Pescara. Per la prima volta vietato l’accesso per un anno ad un giovane non ancora maggiorenne nei locali della movida
PESCARA – Il Questore di Pescara, Luigi Liguori, in qualità di Autorità di Pubblica Sicurezza, per la prima volta il 12 febbraio, ha emesso un provvedimento amministrativo – il primo nel suo genere – meglio identificato come misura di prevenzione “atipica”, contenente il divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento nella zona della cd. “movida pescarese”, (nei pressi di via de Cesaris) ad un giovane non ancora maggiorenne, ma che ha già compiuto il quattordicesimo anno di età, che si è reso responsabile di una rissa.
I fatti risalgono allo scorso 6 febbraio quando, da poco tornati in zona gialla, in un locale del centro viene scatenata una rissa, utilizzando come oggetti da lancio anche tavoli, sedie e suppellettili vari. Gli agenti di polizia, prontamente intervenuti, riescono ad identificare tre giovani, di cui uno minorenne, successivamente sottoposti a misure di prevenzione.
Due dei ragazzi individuati, sono stati sottoposti a misura preventiva di rimpatrio con foglio di via obbligatorio, in quanto non essendo residenti nel comune di Pescara, non possono farvi rientro se non tramite una sorta di autorizzazione del Questore, in presenza di giustificato motivo.
Il divieto che, invece, colpisce il giovane minorenne, si estende per tutti i locali del centro cittadino, i cosiddetti locali della movida, e alle vie limitrofe di questi locali, dalle 18 alle 4 del giorno successivo, per la durata di un anno, a fronte del massimo di cinque anni previsti. E’ stato introdotto nel 2017 con il decreto legge n. 14, (Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città), la cui applicazione dipendeva – come condicio sine qua non – dalla presenza di una condanna in primo grado. Tale presupposto è stato poi eliminato da una seguente legge, la 173 del 18 dicembre 2020, che ha ampliato la sfera di applicabilità anche laddove non vi sia una condanna in primo grado, essendo sufficiente una denuncia per reati affini (perseguiti con le indagini preliminari, che seguiranno la strada del processo penale), in locali pubblici e in prossimità dei luoghi contemplati, che mettano a rischio l’incolumità pubblica; requisito che mancava per l’applicazione del provvedimento anche agli altri due ragazzi coinvolti. Non si è ritenuto necessario – come afferma la Dott.ssa Daniela Pasqua, Dirigente della Divisione Anticrimine – applicare ulteriori prescrizioni, che potevano essere l’obbligo di presentazione presso l’ufficio di polizia, oppure il divieto di uscire dalla propria abitazione in determinate ora: “in questo caso sono state valutate e esigenze di studio e di vita del destinatario.”
Purtroppo questi fenomeni sono sempre più frequenti nei luoghi di aggregazione giovanile, come testimonia il recentissimo omicidio del diciassettenne di Formia ed è per questo che l’ordinamento si è dotato di strumenti – misure preventive – attraverso il suddetto decreto, con la finalità di combattere – in maniera pronta ed incisiva – questi episodi di violenza che troppo spesso naufragano in tragici epiloghi.
La violazione del decreto comporta la reclusione da sei mesi a due anni, nonché una multa da 8.000 a 20.000 euro. Questa misura preventiva, presenta affinità con il “Daspo Urbano“, ma se ne differenzia in quanto quest’ultimo prevede l’allontanamento da alcune zone della città – predeterminate dalla legge o dal sindaco – che rivestono particolare interesse storico o turistico: Esso è rivolto a coloro che disturbano la cittadinanza, ad esempio chiedendo le elemosina, o facendo i parcheggiatori abusivi; atteggiamenti dapprima semplicemente sanzionati, alla cui sanzione si accompagna l’allontanamento dalla zona coinvolta, poi eventualmente, in caso di reiterazione, diventano oggetto di un divieto del Questore di accedere, per un periodo di tempo predeterminato dalla norma, in determinati luoghi.
Il caso del Divieto emanato dal Questore, invece, può ritenersi più incisivo, tanto che parte da una condotta antigiuridica, di grave turbamento per l’ordine e la sicurezza pubblica, come la rissa, e si tenta di comminarlo nell’immediatezza del fatto, ai fini, appunto dell’efficacia del provvedimento. Il paradosso resta, nel momento che il divieto coinvolge la zone della movida di via Cesare Battisti, lasciando la possibilità, per il destinatario, di frequentare l’altra zona della movida pescarese di Corso Manthonè. Fermo restando, ovviamente, il rischio di “beccarsi” un altro divieto anche per quest’ultima zona, nel caso in cui si scateni una rissa o qualsiasi altra fattispecie delittuale dalla quale scaturisca un grave turbamento all’incolumità pubblica.
Il fatto che già ad una così tenera età, si abbia un tale curriculum è sintomo che bisogna investire maggiormente all’educazione alla legalità. Si spera nel frattempo che, le misure preventive previste dal decreto, attuino da deterrente, consapevoli che, né dati statistici né il codice penale, elevano a tale ruolo le misure sanzionatorie, tanto meno quelle preventive. Dunque, l’unica speranza, resta davvero educare alla legalità.