Petra, la prima lupa con il radiocollare satellitare nei Monti Simbruini
JENNE (Roma) – La lupa, a cui è stato dato il nome di Petra, fortemente debilitata, è stata curata ed ora corre di nuovo nei boschi dei Monti Simbruini. Il personale del Parco potrà seguirne gli spostamenti a distanza grazie al radiocollare GPS, ottenendo così informazioni preziose per capirne il comportamento.
Circa un mese fa, precisamente nel pomeriggio del 9 settembre scorso, una telefonata ha allertato il Servizio Guardiaparco del Parco dei Monti Simbruini: due persone, lungo una strada sterrata in prossimità del confine tra Lazio e Abruzzo, si erano imbattute in un lupo con gravi difficoltà di movimento; arrivati sul posto i guardiaparco hanno constatato la presenza di una giovane lupa stremata e incapace di muoversi. Una volta catturata dai guardiaparco, la lupa è stata trasferita presso una clinica veterinaria che ha un accordo di collaborazione con il centro Recupero Fauna Selvatica di Piano dell’Abatino (RI).
Al suo arrivo la lupa si presentava molto debilitata e il dottor Paolo Selleri, titolare della struttura, le ha prestato le prime cure di emergenza seguito a distanza dal veterinario del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga dottor Umberto De Nicola, forte della sua grande esperienza sui lupi più che decennale. Le prime analisi hanno rivelato un quadro clinico molto critico, ma dopo le cure ricevute nei giorni seguenti le sue condizioni sono iniziate a migliorare. La lupa però rimaneva molto apatica e, per consentirle di recuperare pienamente le sue forze, è stata trasferita al Centro di Piano dell’Abatino in un box sufficientemente ampio da farla muovere liberamente e schermato alla vista delle persone e di altri animali. Per un animale selvatico molto sensibile come il lupo infatti, la manipolazione, la contenzione e la semplice vicinanza di essere umani senza la possibilità di fuga provocano un forte stress emotivo e un’alterazione del comportamento. Già dal secondo giorno di riabilitazione la fotocamera installata nel box ha rivelato che mentre di giorno la lupa restava ancora apatica e quasi immobile, come a volersi rendere invisibile, di notte si mostrava invece vigile e fisicamente in forma, tanto da rendere necessario il suo immediato rilascio. Grazie alla presenza della squadra di cattura del Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga, attrezzata con tutto il materiale utile per la sedazione, il trasporto dell’animale e l’apposizione di un collare satellitare, la lupa è stata riportata nello stesso sito dove era stata trovata e gli stessi guardiaparco che l’avevano soccorsa le hanno ridato la libertà.
Ora la lupa corre di nuovo nei boschi dei Monti Simbruini. Il personale del Parco potrà seguirne gli spostamenti a distanza grazie al radiocollare GPS, ottenendo così informazioni preziose per capirne il comportamento. “Questa vicenda è una bella storia di lavoro di squadra fra enti e soggetti diversi, sia pubblici che privati” dice il Presidente del Parco Domenico Moselli. “Ringraziamo il dott. Paolo Selleri, che si è fatto carico di un animale veramente difficile da trattare, il Centro di Recupero di Piano dell’Abatino, che si è immediatamente messo a disposizione del Parco, ma anche Diego Mantero, dirigente della Direzione Regionale Ambiente e Lucia D’Amato, guardiaparco in forze alla medesima Direzione, il direttore del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga Alfonso Calzolaio che ha messo a disposizione le competenze dei suoi tecnici Umberto De Nicola e Nicoletta Riganelli nell’ambito dell’accordo di collaborazione fra il Parco Nazionale e la Regione Lazio, e i tecnici dell’Ispra e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana che hanno effettuato le analisi genetiche , identificando la lupa come Canis lupus italicus. Ma voglio ringraziare anche il direttore del Parco dei Monti Simbruini Carlo Di Cosmo e i guardiaparco, immediatamente pronti a intervenire, e che hanno poi seguito la situazione della lupa nelle settimane seguenti, e soprattutto il mio ringraziamento speciale va ai due signori che hanno prontamente segnalato la presenza della lupa in difficoltà salvandole la vita”.
La lupa dei Monti Simbruini, che è stata chiamata Petra, è un esemplare giovane di circa un anno e mezzo di età che dai primi giorni del rilascio si sta muovendo molto sul territorio compiendo ampi spostamenti sui quali vi aggiorneremo prossimamente.
Il lupo è protetto in Italia da leggi sia nazionali che europee. È presente stabilmente sui Monti Simbruini da almeno una trentina d’anni, e forse non vi è mai scomparso completamente; da quindici anni il personale del parco annualmente stima il numero di branchi che vivono nell’area protetta e nel territorio immediatamente confinante; è stato osservato che, da un anno all’altro, il numero di branchi varia fra tre e cinque, lasciando intendere che la popolazione locale, che fa parte di un’unica grande “metapopolazione” (una popolazione di popolazioni) peninsulare, si trova in uno stato di conservazione buono grazie agli eventi riproduttivi che avvengono ogni anno.