Pena più che dimezzata dalla Corte di Appello per tre albanesi condannati dal Tribunale di Avezzano a 21 anni di reclusione per spaccio di cocaina e hashish
AVEZZANO – Clamorosa sentenza della Corte di Appello dell’Aquila che ha più che dimezzato, correggendo radicalmente, una sentenza del Tribunale di Avezzano per tre giovani albanesi accusati di traffico di stupefacenti.
Il Tribunale Collegiale di Avezzano, infatti, con sentenza del 14 luglio 2022, aveva condannato tre giovani albanesi, per traffico di cocaina e hashish, a 9 anni di reclusione N.A. e a sei anni di reclusione N. O. e G.A. oltre all’espulsione dal territorio italiano e l’interdizione perpetua legale e dai pubblici uffici.
I giudici aquilani, su ricorso della difesa dei tre, hanno deciso di rideterminare la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per tutti, con esclusione delle pene accessorie, compresa l’espulsione dal territorio italiano.
La vicenda risale al 2019, quando, in un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo, venivano monitorati, e dunque portati a giudizio, tre cittadini albanesi con l’accusa di cessione di sostanza stupefacente del tipo cocaina.
Le indagini dei militari dell’Arma di Tagliacozzo, riportate nella sentenza del Tribunale di Avezzano, facevano riferimento ad una “rete di spaccio ben organizzata” ai limiti del vincolo associativo, portando dunque alle pesanti condanne a carico dei tra giovani albanesi.
Tuttavia, i Carabinieri di Tagliacozzo, ha sostenuto la difesa degli imputati rappresentata dagli Avvocati Roberto Verdecchia e Alessandra Di Renzo, nonostante l’impegno profuso, hanno dimostrato di aver avuto delle criticità sull’identificazione dei soggetti realmente coinvolti e sulle cessioni effettivamente avvenute, cessioni parzialmente smentite in dibattimento dagli stessi acquirenti escussi nel corso dell’istruttoria.
Per di più, i Carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo, nel corso delle indagini, hanno asserito di aver “visto” uno degli appellanti cedere sostanza stupefacente nel periodo in cui, alla luce del vero, l’imputato non si trovava su territorio nazionale, ma, come cristallizzato dal suo passaporto, lo stesso si trovava in Albania per una parte del periodo in contestazione.
Tali contraddizioni hanno indotto la Corte di Appello di L’Aquila Presidente De Aloysio, Gargarella e Gammarota (relatrice), a rivalutare l’intera vicenda, sino a giungere alla riqualificazione del reato secondo la formulazione dell’ipotesi attenuata del V comma dell’art. 73 del d.P.R. 309/90 (legge stupefacenti) che prevede la “lieve entità” del reato.
Questa rideterminazione del capo di imputazione, quindi, ha portato ad una conseguente e consistente riduzione della pena.
I giudici d’Appello, infatti, hanno valutato che il reato, per mezzi, modalità e circostanze dell’azione, non risultava più essere allarmante a livello sociale, ed hanno rivisto la condanna per i tre imputati, condannandoli tutti a tre anni e sei mesi di reclusione, annullando anche la pena accessoria dell’interdizione legale, e trasformando da perpetua a temporanea l’irrogata interdizione dai pubblici uffici.