Nuovo Municipio di Avezzano. Assolti perché il fatto non sussiste i quattro imputati: 11 anni di udienze, 2 gradi di giudizio e 1 “scatolone” di cemento e vetro che giace a nord della città

AVEZZANO – Assolti perché il fatto non sussiste. Questa la pietra pressoché tombale sul lunghissimo procedimento che vedeva al centro la realizzazione del nuovo municipio di Avezzano.

Iniziato undici anni fa con cinque imputati e il sequestro del cantiere, conosciuto come “Comune Nuovo di Avezzano” o anche “Contratto di Quartiere 1”, parliamo del procedimento penale apertosi su un’opera del Comune di Avezzano che risale, addirittura, alla fine del mandato del Sindaco Antonio Floris, ovvero A.D. 2011.

L’apertura dell’inchiesta, con relativo sequestro, è della primavera 2012, a ridosso del passaggio di consegne fra Floris e Di Pangrazio, nel suo primo mandato da Sindaco di Avezzano.

Sono seguite perizie e controperizie, udienze su udienze e incidenti probatori, oltra ad una sfilza di testimonianze.

In primo grado, accusati del reato di truffa ai danni del Comune di Avezzano, scattò la prima assoluzione per l’ex assessore di Floris, Vincenzo Ridolfi, e poi, invece, la condanna, con una serie di pesanti pene accessorie, per il tecnico comunale Massimo De Santis, il progettista Paolo Santoro, l’imprenditore Goffredo Mascitti e per l’associazione di imprese Irim che si era aggiudicata l’appalto.

Contestualmente scattarono anche le sentenze della Corte dei Conti che comportarono il rimborso al Comune di Avezzano e allo Stato, quindi, di somme ingenti.

Nel frattempo lo “scatolone di cemento e vetro” che sorge a nord di Avezzano, restava abbandonato e in balìa di intemperie e degrado, diventando uno dei maggiori problemi per tutte le amministrazioni comunali avezzanesi che si sono susseguite fino ad ora, quando si è riusciti a trovare una soluzione per provare a ridare una destinazione e un senso alla presenza di questo edificio.

Ora si è giunti alla sentenza di Appello, sentenza pronunciata anche in virtù della rinuncia alla prescrizione esercitata dagli imputati, forti della convinzione della loro totale innocenza.

E così questa mattina, i giudici della Corte di Appello dell’aquila, Manfredi, Presidente, D’Aloisio Relatore, e Grimaldi a latere, hanno accolto in pieno le tesi difensive, illustrate dagli avvocati Franco Colucci per l’Irim, Domenicantonio Angeloni per Goffredo Mascitti, Mario Petrella per Paolo Santoro e lo studio Carotti di Rieti per Massimo De Santis, mandando assolti tutti gli imputati perché il fatto non sussiste.

La vicenda processuale, eccetto un improbabile ricorso in Cassazione della Procura generale che però sarà deciso solo la prossima estate dopo la pubblicazione delle motivazioni dell’attuale sentenza, può essere considerata chiusa qui.

Restano tutti gli effetti collaterali che, con i tempi noti di queste vicende, dovranno essere chiusi e in qualche modo riparati. Almeno formalmente.