Orsa Jj4 interviene il ministro: “La soppressione non può essere una vendetta”. Il padre del runner: “Comodo uscirne uccidendo l’animale”
ROMA – “La soppressione dell’orsa Jj4 non può essere una vendetta.
Ucciderla non ridarà la vita al giovane runner, come ha sottolineato con parole di grande umanità la madre della vittima.
Ma va considerato che il ripetersi reiterato delle aggressioni agli umani e agli animali, ha comunque reso evidente che la gestione degli orsi in Trentino è diventata problematica, e che va rivista tutta la materia, per assicurare sicurezza a residenti e turisti. Va inoltre considerata seriamente l’ipotesi del ricollocamento all’estero di gruppi di esemplari”. Lo scrive in una nota il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, aggiungendo che sull’orsa Jj4 la decisione finale spetta nel caso specifico al presidente della Provincia.
“Da ministro – ha aggiunto Pichetto – posso solo esercitare una funzione di indirizzo, che non può che basarsi peraltro sul parere scientifico dell’Ispra, delegata a questa funzione. Parere che contempla tra le misure possibili, in situazioni di estremo pericolo, anche la soppressione degli animali. La procedura prevede infatti che il ministero sia chiamato in causa esclusivamente al fine di fornire, appunto attraverso l’Ispra, un parere consultivo e non vincolante”.
PADRE DEL RUNNER: COMODO USCIRNE UCCIDENDO L’ANIMALE
“La vita dell’orsa JJ4 non ci restituirà nostro figlio. Troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale, a cui non può essere imputata la volontà di uccidere. Non ci interessano i trofei della politica: noi pretendiamo che ad Andrea venga restituita dignità e riconosciuta giustizia”. E’ quanto afferma a Repubblica Carlo, il padre di Andrea Papi, il runner ucciso dall’orso in Trentino.
“Qualcuno deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità della morte di Andrea – afferma – A costo di fare un passo indietro rispetto al ruolo pubblico che ricopre.
Quella di nostro figlio non è stata una morte naturale. Nessuno si è ancora fatto vivo per chiederci scusa, per spiegarci le cause che hanno contribuito a creare le condizioni di questa tragedia. Confidiamo nella Procura di Trento e nei nostri avvocati: il governo attuale della Provincia, come quelli che l’hanno preceduto, hanno il dovere di chiarire, assieme allo Stato, se è stato fatto il possibile per garantire la sicurezza”.
“La morte di Andrea si poteva evitare – sostiene ancora – Le istituzioni non hanno fatto niente per spiegare alla gente come comportarsi con un numero così alto di orsi. Hanno lasciato tutti ignoranti e tranquilli. Nessuno ha chiesto alla gente se condivideva la reintroduzione degli orsi, nessuno ha fatto il necessario per renderla compatibile con la nostra e la loro vita. Pretendiamo un’assunzione morale di responsabilità da parte di chi per quasi un quarto di secolo ha gestito gli orsi in Trentino, spingendo tutti nel disastro a cui assistiamo”.
(Ansa)