Presentazione ufficiale del libro “Dante, Silone e la Perdonanza” di Angelo De Nicola Editore One Group nell'”Orto delle Celestine
L’AQUILA – Proseguono gli appuntamenti all’insegna della cultura per le celebrare i “Settecento anni con il Monastero di San Basilio” il monastero più antico della città fondato nel 496 per opera di Sant’Equizio e, secondo alcuni documenti storici, la cui origine risale al 1320.La suggestiva location scelta per l’occasione, è stata l'”Orto delle Celestine“, visibili le antiche mura della città, un’affascinante cornice naturale in perfetta sintonia con lo stile “umile e devoto” che tale celebrazione predilige, allestito in tempi record e che ospiterà gran parte degli eventi. Alla presentazione del libro, oltre all’autore, sono intervenuti Liliana Biondi, critica letteraria, Antonio Gasbarrini, critico d’arte, Diocleziano Giardini, studioso siloniano e la straordinaria partecipazione, del giornalista Stefano Vespa, sui temi fondamentali del volume scritto dal giornalista e scrittore Angelo De Nicola, Dante, Silone e la Perdonanza, edito dalla One Group, fresco del premio internazionale “Kalos 2021” primo premio per la sezione Saggistica. Vespa, nelle battute finali, ha letto un brano, tratto da una lezione di religione di Monsignor Giuseppe Molinari al liceo classico Cotugno, nella metà degli anni settanta; «Celestino V è un semplice monaco, che vive chiuso in una trappa abruzzese, quando gli comunicano all’improvviso la designazione. Scende dai regni della coscienza e dell’utopia lungo i sentieri del mondo, un mondo che non conosce, nel quale si muoverà con impaccio. Non muta, infatti, le sue abitudini frugali. Siamo in atmosfera francescana, tra echi gioachinisti, mentre serpeggia nell’aria l’offesa inferta all’eredità spirituale del Poverello d’Assisi. Corrono, nel corpo malato della Chiesa, brividi di febbre e di rinnovamento. Celestino rifiuta il cavallo e monta l’asino, seguita a dormire per terra, lungamente si chiude in preghiera mentre intorno si stringe il cerchio temporale e la cura politica preme, lo avvilisce e lo determina alla decisione risolutiva. L’astuto e bellicoso Bonifacio è pronto a raccogliere l’eredità ambita: in mano sua la Chiesa sarà uno Stato pronto ad ergersi ad arbitro e dominatore tra i potenti. E Celestino, tornato fratello, amato e seguito dai fedeli, viene braccato e incarcerato. In una buia torre soffoca la sua utopia: ma continuerà a brillare la luce della coscienza che non ha tollerato compromessi e che ha difeso Cristo prima della Chiesa, la rinuncia e la povertà, e che ha additato nel potere il nemico più pericoloso».