Ottaviano Del Turco, l’ultimo sgarbo del Senato: Tolta la pensione da parlamentare
La notizia è di questi giorni. L’ex senatore, ex eurodeputato, ex Presidente della Regione ed ex Segretario Cgil, è in pratica in fin di vita
AVEZZANO – «Il debole serve il potente con lo stesso zelo con cui lo schernirà se cadrà in disgrazia». Ma come nel caso della storia di Ottaviano Del Turco, questa frase di Roberto Gervaso si attaglia perfettamente.
Ottaviano Del Turco, 76 anni, ex senatore, ex ministro, es eurodeputato, ex Presidente della regione Abruzzo, ex segretario della Cgil e del Partito Socialista Italiano, ha ricevuto in questi giorni l’ultimo sgarbo da questa classe politica del terzo millennio. Una classe politica giudicante e che rifiuta di essere giudicata, che guarda con disprezzo al passato, senza accorgersi dei disastri che sta compiendo da 28 anni a questa parte, adesso e, probabilmente, con effetti sui prossimi due decenni.
Questa classe politica rumorosamente giustizialista e rigorosista, ha deciso, nella Commissione di Presidenza del Senato della Repubblica, che era il momento di togliere la pensione, il famoso vitalizio, ad Ottaviano Del Turco.
È si, era proprio arrivato il momento giusto. Ottaviano Del Turco, da anni ormai, si è ritirato nella sua Collelongo e le sue condizioni di salute, da tempo, sono peggiorate sempre più. Problemi molto seri e gravi che, chi lo ha più vicino, lo definisce ormai in fin di vita. Ha un cancro e poi due “cani” come l’Alzheimer e il “Parkinson”. Un uomo logorato, che ormai soffre solamente, che spesso non riconosce nemmeno le persone più care. E quindi, sì, è ora di colpirlo per l’ultima volta, prima che sia troppo tardi.
E allora vogliano rinfrescare un po’ la memoria sul chi è Ottaviana Del Turco, soprattutto ai più giovani che rischiano di conoscerlo attraverso informazioni distorte da chi vuole distorcerle. Ottaviano Del Turco nasce nell’ultimo anno di guerra, nel 1944. La passione per la politica e per il sindacato lo investe subito. Socialista, iscritto alla Cgil, diventa dirigente sindacale fino alla carica di Segretario nazionale aggiunto. Poi arriva il ’92, Tangentopoli, la tempesta perfetta sul Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi. Lui ne prende la guida e cerca di traghettare i socialisti, e ciò che ne restava, fuori dal naufragio. Quindi aderisce al Pd, diventa Ministro, Senatore ed Eurodeputato. Nel 2005 guida la coalizione di centrosinistra ad una vittoria travolgente per la Presidenza della Regione Abruzzo. Tre anni dopo si scatenerà su di lui la stessa tempesta perfetta che travolse Craxi. Accuse di corruzione, associazione per delinquere ed altro. Al centro c’è l’imprenditore Angelini, un magnate abruzzese della sanità, che parla di dazioni, di mele, di quadri, di soldi, di cartolarizzazioni e quant’altro. Si parla, tanto, tantissimo. Ma di fatti se ne vedono pochi. Del Turco si deve dimettere, e resta in carcere a lungo ma di prove sempre meno. Talmente poche che il processo si conclude con le assoluzioni piene di Del Turco, dopo alcuni annullamenti con rinvio della Cassazione, da falso e corruzione, poi sarà assolto anche da associazione delinquere. Resterà una condanna a tre ani per “induzione indebita”, una condanna che in pochi, beati loro, hanno compreso. Tanto è vero che, al momento, pende anche ricorso in Cassazione per la revisione di questo processo.
Riuscirà Del Turco a vedere questa sentenza e la sua totale riabilitazione? Forse no, ma coloro che fanno parte della Commissione di Presidenza del Senato, hanno fatto in tempo ad applicare una legge del 2015 a fatti del 2006. In barba dell’articolo 25 della Costituzione che recita: «Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge». L’ultimo sgarbo contro un uomo che, in definitiva ha largamente contribuito al bene del paese intero, dei lavoratori e del suo Abruzzo.
Ci uniamo all’Appello lanciato dal direttore de “Il Riformista”, Piero Sansonetti: «Ora c’è un solo modo per riparare. Cioè, c’è una sola persona che può intervenire per sanare questo orrore. È il Presidente della Repubblica. Che per fortuna appartiene ad un’altra generazione politica, rispetto a quella dei fucilieri di Del Turco. Sergio Mattarella conosce la storia della politica italiana, conosce i princìpi della Costituzione ( e in generale quelli del diritto), conosce le debolezze della magistratura da prima ancora che ce le descrivesse Luca Palamara. Solo lui può intervenire e risolvere questo problema concedendo la grazia a Ottaviano Del Turco». Una “grazia” riparatrice più che un beneficio al condannato, in questo caso, visto che, in realtà, a dover tornare indietro dovrebbero essere coloro che hanno votato un atto così ingiusto quanto giuridicamente infondato. Uaa sorta di perdono riparatore, insomma, e, diciamocelo, anche un po’ autoassolutorio davanti ad un atteggiamento che fa pensare ad un ingiustificato accanimento, ad una vera persecuzione immotivata.