Ospedale di Avezzano. “Per me si va nella Città dolente, per me si va tra la perduta gente…”
AVEZZANO – Dopo l’intervento de “Le Jene” crediamo opportuno avviare una serie di riflessioni su quanto sta accadendo intorno a noi.
Il Corriere della Sera “online” ha battuto la seguente notizia “Scende a 1,18 il valore dell’Rt a livello nazionale. Lo evidenzia il report di monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del ministero della Salute. Il report precisa che «si riscontrano valori medi di Rt tra 1 e 1,25 nella maggior parte delle Regioni e province autonome e da questa settimana in alcune Regioni il valore di Rt stimato è inferiore a 1»“.
E poco più avanti aggiunge “…Quindi: qualche Regione verrà retrocessa dalla zona rossa o in zona arancione o in zona gialla, fatta eccezione per l’Abruzzo che dovrebbe prendere la decisione di passare in fascia rossa indipendentemente dai dati.“
C’è da chiedersi perché l’Abruzzo si trovi in questa posizione, di per sé, abbastanza drammatica.
La risposta potrebbe essere scontata e sarebbe per via delle scelte sbagliate degli ultimi 10-20 anni, ma anche per la mancanza di una gestione attenta dell’emergenza in questi ultimi otto mesi!
Il problema tuttavia non è nel passato ma nel presente come dimostrano le fotografie che riportiamo qui di seguito e che sono relative alla strana struttura, una tenda senza riscaldamento, presa a prestito dal magazzino della CRI e trasformata in una sorta di anticamera di un inferno dantesco che solo gli uomini potevano creare…
La tenda, incredibile a dirsi, sembra sia stata voluta proprio così: leggera e senza possibilità di essere riscaldata. La scelta sarebbe stata operata da vertici politici regionali e contro il parere della CRI che avrebbe potuto montare una tenda simile a quella già messa in passato, prima riscaldata ad aria calda e poi, addirittura, ventilata e condizionata durante l’estate.
Le ragioni di questa scelta sfuggono, tuttavia la tenda è lì a mostrare tuttala limitatezza della organizzazione sanitaria territoriale e a dare un tocco di assoluta insufficienza alla struttura complessiva dell’Ospedale SS. Filippo e Nicola, di inadeguatezza rispetto alla emergenza in corso.
Prima dell’arrivo alla tenda, c’è una spianata operata con ruspe della quale non si sa dire la destinazione progettuale (vedi figura che segue).
Mentre si opera in questo modo, gli accadimenti critici sono molteplici: persone che hanno contratto il Covid19 sarebbero costrette, in uno stato miserevole, dentro la tenda in attesa di sapere quale sarà il loro destino e ci sono stati alcuni decessi, addirittura, in attesa di poter accedere al PS dell’Ospedale.
Usiamo il condizionale per una sorta di rispetto per la verità, perché nessuno riesce ad accertare davvero al verità!
La prova sta nel fatto che, ad esempio, anche le poche certezze derivanti dalla esecuzione dei test dei tamponi sono scosse e quasi annullate.
Basta andare a leggere articolo apparsi sulla stampa regionale e locale che gettano dubbi sulla affidabilità dei tamponi facendo eco ad analoghe ipotesi avanzate nella Regione Veneto, come riporta Repubblica online quando asserisce che “La comunità scientifica veneta si interroga nuovamente sui tamponi rapidi, che consentono di rilevare la presenza del virus in 15 minuti contro le 36 ore necessarie per il test molecolare.…”
Intanto, ad esempio, presso il centro dialisi si eseguono tamponi con cadenza breve onde evitare che la situazione possa precipitare e la lettura dei giornali getta su tutti l’ombra del dubbio, acuita senz’altro dal caso dei tamponi smarriti del quale abbiamo già detto in altro articolo oppure dal fatto che i referti dei tamponi, effettuati su persone iscritte sulla piattaforma della ASL dai medici di base, non vengano consegnati agli interessati ma resi malamente disponibili solo su questa piattaforma che non è ad accesso generalizzato.
Ma alla domanda se i test siano affidabili cosa si può rispondere?
Secondo alcune notizie i tamponi antigenici rapidi (che danno indicazione positiva o negativa in maniera immediata) sarebbero non affidabili perché affetti da un elevata possibilità di errore ed incertezza.
Ci si chiede se sui tamponi rapidi esista dunque il “falso positivo” o il “falso negativo” e simile cosa ci si chiede anche sul tampone molecolare.
Vediamo se è possibile fare un po’ di ordine.
Secondo l’I.R.C.C.S. dell’Ospedale San Raffaele (https://www.hsr.it/news/2020/ottobre/test-rapidi-covid) nel caso del tampone rapido “…la velocità ha un costo in termini di sensibilità: se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo e non riuscire a rilevare l’infezione anche se è presente…”
Sempre secondo la stessa fonte “…i test sierologici rapidi sono di tipo qualitativo: rilevano solo la presenza degli anticorpi (positivo o negativo) e non la loro quantità…”
L’Harvard Medical School Blog riporta che i test molecolari abbiano sul “falso negativo” la possibilità di dare errori dal 2 al 37 % (“…What about accuracy? False negatives — that is, a test that says you don’t have the virus when you actually do have the virus — may occur. The reported rate of false negatives is as low as 2% and as high as 37%. The false positive rate — that is, how often the test says you have the virus when you actually do not — should be close to zero. Most false-positive results are thought to be due to lab contamination or other problems with how the lab has performed the test, not limitations of the test itself. A molecular test using a deep nasal swab is usually the best option, because it will have fewer false negative results than other diagnostic tests or samples from throat swabs or saliva. People who are in the hospital, though, may have other types of samples taken...” – https://www.health.harvard.edu/blog/which-test-is-best-for-covid-19-2020081020734).
Sui test rapidi (antigenici) la stessa fonte riporta che “l’errore possibile potrebbe essere intorno al 50% per il falso negativo ma quasi 0% per il falso positivo” (“…What about accuracy? The reported rate of false negative results is as high as 50%, which is why antigen tests are not favored by the FDA as a single test for active infection. However, the FDA recently provided emergency use authorization for a more accurate antigen test. Because antigen testing is quicker, less expensive, and requires less complex technology to perform than molecular testing, some experts recommend repeated antigen testing as a reasonable strategy. According to one test manufacturer, the false positive rate of antigen testing is near zero. So, the recent experience of Ohio Governor Mike DeWine, who apparently had a false-positive result from an antigen test, is rare...”).
Inoltre esiste un articolo che mostra come esistano ormai test antigenici ad elevata attendibilità (https://www.fda.gov/media/141570/download).
C’è da dire che la polemica sulle false indicazioni dei test sembra prescindere dalla pratica laboratoristica: come è noto tanto più stringenti sono le procedure e la cura attuate nella esecuzione dei test con pochi spostamenti dei campioni e tanto più attendibili risultano essere i referti, la qualcosa sconsiglierebbe i viaggi che attualmente compiono i campioni prelevati.
Pubblichiamo infine una immagine che mostra come il problema presso la sanità regionale locale sia costituito anche dalle protezioni per il personale (si veda la protezione per così dire “originale e arrangiata”).
Secondo “puntosicuro” (un portale di informazioni sulla sicurezza ed igiene del lavoro) “…Tale nuovo coronavirus “può causare gravi malattie umane nella popolazione infetta, presentando un serio rischio in particolare per i lavoratori anziani e quelli con una patologia soggiacente o una malattia cronica. Attualmente non sono disponibili vaccini o cure efficaci, ma si stanno compiendo sforzi significativi a livello internazionale e finora è stato individuato un numero considerevole di vaccini candidati… E tenuto conto delle “prove scientifiche più recenti e dei dati clinici disponibili nonché dei pareri forniti da esperti che rappresentano tutti gli Stati membri, il SARS-CoV-2 dovrebbe quindi essere classificato come patogeno per l’uomo del gruppo di rischio 3. Vari Stati membri e Stati dell’EFTA nonché altri paesi terzi hanno iniziato ad adottare misure riguardanti la classificazione del SARS-CoV-2 nel gruppo di rischio 3”. Questo vuol dire che i vari RSPP dei reparti ospedalieri dovrebbero ricevere una diversa dotazione di DPI.
A questo punto vien da chiedersi: ma l’Abruzzo è “zona rossa” perché?
La risposta sembrerebbe rimanere ancorata al fatto che l’emergenza esista non tanto per la epidemia in sé ma quanto piuttosto per una complessiva mancanza di capacità di gestire la crisi stessa…
Ed ecco allora la ragione anche del titolo dantesco…