parte della refurtiva: qualche “pezzetto” (due fibule, una tibia e una vertebra) tanto per gradire.
Ora le reliquie stanno dentro a un’urna di bronzo con la scritta “Sepulcrum Trium Magorum” (tomba dei tre Magi). Siete curiosi di sapere perché i corpi dei Magi stavano in Italia? Perche il vescovo Eustorgio voleva essere sepolto, “bello bello”, in una cappella vicino ai loro corpi. Per questo motivo, con l’approvazione dell’imperatore Costante, avrebbe fatto arrivare i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (dove erano stati portati da sant’Elena, che li aveva ritrovati in Terra Santa).
La vicenda dei Magi, secondo Mauro Pesce docente di Storia del cristianesimo a Bologna, pare fosse solo un “artificio letterario-propagandistico”. Mi chiedo allora, se così fosse, le ossa rubate da Barbarossa e quelle che stanno in Sant’Eustorgio di chi sono?
Vere o false che siano, il giorno dell’Epifania, parte da Piazza del Duomo e arriva a Sant’Eustorgio il “corteo dei Magi” ed è una delle tradizioni più antiche di Milano. Se volete, andate a vedere ossa e corteo che è sempre uno spettacolo. Ora ecco la storia di Artaban, una bella storia tra verità e leggenda. Ve la racconto un po’ romanzata per farvi gustare meglio la figura del Nostro.
Si narra che quando spuntò la cometa, un saggio, di nome Artaban, con altri tre magi decise di seguirla per andare a conoscere un nuovo Re che gli astri indicavano come “Colui che instaurerà un nuovo Regno”. Non cominciamo con la storia che era la cometa di Halley oppure una congiunzione astrale, prendiamola così com’è narrata dalla tradizione. La spedizione fu preparata proprio da lui che si vendette pure la camicia per portare dei preziosi da donare al Messia: uno zaffiro, un rubino e una perla. Molto meglio della Mirra, che, poi, perché diamine Baldassarre portasse in dono questa cosa rimane un mistero: all’epoca si usava per imbalsamare i morti. Pare a voi il caso di donare a un neonato quello che serve per curare i defunti? Portagli una catenina no? Secondo me sarebbe come dire “sei nato ma vedrai che muori presto” A dirla tutta gliela tirò.
Mentre si recava al luogo del rendez vous con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, Artaban incontrò un vecchio mezzo morto. Nonostante sapesse che sarebbe arrivato in ritardo, aiutò l’uomo, lo ristorò e lo curò. Quando questi si riebbe, lo ringraziò e gli disse che il Re sarebbe nato a Betlemme, per via del censimento. Artaban gli donò lo zaffiro in modo che il vecchio potesse pagarsi le cure e via come una folgore.
Il Magio, mogio, arrivò in ritardo sul luogo dove doveva incontrarsi con gli altri tre ma non li trovò: da veri simpaticoni, se ne erano andati via senza di lui. Scrollò le spalle, sbuffò contrariato, non bestemmiò perché ancora non si sapeva chi bestemmiare e ripartì.
Diceva Freak Antoni che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e infatti, dopo lunghe peripezie, arrivò a Betlemme proprio durante la “strage degli innocenti”. Per inciso, Erode ci teneva moltissimo a trovare il Bambinello perché costituiva un pericolo per lui che era il re di Giudea in carica, pertanto pare che, chiamati i Magi, gli avesse chiesto: ”Che me lo fate sapere dove sta, quando lo trovate, il reuccio dei giudei perché vorrei adorarmelo un cinque minuti?” Fortunatamente un angelo fermò i re magi al loro ritorno altrimenti immaginate che razza di adorazione avrebbe fatto Erode..
Artaban, nel frattempo, proseguendo per la sua strada, arrivò in un villaggio dove fu ospitato da una giovane donna madre di un pargoletto. Questa gli disse che tre stranieri, vestiti come lui, arrivati dall’Oriente poco prima, a loro dire guidati da una stella, avevano trovato un bambino in una capanna, l’avevano adorato e poi erano spariti. Con loro, a seguire, poco dopo, anche Pupo e genitori. Mentre discuteva del più e del meno con la cortese ospite, bussarono alla porta i soldati di Erode che, poveracci, dovevano fare il loro dovere d’ammazzare tutti i primogeniti. Il Magio che la sapeva lunga pensò ”Questi sono soldati senza un sesterzio mi sa che pigliano le bustarelle” pertanto ammollò al capitano il rubino. Questi si offese a tal punto da andarsene con l’animo addolorato e conturbato ma con la gemma in tasca. Ancora una volta Artaban prese le sue cose, roteò gli occhi al cielo e pedalò in Egitto continuando la ricerca: niente Messia!.
Se ne stette in giro per un trentatré anni curando, aiutando la gente e cercando finché, ormai vecchio, giunse in una città dove stavano vendendo una schiava, la riscattò con la perla rimastagli e quella, per ringraziamento, se ne scappò senza nemmeno salutare. Guarda caso proprio in quella città stavano crocifiggendo un uomo. Una donna, gli spiegò che quel tale sulla croce era il Messia (che lui aveva sempre cercato). Gli caddero le braccia ed esclamò “:گند زدي.” che in persiano significava “Porca miseria!”: lo aveva trovato e non aveva nulla da offrirgli. Pensò alla brutta figura e al suo fallimento. La più giovane delle donne che piangevano il Crocefisso, Maddalena, pare gli si rivolse dicendo che con le sue opere buone lui aveva, invece, adorato e servito il Messia perché Il Nazareno aveva detto: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt. 25,40). Artaban poteva morire felice e contento e non se lo fece dire due volte.
Io mi fermo qui perché a dirla col Carducci “Sette fiasche di lacrime ho colmate”. Un suggerimento: se fate il Presepio rendetelo più bello e significativo aggiungendo lontano, all’orizzonte, la figurina di Artaban, il re Magio che non arrivò mai! Un saluto a tutti.