Pietrucci scrive a Verì e direttori Asl: «Quando i vaccini per disabili e malati fragili?»
Il consigliere del Pd riporta la lettera di un cittadino esasperato. Ci si augura che la risposta non sia “Attendere Prego…”
L’AQUILA – Ha utilizzato uno dei tanti messaggi di cittadini inviperiti, preoccupati e arrabbiati, malati, disabili o congiunti di tali sfortunate categorie, che sono ancora in attesa del vaccino anti-Covid, per porre il problema all’assessora regionale alla salute Verì e ai direttori delle Asl abruzzesi.
Un modo insolito che il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, ha utilizzato per rendere più pressante e drammatico l’appello. Ma più che le nostre parole riassuntive, per una volta vi invitiamo, cari lettori, a leggere bene la lettera inviata al consigliere Pietrucci e poi le sue considerazioni.
“Buongiorno Pierpaolo grazie del tuo impegno continuo. Scusami se ti scrivo, ma oggi sono furioso: hanno cominciato la vaccinazione delle persone fragili dipendenti dell’Università dell’Aquila. Non sono assolutamente loro l’obiettivo della mia arrabbiatura, è chiaro. Ma sono furioso contro la Regione Abruzzo: ci sono chiare disposizioni secondo cui i primi soggetti con fragilità a dover essere vaccinati sono i dializzati costretti a frequentare costantemente l’ospedale. Questa indicazione è disattesa completamente dalla Regione. Ti invito a fare qualcosa, presto. Senza una soluzione io sono intenzionato a fare entrare in crisi i turni ospedalieri, coinvolgerò tutti i dializzati dell’Aquila, chiederò loro di arrivare con due ore di ritardo alle sedute dialitiche così da mandare in crisi i turni dei medici e degli infermieri. E’ un gesto estremo, lo so, ma forse è il solo modo per denunciare la discriminazione nei nostri confronti e dare risonanza al fatto che le pressioni di categorie meno a rischio ma più forti di noi stanno ottenendo le attenzioni della Regione. Se prenderò il coronavirus io denuncerò la Regione Abruzzo.”
«Egregia Assessora, gentili Direttori, mi perdonerete se, in una comunicazione ufficiale, esordisco riportando integralmente il messaggio che ho appena ricevuto. E’ un appello accorato, una denuncia carica di amarezza, di paura e di preoccupazione. E’ la testimonianza (di cui per riservatezza evidente proteggo la fonte) di una persona disperata costretta a combattere i rischi del contagio e l’ingiustizia delle procedure, i ritardi e le discriminazioni a cui i più fragili sono costretti. E’, infine, il segno di una rabbia che si spinge a minacciare forme eclatanti di protesta, pur di ottenere la sacrosanta attenzione e il rispetto della propria dignità umana.
La questione, com’è evidente, riguarda non solo i dializzati, ma tutti coloro che per ragioni di salute, di cura e di assistenza delle diverse patologie devono raggiungere l’ospedale o le strutture sanitarie di riferimento. Ecco perché mi rivolgo a voi. Sono certo che non potrete ignorare questo appello. Per questo ho voluto usare – col suo permesso – le parole stesse di chi vive questo dramma sulla propria pelle e si fa portavoce di tutti quelli come lui che spesso soffrono in silenzio. Attendo fiducioso un vostro immediato riscontro con azioni amministrative concrete e con le conseguenti adeguate scelte sanitarie che rispondano ai sacrosanti principi di tutelare la salute partendo dalle persone più fragili e dalle categorie più a rischio. Solo così potremo ottenere, nel momento difficilissimo che viviamo, il rispetto, la comprensione e la collaborazione di tutti i cittadini».
Speriamo solo che la risposta non sia quella delle voci elettroniche dei call center e degli enti pubblico 2.0, ovvero “Attendere Prego….”.