Parte da Vasto la protesta dei lavoratori delle carceri abruzzesi. I sindacati: «Situazione insostenibile che non ha avuto risposte e attenzione»
Dopo Vasto manifestazioni saranno fatte in tutte le maggiori piazze della regione
L’AQUILA – Sit-in di protesta dei sindacati dei lavoratori degli istituti penitenziari abruzzesi da lunedì prossimo 18 settembre.
A provocare il ricorso alla piazza da parte di lavoratori e sindacati è il clima sempre più rovente all’interno degli Istituti di Pena abruzzesi, secondo quanto sostenuto dalle sigle sindacali e dai rappresentanti dei lavoratori, ed in particolare nella Casa di Lavoro di Vasto.
A denunciare la situazione, che sta diventando insostenibile, sono, per l’appunto, i sindacati Sappe, Osapp, Uil Pa/Pp, Fns Cisl-Fp, Cgil Fsa e Cnpp, co i loro segretari Tuzi Notarangelo, Faraci, Di Vietri, Ciampa/Di Blasio e Merola.
«Non c’è davvero pace nella C.L. di Vasto – esordiscono i sindacalisti – da mesi al centro delle cronache per i gravi eventi critici posti in essere dalla frangia violenta dei detenuti ristretti.
La carenza di Personale di Polizia Penitenziaria in particolare ma anche di altre figure specialistiche di assistenza al detenuto, la carenza di operatori del Servizio Psichiatrico o delle Tossicodipendenze, ancora di più acuisce le problematiche di gestione degli internati e dei detenuti ristretti.
Le sigle sindacali – prosegue la nota – annunciano che, per i gravi fatti accaduti negli ultimi giorni, in particolare le violente aggressioni subite da poliziotti penitenziari ed altri operatori della struttura, è stato organizzato un sit-in lunedì prossimo davanti al Municipio di Vasto, in Piazza Barbacani, alle ore 10.
Si spera che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria trovi finalmente attenzione e conseguenti provvedimenti necessari per salvaguardare la sicurezza del carcere in caso contrario le iniziative di protesta proseguiranno.
Il corpo di Polizia Penitenziaria – concludono i sindacati – chiede di andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o peggio, da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno».