Perdonanza, il Sindaco Biondi: «Questa edizione, più di altre, interpreta in ogni momento, in ogni appuntamento o evento, l’urgenza della Pace» 

L’AQUILA – Dopo l’accensione del braciere, avvenuto alle 20,19, che ha ufficialmente aperto la 728/a Perdonanza Celestiniana, il Primo cittadino ha pronunciato il discorso che riportiamo integralmente:

«Cittadine e cittadini,

in questi anni ho condiviso con voi sentimenti dolenti, apprensioni, speranze, impegni, gioie, dispiaceri, emozioni e la rinascita della nostra città.

L’Aquila ha ricevuto capi di Stato, premier, ministri. Anche Benedetto XVI ci ha concesso il suo sostegno nei giorni immediatamente successivi al sisma, regalandoci il gesto del suo pallio sulle spoglie di Celestino.

Oggi, siamo qui per dare inizio alla 728° Perdonanza celestiniana con il cuore trepidante nell’attesa che questo stesso luogo accolga Papa Francesco.

Da sindaco non potevo sperare in un onore più alto, da condividere con i miei concittadini e con i fedeli tutti.

Anche per questo sono grato a questa fascia tricolore che ci ricorda la nostra identità, il rispetto per la Patria, il valore della responsabilità, la solennità del momento.

Come sono grato a Monsignor Petrocchi che tanto si è speso per rendere possibile un evento eccezionale e di portata storica indubitabile, come la presenza del pontefice il 28 agosto all’Aquila.

A nome degli aquilani, pertanto, ringrazio il cardinale che ci guida e ci sostiene, che ci conforta e esorta con sensibilità cristiana nel nostro percorso esistenziale e di fede.

Perdonate l’uso di un avverbio poco istituzionale, ma che rafforza il sentimento di gratitudine degli aquilani: FINALMENTE, dopo 728 anni dalla istituzione della Bolla del Perdono da parte di Celestino V, per la prima volta un Papa viene all’Aquila per aprire la Porta Santa.

Dopo oltre sette secoli un pontefice conferisce DI PERSONA alla Perdonanza quel riconoscimento che gli aquilani hanno aspettato per generazioni, che la storia ci ha consegnato come il primo giubileo della cristianità e che Paolo VI, all’atto della revisione generale di tutte le indulgenze plenarie, ha annoverato al primo posto dell’elenco ufficiale.

A farlo non poteva che essere un pontefice che, proprio pensando ai poveri, ha scelto di chiamarsi Francesco, in onore di Francesco d’Assisi, l’uomo della pace, del creato, l’uomo che si è spogliato di tutti i suoi beni per “sposare” la povertà.

E chi se non Celestino ha dedicato la vita agli ultimi; chi se non Celestino ha voluto donare ai cristiani, senza discriminazioni di censo e ricchezza, l’indulgenza plenaria, sancita con la Bolla che consegnò alla municipalità, affinché la custodisse per nome e per conto del popolo tutto.

Un’attesa di un tempo infinito, quella degli aquilani, che si è conclusa, però, con un pastore della chiesa universale come Papa Francesco, che potremmo accostare alla figura di Celestino V, ai suoi valori, ai suoi sentimenti, alla sua umanità che non conosceva esitazioni e distinguo, perché assoluta.

Celestino, Francesco d’Assisi, Papa Francesco, con il loro esempio ci raccontano della forza profetica dei poveri, perché la Chiesa ci ricorda che la storia della povertà è una storia “sacra”.

Papa Francesco ha scolpito nella sua prima esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, la gioia del Vangelo, argomenti di riflessione etico-religiosi che partono proprio dalla sua idea di una Chiesa povera per i poveri.

In una approfondita biografia di Papa Francesco Massimo Borghesi ci aiuta a comprendere la complessità del pensiero del pontefice attraverso i suoi rapporti con le più importanti correnti culturali e religiose dell’Europa e dell’America latina.

In quella stessa biografia vengono invalidate le superficiali interpretazioni della figura di Bergoglio, consegnandoci una lettura rivelatrice della profondità della sua “grammatica della semplicità”, che è tale perché possa raggiungere tutti.

Questo volume disvela l’architettura teologica e filosofica alla base dell’azione pastorale di Papa Francesco e la conclusione dell’autore è che la missione di Papa Francesco riposiziona la Chiesa, a livello mondiale, come luogo di riconciliazione in un momento storico in cui tornano attuali i grandi contrasti.

Ci auguriamo che – con l’aiuto di Celestino V – Papa Francesco riesca a realizzare il viaggio in Ucraina, come ha più volte annunciato lo stesso Santo Padre, e che sia di monito e ispirazione per l’umanità tutta, nella difesa e affermazione della Pace in questo mondo afflitto da tensioni e sfide indirette tra potenze, in un’ Europa ridotta a teatro di guerra, con un popolo in fuga dalla distruzione delle armi, in nome e per conto di una geopolitica in fase di ridefinizione.

Questa edizione della Perdonanza celestiniana, più di altre, interpreta in ogni momento, in ogni appuntamento o evento, l’urgenza della Pace.

E così, ogni nostro pensiero, ogni nostra preghiera, in questi giorni, saranno dedicati all’apertura di un dialogo fruttuoso e foriero di speranza per la soluzione del conflitto bellico in corso in Ucraina.

Il fuoco – portato dai tedofori del Movimento celestiniano e scortato lungo il Cammino del Perdono e che ora arde nel tripode – simboleggia proprio quei valori di pace, accoglienza e solidarietà cari a Celestino e a Papa Francesco e ai quali noi umilmente ci richiamiamo.

  • Con il pensiero rivolto a San Pietro Celestino,
  • con la protezione della Vergine Maria
  • con il cuore colmo di riconoscenza per la visita pastorale di Papa Francesco,
  • nell’ascolto degli umili,
  • nel ricordo delle vittime del 6 aprile 2009,
  • nel nome della nostra città rinata e del futuro che stiamo costruendo,
  • uniti nella preghiera affinché la pace e il rispetto tra i popoli guidino i potenti del mondo,
  • nella valorizzazione di un dono unico e prezioso come la Bolla del Perdono,

Auguro alla Comunità dell’Aquila e a tutti buona Perdonanza».

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