Picchia, aggredisce e maltratta la compagna: divieto di avvicinamento per un pescarese
La vicenda, emersa proprio nella Giornata Contro la Violenza sulle Donne, ripropone la necessità di misure più rapide e stringenti a tutela delle vittime
PESCARA – L’ha picchiata mandandola in ospedale fino a prognosi di 30 giorni, ma anche perseguitata e minacciata, ma per ora è stato sottoposto solo al divieto d avvicinamento alla sua vittima. La vicenda accade in provincia di Pescara. Protagonisti una giovane donna, ca ha subito anche un aborto a causa delle lesioni, e un trentanovenne della zona.
Per un caso, il primo epilogo di questa storia, tristissima ed emblematica, si è avuto proprio ieri, Giornata Contro la Violenza sulle Donne, quando la Squadra Mobile di Pescara ha eseguito la misura cautelare di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nei confronti di C.M., 39 anni, residente nella provincia di Pescara. La misura è stata adottata dopo che gli inquirenti hanno potuto ricostruire della convivenza violenta, e non temporalmente continuativa, nella quale la vittima è stata sottoposta a maltrattamenti e ad una serie di atti persecutori consistenti in condotte estremamente violente tali da provocare più volte pesanti lesioni fisiche.
Le violenze si sono protratte dalla fine del 2019 fino a ottobre 2020, quando C.M. si è recato presso l’abitazione della donna e l’ha percossa alla presenza del padre, trasferitosi per alcuni giorni proprio a tutela della figlia, gesto che nell’occasione ha finalmente fatto realizzare alla vittima l’indole violenta del compagno, comprendere la gravità delle vessazioni subite e tanto da fare iniziare a tenere per la propria incolumità. A seguito delle ripetute violenze subite nel corso del rapporto, la donna ha riportato varie lesioni. Nella passata primavera, in pieno lockdown, l’episodio sicuramente più grave. La donna ha riportato lesioni per 30 giorni di prognosi e ricovero. I medici hanno accertato su di lei trauma cranio facciale e frattura delle ossa nasali. Inizialmente, la donna aveva riferito che le lesioni erano state provocate da una caduta accidentale. Durante il ricovero, però, a seguito di ulteriori e continue minacce telefoniche e dopo aver subito intrusioni nella propria abitazione da parte del compagno, la vittima si è fatta forza ed ha contattato la Polizia di Stato raccontando la dolorosa vicenda e spiegando che le lesioni che avevano comportato il ricovero in ospedale, erano la diretta conseguenza di un violento pugno sferrato dal violento trentanovenne. Nella circostanza, la donna ha anche raccontato che, a seguito di una precedente violenza subita ad opera dello stesso soggetto, era stata costretta ad abortire alla quinta settimana di gestazione. Più recentemente, la donna ha dovuto nuovamente fare ricorso a cure mediche, dopo che era stata picchiata da C.M., riportando prognosi di 30 giorni e, per ultimo, di 7 giorni.
La povera donna ha subito anche un aborto a causa delle percosse ricevute dal compagno
Una volta ricostruita anche documentalmente e testimonialmente tutta la brutale vicenda, la Squadra Mobile ha trasmesso un accurato rapporto alla Procura di Pescara che ha disposto il divieto di avvicinamento alla persona offesa, con l’avvertenza che eventuali violazioni delle prescrizioni imposte faranno scattare misure maggiormente coercitive, non esclusa quella del massimo rigore della custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato notificato a C.M., come detto, nella giornata di ieri.
Una vicenda di una violenza e di una gravità assolute, ma sopratutto emblematica dello stato delle cose in questo paese, non solo in Abruzzo. Una vicenda che chiarisce ancora una volta che, e ci auguriamo accada presto, in casi del genere la gradualità delle misure cautelari è del tutto inappropriata. Un soggetto come questo andrebbe arrestato e processato con rito direttissimo. La tutela della vittima, a nostro avviso, deve essere la priorità assoluta, in casi del genere, del legislatore e delle autorità giudiziarie. Troppe volte abbiamo dovuto leggere, nonché scrivere, di donne uccise o pesantemente picchiate con gravissime lesioni, fisiche e psicologiche, che avevano denunciato le violenze subite, ma il cui aguzzino era ancora in circolazione e in grado di far molto male.