Oggi si festeggia San Berardo, il patrono di Pescina e della Marsica
Berardo, nato nella diocesi dei Marsi nel paese chiamato Colli di Monte Bove (Carsoli) da Berardo, signore del luogo, e da Teodosia di nobile famiglia.
Fin da fanciullo diede segni di santità; per l’educazione fu affidato ai canonici della cattedrale di Santa Sabina, e il vescovo lo ammise fra gli accoliti, riconoscendone la formazione.
Trasferito in seguito a Montecassino, sotto l’insegnamento del monaco Paolo si distinse per santità e dottrina. La fama del giovane indusse il papa Pasquale II a chiamarlo a Roma nominandolo preside della provincia campana. Svolse così bene il suo ufficio che lo stesso papa Pasquale II lo promosse cardinale diacono di Sant’Angelo, e successivamente cardinale presbitero di San Crisogono.
Nel frattempo si era resa vacante la sede vescovile dei Marsi – scossa tra l’altro per lo scisma del vescovo Sigenulfo – e nel 1109 vi fu inviato Berardo, che con autorità e santità cacciò l’intruso e restituì la pace e la concordia.
Il vescovo, che aveva trent’anni, entrato in diocesi si adoperò per correggere gli abusi e i vizi, comportandosi in modo ammirevole. Ma fu ostacolato e combattuto da diversi avversari, che gli tesero insidie, lo minacciarono e infine lo scacciarono dalla sede.
Il pontefice, che lo amava tanto, lo accolse per un po’ nel palazzo lateranense, poi lo inviò come legato ad Alatri e a Veroli e infine in Sardegna.
Finalmente fu richiamato nella sua diocesi, dove con prudenza verso i ribelli, continuò la sua missione. Estirpò la simonia, eliminò il concubinato, difese i piccoli, riformò il clero con la parola e l’esempio.
Tra tutti questi impegni si fece promotore di un’iniziativa per aiutare i poveri: organizzò un centro di raccolta del grano da distribuire a più poveri.
Una volta, venuto a mancare il frumento, invitò l’incaricato di ramazzare il pavimento del deposito e si compì il miracolo: la ramazza accumulò tanto grano quando ne occorreva al povero questuante. Custodì il suo gregge fino alla morte. Colpito dalla malattia, esortò il suo clero alla fedeltà a alla santità, lasciando ad esso un testamento spirituale di grande valore. Dopo venti anni di episcopato, morì il 3 novembre dell’anno 1130.
Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Santa Sabina della Civitas Marsorum, l’odierna San Benedetto dei Marsi e successivamente venne traslato a Pescina nella chiesa a lui dedicata. Attualmente riposa nella basilica concattedrale di Santa Maria delle Grazie.
“Abbiate un solo cuore, una sola mente, una sola volontà, comportandovi in tutto all’unanimità. E’ meglio essere nel bisogno che possedere il superfluo; è necessaria più la santità che la vanità. Niente ci sia in voi che possa dare scandalo o suscitare meraviglia”.
Queste sono le parole che Berardo vescovo e santo patrono di Pescina e della Marsica scrisse nel suo testamento spirituale.