“Pace a voi”. L’invocazione coraggiosa di Papa Francesco per la Pace in Ucraina e Russia
AVEZZANO – “Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali.
Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani.
Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo.
Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune.
Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle.
Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi.
E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!”.
Queste sono le parole pronunciate da un anziano ottantacinquenne, venerdì 25 marzo, nel cuore della cattolicità.
Quell’anziano è Papa Francesco che, a gran voce, ricorda al Mondo che non c’è battaglia migliore che quella per la Pace. Ma le sue parole, ahimé, non vengono ascoltate! Anzi, vengono perfino derise anche da alcuni cattolici stessi che dimenticano l’importante concetto dell'”amare il prossimo come te stesso”.
E Papa Francesco diventa sempre come la “voce di uno che grida nel deserto” (Gv1,22-23). Però.. c’è sempre un però.. nei secoli passati ci sono stati dei grandi esempi di santità che hanno preferito morire invece di imbracciare le armi.
Uno di questi fulgidi esempi lo abbiamo, pensate un po’, a Magliano de’ Marsi; nella meravigliosa chiesa di Santa Lucia si conservano le reliquie di Massimiliano di Teblasa, santo patrono degli obiettori di coscienza.
Questo giovane martire del III secolo d.C. rifiutò le armi; non vi sembra che sia un bellissimo esempio da seguire? Noi pensiamo proprio di sì.
Anche se, certe volte, per un cristiano (come ci ricorda San Tommaso d’Aquino nel “Commento alle sentenze di Pietro Lombardo” Libro II) è necessario combattere contro un tiranno; ovviamente si può combattere, anche senza armi.
Tornando a Papa Francesco, il suo gesto di affidare l’Ucraina e la Russia al Cuore di Maria non è un gesto banale, anzi è di grande forza e speranza. Forse è l’unica istituzione che crede veramente bella pace.
Nella storia (recente) della Chiesa Cattolica molti pontefici hanno implorato l’umanità nel coltivare il dono della Pace.
Pensiamo a Benedetto XV che il 1° agosto del 1917 – nel pieno della Grande Guerra- inviò una lettera ai capi dei paesi belligeranti (la lettera in cui parla dell’inutile strage) in cui sottolineò il ruolo della chiesa: “Nostra missione pacificatrice, di nulla omettere, per quanto era in poter Nostro, che giovasse ad affrettare la fine di questa calamità, inducendo i popoli e i loro Capi a più miti consigli, alle serene deliberazioni della pace, di una « pace giusta e duratura”.
Forse la richiesta di pace “più famosa” fatta da un papa fu quella di Pio XII. Il 24 agosto del 1939 a pochi giorni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale affermò:
“Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.
Giovanni XXIII, il Papa Buono, dedicò alla Pace la sua ultima enciclica la celebre “Pacem in Terris” (11 aprile 1963).
“La Pace in terra – troviamo scritto nell’incipit dell’enciclica- anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio”.
Papa Giovanni Paolo II, nel messaggio in occasione della XVII Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio del 1984) scrisse:
“Il «cuore», nel senso biblico, è il fondo più intimo della persona umana nella sua relazione col bene, con gli altri, con Dio.
Non si tratta tanto della sua affettività, ma piuttosto della sua coscienza, delle sue convinzioni, del sistema di pensiero, al quale essa si rifà, come anche delle passioni che la coinvolgono.
E’ col cuore che l’uomo è sensibile ai valori assoluti del bene, alla giustizia, alla fraternità, alla pace”.
“Francesco vai, e ripara la mia chiesa..” così disse Gesù al Poverello d’Assisi ed oggi, noi uomini e donne “moderni” diciamo o meglio imploriamo, a Papa Francesco: “Francesco va, ripara la nostra chiesa… ma soprattutto, ripara l’umanità”.