Pomeriggio di studi all’UnivAQ su “La favola antica. Esopo e la sapienza degli schiavi”
L’AQUILA – Su iniziativa congiunta tra l’UNIVAQ – dipartimento di Scienze Umane e il Centro Studi Sallustiani è stato presentato – giovedì 31 marzo – il volume di Antonio Penna dal titolo “La favola antica. Esopo e la sapienza degli schiavi” a cura di Giovanni Niccoli e Stefano Grazzini per le Edizione Della Porta, Pisa 2021.
Da uno dei massimi filologi classici italiani, quale è La Penna – autore di importanti monografie su Orazio, Sallustio, Properzio e Virgilio, giunge finalmente un testo che, pur programmato da circa 50 anni, ora per una ragione ora per un’altra aveva visto differita la sua stampa.
Ora finalmente, riunendo saggi molto importanti, alcuni dei quali anche difficilmente reperibili, odora di inchiostro di stampa, offrendosi al pubblico degli estimatori e non soprattutto per la agevole fruizione che lo caratterizza.
Oltre al pubblico presente, numerosi sono stati i collegamenti a distanza essendo stato trasmesso, l’evento, anche in streaming; la relatrice Laura Lulli di UnivAQ, il cui intervento era dedicato alle visioni greche in margine alla lettura del volume e il relatore Stefano Grazzini di UniSalerno che si è occupato invece, della figura della scimmia nella pagina esopica, hanno incantato l’uditorio con le loro relazioni brillanti e di indubbio valore filologico.
Nella seconda parte dell’incontro è stata poi la volta di Franca Ela Consolino professoressa emerita di Letteratura Latina all’UnivAQ e di Arnaldo Marcone dell’uniRoma3 e presidente del Centro Studi Sallustiani; i due docenti sono stati entrambi allievi di La Penna e, per il loro esser stati discenti e oggi docenti, è toccato loro di presentare il libro mettendo in evidenza come, interesse di La Penna, al di là della storia della storiografia sia in realtà la storia sociale ad esser nocciolo della questione.
Nell’aspetto filologico entrano di diritto altri due aspetti molto importanti: il primo, che si evince chiaramente dagli scritti del libro, lascia ben intendere la presenza di Gramsci con il quale La Penna si era confrontato già nell’immediato secondo dopoguerra; il secondo, delinea ipotesi circa La consistente influenza operata da autori appartenenti però agli strati inferiori.
Il notevole ascendente della tradizione orale porta l’autore ad operare facilmente modifiche al testo, confortato dal fatto che nei protagonisti delle narrazioni favolistiche manca la possibilità di esprimere una propria individualità.
Per La Penna – come ha ricordato Grazzini nelle conclusioni – la favola esopica assume il ruolo di spartiacque tra la cultura religiosa, dalla quale la narrazione progressivamente si allontana e la graduale elaborazione della cultura laica popolare.