Nunzio Marcelli (ARPO): l’economia pastorale e di montagna rischia definitivamente di scomparire, a causa di un malanno ben più grave, che risponde al nome di Agea.

ANVERSA DEGLI ABRUZZI _ Grido d’allarme lanciato dal presidente dell’Arpo, Nunzio Marcelli per la mancata corresponsione addirittura dei fondi del biennio passato da parte dell’Agea. L’economista-pastore ( docente nelle Superiori) continua incessante la sua lotta fra gli allevatori abruzzesi per garantire azioni di promozione del settore, per assistere gli associati al fine di migliorare la qualità dei prodotti, le condizioni di lavoro nel settore pastorale, la formazione e l’informazione sulle corrette pratiche zootecniche, sull’ammodernamento di tutte le fasi dell’allevamento, della trasformazione dei prodotti e della commercializzazione.

“L’economia pastorale e di montagna – spiega il prof Marcelli – è stata colpita dal COVID-19, certamente. Ma aveva le difese immunitarie già basse, e ora rischia definitivamente di scomparire, a causa di un malanno ben più grave, che risponde al nome di Agea. L’Agenzia nazionale che riceve miliardi dall’Europa per sostenere la nostra agricoltura, che persino durante questa emergenza ha rilasciato tronfie dichiarazioni di aver erogato milioni di fondi, e che ha ancora in pancia i contributi del 2018 e 2019 l’Agea, che dovrebbe sostenere l’agricoltura, e in particolare quella delle aree interne, invece di versare i pagamenti previsti, li blocca, e uccide un intero settore.

Si può essere penalizzati per una anomalia di cui non si riuscirà mai a capire chi è colpevole, come sanarla, quando sarà rimossa; si può essere bloccati e non riuscire a parlare con un funzionario o un impiegato per mesi. Intanto la crisi che colpisce tutta la nostra economia in conseguenza dell’emergenza sanitaria, danneggia aziende che non possono interrompere la produzione: le pecore non si fermano, e i prodotti restano invenduti. Le filiere corte, che potrebbero oggi essere una risorsa anche in termini di sicurezza, perché muovono molto meno le persone e i trasporti, riducendo i rischi di diffusione del contagio, non sono mai state sostenute; la grande distribuzione ignora i prodotti locali, e alimenta catene lunghe di forniture, incrementando i contatti con le aree ad alto contagio.

Dopo aver lasciato che i nostri pascoli fossero predati da società che hanno sottratto i terreni e munto i soldi dei contributi europei, oggi siamo due volte penalizzati, perché quelle stesse società, che non hanno mai avuto animali né produzioni, oggi non hanno il problema del prodotto invenduto. Hanno incassato i fondi europei, svuotato il territorio, e lasciato dietro il deserto. Il Governo con il decreto emergenza obbliga la pubblica amministrazione a procedere con tutti i pagamenti: ma in Regione chi doveva avere i danni da cinghiali non ha incassato nulla, e a livello nazionale l’AGEA fa grandi proclami, ma i soldi non arrivano mai, neanche in piena emergenza.

E’ questo il virus che ci sta uccidendo“.

L’ARPO (Associazione Regionale Produttori Ovi-Caprini) si è costituita nel 1988

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