Omaggio a Ennio Morricone, il musicista di Dio
Testa Musicona mi disse un mio amico parlando di Morricone e continuò raccontandomi che in una seduta spiritica a cui aveva partecipato si presentò un bambino il quale, adesso non sto a raccontarvi tutto, spiegò che era il soprannome del maestro nell’aldilà, aggiunse pure che la musica che componeva gli perveniva inconsciamente proprio dall’ultraterreno. Non so se la storia sia vera o meno, il mio amico giura di sì, ma data l’originalità e la bellezza delle sue composizioni la cosa non mi sorprenderebbe affatto.
Ma chi era Morricone? Era un grande romano, scusatemi la botta d’orgoglio, nacque e visse a Trastevere, quartiere che subito l’ha effigiato in un murale firmato da Harry Greb: il creative designer già noto per i murales su Papa Francesco, Zaniolo supereroe e quelli sul Coronavirus tra pandemia e abbracci mancati. L’opera si trova in via delle Fratte di Trastevere, all’angolo con via dei Fienaroli, e lo raffigura con una aureola in testa. La mano sinistra tiene un premio Oscar mentre con la destra chiede silenzio, portando l’indice alla bocca. E’ anche cittadino Aquilano perchè L’Aquila nel 2006 gli conferì la cittadinanza onoraria.
Da giovane era trombettista in alcune orchestre romane e arrangiatore di musica leggera per la casa discografica Rca. Lavorò pure in Rai, ma ci rimase un giorno solo, giusto il tempo di sapere che come dipendente pubblico non avrebbe mai potuto trasmettere le sue opere. La sua mano è stata un po’ ovunque ci sia stato un successo musicale. Molti brani famosi come “Abbronzatissima”, “Guarda come dondolo”, “Pinne fucile ed occhiali” di Edoardo Vianello, “Sapore di Sale” di Gino Paoli e la celebre “Se telefonando” di Mina portano il suo zampino (i vecchi bianchi per antico pelo come me li ricorderanno). A scuola trovò compagni particolari: normalmente chi ti ritrovi in classe? Gente come te, lui no: ebbe come compagno, alle elementari, il regista Sergio Leone. La cosa vi dice nulla? Un binomio, il suo con quello del regista, talmente stretto che difficilmente, nel futuro, si sarebbe potuto pensare a un film di Leone senza la musica di Morricone. In effetti tutta la serie dei principali western all’Italiana portano la firma del magico duo.
Siccome non stava mai tranquillo suonava pure in un complesso di musica sperimentale che si chiamava per brevità Ginc cioè il “gruppo di improvvisazione nuova consonanza” che pure il nome mi pare un gran lavoro d’inventiva: a chi verrebbe in mente? Uno dei locali preferiti in cui si esibivano era il teatro Beat 72 a Roma e chi non è romano non sa quanto importante è stato nella storia della musica italiana quel locale .
Come accade a tutti i grandi, i premi importanti stentano ad arrivare e così per ottenere un Oscar alla carriera dovette prendere una rincorsa lunga cinque “nomination” tra le quali una per la miglior colonna sonora dei film Mission (1987) e Malena (2001). Arrivato alla tenera età di 80 anni, nel 2007, finalmente si decisero premiarlo e a consegnargli l’Academy Award fu Clint Eastwood, proprio quello dei tanti film con Sergio Leone, accompagnato da una standing ovation della platea. Sapete che disse nel discorso di ringraziamento il Maestro Morricone? : “Credo che questo premio sia per me, non un punto di arrivo, ma un punto di partenza per migliorarmi”. In effetti fino a pochi mesi fa era lì sulla breccia a dirigere e comporre. Successivamente Nel 2016 vinse anche l’Oscar per la miglior colonna sonora con The Hateful Eight il film western di Quentin Tarantino.
Qualche spigolatura sul maestro ve la devo raccontare: se mai fu usata la frase “È nata una stella”, mai definizione fu più appropriata: l’asteroide 2005QP5, situato tra Marte e Giove è stato chiamato in suo onore “Ennio Morricone”. Non lo sapevate? Ora il nome del Maestro splende nel firmamento e non solo metaforicamente…
Anche la musica rock è rimasta influenzata dal Maestro ed ecco che la band Metallica apre ogni proprio live con The Ecstasy of Gold. Riuscite ad immaginare un gruppo di “metallari” che inizia lo spettacolo con le musiche di Morricone? Ma non sono stati i soli nel mondo della musica rock ad omaggiare il Maestro: Il chitarrista degli U2, The Edge, gli ha dedicato la canzone “Magnificent”, presente nell’album No Line on the Horizon. Sergio Pizzorno, chitarrista dei Kasabian, ha chiamato suo figlio Ennio in onore del compositore e i Muse nei concerti live introducono Knights of Cydonia con il brano Man with the Harmonica, colonna sonora di “C’era una volta il West”.
Nella vita non era poi così “tenerello”: ebbe a ridire con Dario Argento durante la lavorazione del film “Quattro mosche di velluto grigio” a causa dell’esclusione di alcuni score chiesti dal regista. Ebbene questo fatto segnò la fine della collaborazione di Morricone con Argento fino al 1996.
Certe cose non gli andavano a genio, come ad esempio il sempiterno flauto adottato nelle scuole italiane. Non lo sopportava. Alcuni anni fa, scrisse un’accorata lettera a Il Messaggero, polemizzando contro il metodo di insegnamento della musica nella scuola italiana: “Gli educatori usano metodi sbagliati: la musica nelle scuole è un disastro e basta flauti”, scrisse Morricone, contestando l’uso di quello strumento come unico mezzo di insegnamento. Morricone propose un’idea “Che insegna ai giovani a creare la musica insieme” e di dotare tutte le scuole di “un impianto per ascoltare la musica e un corredo di una trentina di incisioni discografiche importanti, da fare ascoltare agli studenti come esempio degli argomenti teorici”. Non è che avesse tutti i torti!
Professionista fino alle midolla, nel 2016 fu intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera e in quella chiacchierata spiegò così il segreto del successo: “Il successo viene certo dal talento, ma più ancora dal lavoro, dall’esperienza e ripeto, dalla fedeltà: alla propria arte come alla propria donna. Mi sono dato la regola di dare il meglio, sempre. Anche se non sempre ci si riesce”. Una regola aurea che andrebbe applicata sempre e ovunque, ma che spesso rimane negletta e abbandonata nelle pie intenzioni della gente.
Una cosa di Morricone mi ha sempre fatto impazzire ed è l’uso di strumenti impropri o di trovate “particolari” nelle sue musiche. Tra le sue innovazioni l’uso della voce umana usata come uno strumento musicale e i suoni della natura, oltre a tutta una serie di strumenti che non sono mai stati utilizzati prima per le colonne sonore. Una voce di donna (quella di Edda Dell’Orso) che accoglie l’arrivo alla stazione di Claudia Cardinale in C’era una volta il West, il ritornello incalzante in Metti una sera a cena e, ancora, lo “Chon Chon Chon” (Séan, Séan, Séan) inserito nella partitura di Giù la testa.
Un carillion (chi l’avrebbe mai detto?) nel film Per qualche dollaro in più rende maggiormente incisiva la scena del duello o la voce umana usata come un ululato in Il buono, il brutto e il cattivo a sottolineare il personaggio di Eli Wallach. Ancora nelle sue composizioni l’uso del fischio umano, dello scacciapensieri e di qualsiasi altra cosa gli veniva in mente. Tutto ciò che usava, propriamente o impropriamente, diventava strumento al servizio della musica. Queste sono le caratteristiche della sua arte riconoscibile subito, al primo colpo.
Non credo sia possibile, oggi, individuare dei continuatori (e dove li trovi?) del suo genere. Dove scovi un musicista capace di adattarsi, sempre rimanendo sé stesso, alle esigenze di molteplici film diversi tra loro o registi e sceneggiatori totalmente diversi in arte e sensibilità. Di lui ci resta il catalogo enorme delle sue opere, ma soprattutto l’essere stato allo stesso tempo raffinato e popolare, come ha ricordato Mattarella.
Sono cresciuto all’ombra della sua musica e con me quasi tre generazioni e nessuno di noi può mai dire che i suoi lavori, realizzati durante generazioni diverse, sono più o meno raffinati o più o meno rifiniti dei precedenti.
Ennio Morricone è stato un genio e ha portato la sua genialità nella sua musica innovativa. Unico screzio: Fabio Fazio lo ha definito come “un genio assoluto”. La definizione espressa da quel Fazio suona alle mie orecchie come un insulto, non mi piace, non mi piacerà mai quel presentatore.
Ciao Ennio ti porteremo sempre nell’anima. Il mio commosso saluto da un metro e mezzo.