Piazza di spaccio scoperta dai Carabinieri a Capistrello. Arrestato “Gennaro” marocchino e capogang
Cocaina e crack vendute a centinaia di clienti nella Valle Roveto. Arrestata anche la compagna e la “staffetta”, entrambe di Avezzano
TAGLIACOZZO – Due giovani arrestati, uno in carcere e un ai domiciliari, e una ragazza all’obbligo di dimora, per un giro di droga scoperto dai Carabinieri in Valle Roveto e che vedeva al centro un terzetto di persone residenti a Capistrello.
Il tutto è emerso grazie ad alcune ripetute segnalazioni di residenti che, nonostante il periodo di lockdown, hanno notato un ripetuto viavai di persone attorno ad una abitazione del centro storico.
Il Gip del Tribunale di Avezzano, all’esito delle indagini effettuate dai Carabinieri di Tagliacozzo e Capistrello, ha quindi emesso il provvedimento cautelare della custodia cautelare in carcere nei confronti del principale indagato, M.M. di anni 33, marocchino, residente a Capistrello, di arresti domiciliari nei confronti della sua compagna, V.V. di anni 25, di Avezzano e residente a Capistrello, e la misura dell’obbligo di dimora con permanenza domiciliare notturna nei confronti di un’altra donna, P.V. di anni 34, avezzanese residente a Capistrello, disponendo inoltre per le due donne la sospensione della percezione del beneficio del “Reddito di Cittadinanza”.
L’operazione è scattata nelle prime ore della mattinata odierna. A conclusione di una lunga e complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Avezzano, i Carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo hanno dato esecuzione alle ordinanze di misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Avezzano, nei confronti di tre indagati, ritenuti responsabili del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Le indagini, sono state avviate nella primavera del 2020, a seguito di una serie di segnalazioni pervenute ai militari della Compagnia di Tagliacozzo in ordine ad un presunto traffico di sostanze stupefacenti nella Valle Roveto. A seguito di tali segnalazioni, gli inquirenti, in considerazione dell’elevato allarme sociale creatosi nell’ambito delle piccole comunità, hanno deciso di procedere ad un’attività di osservazione e controllo, articolatasi anche in perquisizioni a carico dei giovani del posto, con esito positivo, rinvenendo sostanza stupefacente del tipo cocaina e crack (stupefacente ricavato tramite processo chimico dalla cocaina). Le successive fasi di indagine hanno consentito di indirizzare le indagini su un unico obiettivo, ovvero l’abitazione occupata da due degli indagati divenuta, “base operativa” e punto di riferimento dei giovani della zona per il rifornimento di sostanza stupefacente. Invero, i vari acquirenti testimoniavano di essere soliti rifornirsi di stupefacente da un giovane conosciuto come “Gennaro” residente a Capistrello. L’uomo, aiutato dalla compagna, ha mostrato di muoversi con grande disinvoltura e sicurezza, pur se utilizzando ogni cautela, nella sua attività delinquenziale. A suo favore anche il contesto ambientale in cui ha operato. La sua abitazione, infatti, sorge in una zona del centro storico di Capistrello, raggiungibile con le autovetture, percorrendo un’unica strada a doppio senso alternato e regolata da semaforo, fatto questo che gli ha permesso di muoversi indisturbato, cogliendo in anteprima eventuali controlli di polizia. L’abitazione in questione consentiva altresì al soggetto di muoversi con destrezza tra i vicoli della zona rurale, per lo più disabitata, permettendogli quindi di raggiungere in tempi brevi gli acquirenti e sfuggendo alla vista degli operatori di polizia. In molti episodi di cessione degli stupefacenti, si sarebbe accertato che o stesso era uso nascondere le dosi nelle cassette della posta delle vecchie case abbandonate.
Le attività di intercettazione hanno dimostrato come gli acquirenti si rivolgessero ad utenze telefoniche “dedicate” per stabilire i contatti del successivo smercio di droga. Gli investigatori, inoltre, hanno accertato anche l’ausilio attivo della compagna convivente dell’uomo, la quale si prodigava nella preparazione del crack tramite la procedura artigianale di “cottura” della cocaina predisponendo le singole dosi da cedere al minuto agli acquirenti. E’ emerso altresì il coinvolgimento di un’altra figura femminile nella vasta attività di spaccio. Quest’ultima, al fine di ricevere a titolo gratuito lo stupefacente per uso personale, si prodigava nelle varie consegne al dettaglio per conto di “Gennaro”.
La pluralità e la reiterazione delle cessioni, che si sono snodate nell’ambito di un considerevole arco di tempo, induce a ritenere che ci si trovi davanti ad un fenomeno di consolidato traffico di sostanze stupefacenti, che aveva luogo in una vera e propria “piazza di spaccio” sulla base di un altrettanto consolidata organizzazione, che assicurava un commercio continuativo e stabile. Inoltre, le investigazioni hanno dimostrato come le modalità di organizzazione dell’attività illecita, l’ingente quantitativo di stupefacente movimentato, i radicati contatti nel bacino di utenza della Valle Roveto e l’elevata professionalità con cui gli indagati si sono dedicati quotidianamente all’attività di spaccio, hanno fatto si che la loro base rappresentasse un certo riferimento per i tossicodipendenti della zona, tanto che la predetta attività illecita è sembrata essere l’unica dalla quale gli indagati hanno tratto fonte di reddito e di arricchimento.
Nel corso dell’indagine sono state denunciate altre 3 persone per spaccio di stupefacenti, nonché altre 14 sono state segnalate alla competente Autorità Prefettizia quali assuntori, sebbene gli investigatori abbiano riscontrato dall’attività di indagine la frequenza di più di 200 acquirenti di sostanza stupefacente.